Crime

Emanuela Orlandi, le testimonianze delle amiche 41 anni dopo: “Era riservata, non parlava dei fatti suoi” e c’è chi cambia versione tre volte

Ecco cosa hanno detto Laura Casagrande e Alessandra Cannata ascoltate dalla Commissione di inchiesta che indaga sulla misteriosa sparizione

di Alessandra De Vita
Alessandra Cannata:

Alessandra Cannata: "Sulle cose personali era riservata" - 2/3

Alessandra era allieva della stessa scuola di musica privata che frequentava Emanuela e che ha un ruolo chiave in questa vicenda per più di un motivo: parliamo della scuola “Ludovico da Victoria”, all’interno della Basilica di Sant’Apollinare. Primo tra tutti: la Orlandi scomparve nel nulla proprio all’uscita dall’Istituto di musica quel giorno, inghiottita dai pochi metri che la separavano dalla fermata del bus in corso Rinascimento, davanti al Senato.

La scuola era collegata al Vaticano e retta da don Pietro Vergari che fu indagato per concorso in sequestro (nell’ambito dell’indagine poi archiviata) perché vicino a Enrico “Renatino” De Pedis che secondo quanto dichiarato dal procuratore Giancarlo Capaldo potrebbe aver organizzato il sequestro.

La Cannata condivideva con Emanuela solo la classe di solfeggio. “Spesso uscivamo insieme da scuola e facevamo una passeggiata – ha raccontato alla commissione – prendevamo un gelato: siamo diventate amiche in questo modo. Parlavamo di cose da ragazzine, come i buchi alle orecchie o i vestiti. Era una ragazza solare. Sulle cose sue personali, però, era molto riservata. Sorrideva molto, era spensierata. Ci siamo frequentate qualche mese e ricordo una volta in cui mi invitò a pranzo a casa, con la sua famiglia: una famiglia estremamente semplice e normale, molto serena, molto tranquilla, un ambiente positivo. La sorella mi accennò qualcosa riguardo una telefonata che Emanuela aveva fatto, dicendo che avrebbe fatto del volantinaggio o qualcosa del genere, e che ne aveva avvertito la famiglia. Diceva che aveva avvertito che avrebbe fatto un po’ più tardi, perché le avevano proposto di distribuire dei volantini. Mio padre, che era un magistrato, fu anche di aiuto, perché lavorava alla Procura della Repubblica. Purtroppo, però, nel giorno in cui non è tornata a casa non ero andata alla scuola di musica. Mio padre ha avuto subito un’idea non tanto positiva. Pensava che difficilmente sarebbe stata ritrovata, mi esprimeva i suoi timori. A casa di questo argomento non abbiamo più parlato”.

La Cannata ha aggiunto anche un particolare interessante sulla scuola di musica: “Era una scuola piena di gente. C’era continuamente gente esterna e interna, anche perché venivano organizzati degli eventi come piccoli concerti. Quindi, era un viavai continuo di gente; era veramente una scuola frequentata da tantissime persone. Spesso i genitori accompagnavano fino a dentro la scuola i figli. Alcuni erano preti che facevano lezione, mentre altri erano laici che venivano a fare le sostituzioni quando mancava qualche professore. Poi si tenevano questi mini concerti, dove c’era un pubblico. Quindi, oggettivamente c’era un gran viavai ed era difficile capire chi fosse un intruso, se vogliamo così chiamarlo. Era una scuola molto grande e molto frequentata. Essendo quella una scuola privata, l’accesso era aperto a tutti, indistintamente. Una delle domande che mi è stata fatta moltissime volte è se potevo pensare che si fosse allontanata volontariamente. La percezione che avevo della persona è che non l’avrebbe mai fatto; conoscendo lei e la sua famiglia, i suoi fratelli e le sue sorelle, anche la sua vita, non penso l’avrebbe mai fatto, perché non aveva nessun motivo”.

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