Sei arresti scuotono il mondo religioso di Afragola, in provincia di Napoli. Tra le persone finite in carcere ci sono padre Domenico Silvestro e padre Nicola Gigli, due frati del locale Monastero. Sono accusati di violenza sessuale e il secondo anche di concorso in rapina e tentata rapina: avrebbe arruolato due giovani malviventi, attraverso la mediazione di due imprenditori incensurati, per rubare i cellulari delle vittime e così cancellare le tracce degli abusi perpetrati. Foto e chat compromettenti, tra cui immagini di sesso di gruppo, erano infatti conservati nelle memorie degli apparecchi. Uno dei cellulari verrà rubato, l’altro no per l’opposizione della vittima, che sarà ferito, e fornirà prove decisive per le misure cautelari.

“Carissimo Giuseppe, ti ringrazio per questo tuo impegno nei confronti dei frati, io sono mortificato, perché mai avrei voluto che si giungesse a questo” ha scritto padre Nicola a uno degli arrestati, l’imprenditore Giuseppe Castaldo, al quale era stato affidato il compito di “risolvere il problema” dei cellulari. “Ti chiedo perdono e ti assicuro la mia preghiera per te e la tua famiglia. Un abbraccio ed una benedizione”. L’imprenditore ha risposto così: “Nicola, io sono devoto a sant’Antonio e alla Chiesa ma soprattutto mi avevano detto che sei una brava persona e di cuore, domenica ho avuto conferma, mi fa piacere averti conosciuto ci vediamo presto grazie per la preghiera per la mia famiglia”.

Secondo la ricostruzione delle indagini della Procura di Napoli Nord – procuratore Maria Antonietta Troncone, aggiunto Mariella Di Mauro – e dei carabinieri della compagnia di Casoria, le due vittime – due ragazzi – erano state costrette a subire a lungo rapporti sessuali con i frati in cambio di lavoretti retribuiti e qualche piccolo aiuto: roba da mangiare, vestiti. Aiuto che si interrompe quando le vittime si ribellano e si rivolgono a un avvocato che scrive al Monastero chiedendo un risarcimento. Lo conferma un ex prete che si è tolto da tempo la tonaca: “Nel corso del colloquio con … gli aveva chiesto il motivo per cui non riceveva più il sostegno dei frati ricevendo come risposta che per avere gli aiuti era obbligato ad avere e compiere atti sessuali con i frati e precisamente con Padre Mimmo”.

La vittima sarà più precisa nel verbale in cui racconta che “Padre Gildi, per mio tramite, ha sempre organizzato dei rapporti sessuali di gruppo a casa mia, io li organizzavo perché altrimenti non mi avrebbe aiutato con l’assicurazione, con il cibo, mi ricattava. Le richieste di organizzazione di queste orge avvenivano tramite messaggi che Padre Gildi mandava al mio amico …. Sono cose che avvenivano circa una volta al mese. I ragazzi che venivano a queste orge venivano invitati con le app di incontri come quella “Ciao Amigos” o “Tinder”. Padre Gildi aveva dei rapporti sessuali con ragazzi che poi pagavo io per lui con somme di denaro, intorno ai 50 euro. In queste orge anche io ero costretto da Padre Gildi ad avere rapporti sessuali altrimenti come ho già detto non mi avrebbe più aiutato. Anche il mio amico … è stato costretto a rapporti sessuali con padre Gildi sotto ricatto che ci avrebbero tolto l’aiuto che ricevevamo.”

La lettera dell’avvocato aveva gettato nell’angoscia i religiosi. Frate Nicola “era molto preoccupato, tanto da non riuscire a dormire”, si legge nelle carte dell’ordinanza firmata dal Gip Caterina Anna Arpino. Che contengono una minuziosa ricostruzione dei tempi e dei modi coi quali il frate da’ il via all’organizzazione della rapina. Le singolari circostanze dell’aggressione avevano insospettito gli inquirenti: i malviventi avevano fatto irruzione nell’appartamento delle vittime sfondando la porta, ma si erano limitati a rubare gli smartphone, senza provare a impossessarsi di altro. Sono così finiti in carcere anche Danilo Bottino e Biagio Ciriello, i due giovanissimi autori della rapina, e i loro complici Giuseppe Castaldo ed Antonio Di Maso.

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