L’Ucraina ha deciso: è arrivato il momento di tornare a parlare con la Russia. Nonostante rimanga valido il decreto voluto dal presidente Volodymyr Zelensky che vieta ogni tipo di trattativa che coinvolga la Federazione fin quando alla guida rimarrà Vladimir Putin, è lo stesso presidente ucraino a compiere un importante passo in direzione della pace. Parlando ai media francesi, il capo dello Stato di Kiev ha affermato che “tutto il mondo”, compresa l’Ucraina, vuole che la Russia partecipi a un secondo summit per porre fine al conflitto: “La maggior parte del mondo oggi afferma che la Russia deve essere rappresentata al secondo summit, altrimenti non otterremo risultati significativi. Dal momento che tutto il mondo vuole che siano al tavolo, non possiamo essere contrari“.

Il precedente svizzero
Le parole del presidente ucraino rappresentano un passo in avanti sostanziale rispetto all’ultimo vertice di pace convocato in Svizzera. Un summit che ha visto la partecipazione di numerosi Paesi, ma al quale non erano presenti né Mosca, che non era stata invitata, né Pechino, che aveva fatto sapere di non voler prendere parte a un incontro sulla guerra in Ucraina senza una delle parti in causa. In quell’occasione, l’organizzazione venne criticata e i vertici del governo di Kiev fecero capire che in occasione del secondo appuntamento era auspicabile anche la presenza di rappresentanti russi.

“Mancano le armi”
Prima che l’incontro possa concretizzarsi c’è però bisogno che la situazione non degeneri sul campo di battaglia. Per questo il presidente torna a chiedere maggiore sostegno agli alleati per contrastare l’avanzata russa. Nello specifico: più consegne e minori limitazioni sul loro utilizzo. “È una sfida seria non poter utilizzare tutte le armi di cui abbiamo bisogno per fermare questo nemico”, ha detto in un’intervista ai media francesi, aggiungendo che l’Ucraina stava aspettando la consegna delle armi per equipaggiare le brigate appena mobilitate.

Qualcosa, però, è arrivato. Come scrive Bloomberg, il primo gruppo di caccia F-16 dagli alleati della Nato è stato consegnato in Ucraina, anche se secondo alcune fonti il numero dei jet è esiguo. La scadenza per il trasferimento degli aerei di fabbricazione statunitense era la fine di questo mese ed è stata rispettata. Non è chiaro però se i piloti ucraini, che si sono addestrati con i loro alleati occidentali, saranno in grado di utilizzare immediatamente i caccia o se il processo richiederà più tempo, hanno detto ancora le fonti. Una portavoce del Ministero della Difesa ucraino, Diana Davityan, non ha voluto commentare l’indiscrezione.

Si tratta di una consegna attesa per più di un anno, da quando il presidente Joe Biden ha ritirato il proprio veto nel maggio 2023, imposto per timore di un aumento di attacchi in territorio russo che avrebbe potuto provocare un’escalation e il rischio di un allargamento del conflitto. Ma le ripetute richieste di Zelensky e degli alleati della Nato lo fecero desistere. Anche se inizialmente limitato, il trasferimento di jet dovrebbe nel tempo aiutare Kiev a mettere sotto pressione l’esercito russo, anche se molti analisti hanno escluso che i jet possano davvero cambiare le sorti del conflitto.

Il presidente ucraino si è poi soffermato sulle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti che, oltre a segnare i prossimi quattro anni dei cittadini americani, saranno determinanti anche per il futuro dell’Ucraina. In caso di vittoria di Donald Trump, il sostegno a Kiev potrebbe calare drasticamente, per questo Zelensky le ha definite una “sfida” anche per il suo Paese. “Non possiamo influenzare nessuna elezione. Ovviamente, gli Stati Uniti sono una sfida oggi. E ci sono rischi che probabilmente nessuno di noi può prevedere”. Anche il voto di novembre potrebbe aver influenzato il cambio di postura di Kiev sui colloqui con Mosca.

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