Crime

Cala il mistero sulla “signora in rosso”: il giallo nella Torino esoterica degli Anni Novanta. L’archiviazione senza aver trovato l’assassino

All'epoca i sospetti si concentrarono sul marito con cui pare Franca Demichela avesse un rapporto tumultuoso

di Alessandra De Vita

"Si occupava di compravendita di gioielli e orologi rubati" - 2/4

Demichela proveniva da un ambiente molto benestante, era figlia di un ex dirigente della Fiat. Viveva oltre la legalità, sembra che portasse avanti un suo business nel campo rom: si parlava all’epoca di “compravendita di gioielli e orologi rubati e di una cifra più alta di quanto pattuito trattenuta da Demichela. I soci potrebbero averla uccisa per questo”, come riporta Rai News. Franca era appassionata di occultismo, una passione molto diffusa nella Torino di allora. Era certa di avere facoltà esoteriche e di essere la reincarnazione di Nefertiti. Aveva 48 anni quando fu assassinata e poi rinvenuta senza vita da un clochard in una zona di Torino povera e degradata, lontana dal suo mondo ma che pare lei frequentasse in maniera assidua. Le cronache del tempo la raccontarono come una donna estrosa, ribelle e ricchissima. Quella sera, oltre al vestito di seta rosso indossava un turbante dello stesso colore che le ricopriva i capelli, sigillato da un fermaglio di pietre bianche, e scarpe rosse con il tacco a spillo. Fu uccisa dopo una serata trascorsa in parte con tre amici del campo Rom che frequentava abitualmente. Fu strozzata forse con la sciarpa o la collana di perle. L’autopsia firmata dal professor Baima Bollone rilevò che la donna ebbe un rapporto sessuale poche ore prima di essere uccisa.

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