Crime

Emanuela Orlandi, le testimonianze delle amiche 41 anni dopo: “Era riservata, non parlava dei fatti suoi” e c’è chi cambia versione tre volte

Ecco cosa hanno detto Laura Casagrande e Alessandra Cannata ascoltate dalla Commissione di inchiesta che indaga sulla misteriosa sparizione

di Alessandra De Vita
Laura Casagrande e le sue tre versioni discordanti - 3/3

Laura Casagrande e le sue tre versioni discordanti - 3/3

La Casagrande era anche lei un’allieva della stessa scuola di musica frequentata da Emanuela. Lei è una testimone importante perché l’8 luglio del 1983 quindici giorni dopo il rapimento della Orlandi, uno sconosciuto, o con accento mediorientale, telefonò proprio a casa di Laura Casagrande per dettare a sua madre (che ripose al telefono) un messaggio da consegnare all’Ansa.

Le dissero di prendere carta e penna e cominciarono a dettare un messaggio lunghissimo, che è agli atti. I presunti rapitori avevano il suo numero perché nel corso dell’anno scolastico Laura diede a Emanuela il suo numero di telefono e l’indirizzo. Sembra che il numero fosse su un bigliettino, e che sia stato poi reperito da chi rapì Emanuela dalla tasca dei suoi jeans. Ma era scritto anche sul quaderno di solfeggio poi pubblicato dagli organi di stampa.

Si legge dalla sua audizione: “La voce aveva un timbro tra l’arabo, l’orientale e il mediorientale, anche se non so distinguere l’arabo dal turco”. Tornando al giorno della scomparsa di Emanuela: “Il ricordo che ho impresso di quel giorno è che non venne alla lezione di coro. La aspettavo, perché era una delle ragazze con le quali avevo più legato. Non la vidi arrivare o arrivò molto tardi, a lezione cominciata: questo ora mi sfugge”.

Negli anni, le testimonianze della Casagrande rese alla squadra Mobile e ai carabinieri non collimano. In una, diceva di averla vista alla fermata degli autobus 70 e 26; nell’altra, di averla vista da lontano, mentre frettolosamente si avviava verso l’autobus, perché doveva andare via di fretta. Quindi, ogni tanto si girava e la vedeva, ma poi non l’ha più vista. Della sua testimonianza sull’uscita esistono diverse versioni.

Adesso, ne esiste anche una terza resa alla commissione pochi giorni fa, che è quella di non averla mai vista: “Non ho memoria alcuna. Non ricordo nulla di tutto quello che ha riletto della mia deposizione dell’epoca. Ho un vuoto totale”. Tutto questo è parso molto “oggettivamente molto strano” al presidente della Commissione Andrea De Priamo. “È vero che è una vicenda risalente a 41 anni fa – le ha fatto notare il presidente – ma è vero anche che è come se fosse attuale, perché c’è una continua divulgazione, anche ridondante, sul caso Emanuela Orlandi”.

La Casagrande, dopo la scomparsa di Emanuela, interruppe la sua frequentazione alla scuola di musica. “Ebbi paura e, psicologicamente, non ero più in grado di ricominciare lì dentro. Non mi sentivo di tornare a studiare lì, in quei luoghi. Poteva capitare anche a me. Non è capitato, io non sono mai stata adescata né avvicinata da nessuno. Quella dell’adescamento era l’idea che ci eravamo fatti un po’ tutti. Certamente, non che fosse andata via da sola. Allontanarsi da sola no!”

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