Il quattro di coppia maschile italiano ha vissuto gli ultimi tre anni come un film, un lungo film per larghi tratti davvero tragico e malinconico, ma da ora ha un argento olimpico al collo che, almeno in parte, può stemperare il dolore.

Uno dei componenti di questa barca nel 2018 era Filippo Mondelli, il quale ai campionati europei di Glasgow vince l’oro insieme a Luca Rambaldi, Andrea Panizza e Giacomo Gentili. Gli ultimi tre, ieri, erano in barca, Mondelli no, perché nel gennaio del 2020 gli è stato diagnosticato un osteosarcoma e nell’aprile del 2021 è morto.

La barca ha continuato a vogare e vincere con Simone Venier al posto di Mondelli ed è diventata la barca di punta di tutto il canottaggio azzurro alle Olimpiadi di Tokyo 2020. In quei giorni le qualifiche sono ottime e quando in finale si decide di cambiare ritmo per andare ad attaccare la prima posizione, c’è un embardèe, un remo va sotto l’acqua, la barca sbanda, perde secondi su secondi e le medaglie scappano via.

Una mazzata incredibile perché quell’oro che si voleva dedicare alla memoria di Filippo Mondelli, il sogno e la meta a cui tutti volevano arrivare sfugge per colpa di un evento che accade davvero molte poche volte nel canottaggio. Pochi attimi polverizzano ogni cosa.

Per i tre rimasti su quella barca negli anni successivi, a cui si è aggiunto Luca Chiumento che ha sostituito Venier, il ricordo di Tokyo è stato devastante. Luca Rambaldi, l’uomo che più di tutti pensava a Mondelli perché ha vogato con lui anche nel doppio, ha parlato senza remore di depressione.

Prepararsi in maniera così faticosa e pensare in maniera così intensa all’amico scomparso per poi vedersi togliere tutto per un errore assurdo fa davvero male. Anche grazie a Chiumento e soprattutto al lavoro del tecnico di questa barca, Agostino Abbagnale, i quattro si sono rimessi tutti sotto per immaginare un risultato diverso proprio a Parigi.

Grazie a questa spinta ieri hanno dato tutto quello che avevano, retto il ritorno prepotente della Polonia e finalmente hanno ottenuto quello che desideravano, vincere un fantastico argento olimpico dietro solo agli imprendibili olandesi, barca sempre vincente nelle gare successive a quelle olimpiche di Tokyo, già ampiamente pronosticata per il primo posto.

Solo dopo l’argento, Mondelli è tornato membro di questa barca e gli abbracci con i suoi genitori, una volta tornati a Casa Italia, sono stati emozionanti fino alle lacrime da parte di tutti. Sono tornati i Cavalieri della acque, copyright di Gian Piero Galeazzi, e i nostri quattro atleti possono ora sedersi al tavolo con i canottieri azzurri che nel quattro di coppia hanno vinto ori a Seoul 1988 e Sydney 2000 (Agostino Abbagnale era su tutte e due quelle mitologiche barche) e un argento a Pechino 2008.
Si siederanno in cinque, perché un posto a tavola per Filippo Mondelli ci sarà sempre.

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