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L’accusa del Financial Times all’Opus Dei: “Ragazzine reclutate e costrette al servizio domestico e alla penitenza con il cilicio”

Un articolo del Financial Times formalizza una pesante accusa a carico dell’Opus Dei. La Prelatura avrebbe, nel corso di più di 40 anni, reclutato giovani donne costringendole a svolgere la mansione di lavoratrici domestiche, spesso senza retribuzione. Alle ragazze, provenienti da contesti rurali e dalla classe operaia, veniva promessa un’istruzione e migliori possibilità di vita, ma venivano invece costrette al servizio domestico dietro un rigido sistema di controllo psicologico e spesso spingendole anche alla mortificazione e alla penitenza con l’uso del cilicio.

L’accusa – Il Financial Times ha raccolto e riportato le testimonianze di alcune delle “numerarie ausiliari” – questo la loro denominazione all’interno della Prelatura – reclutate in giovanissima età tra il 1977 e il 2020 in Europa, Stati Uniti, Africa e America Latina. Molte delle vittime di quella che il quotidiano britannico definisce “una schiavitù moderna”, una volta uscite dall’Opus Dei non avevano nulla a proprio nome, nemmeno un conto bancario. Sole poche erano registrate per contributi minimi.

La forza dell’Opus Dei – L’Opus Dei conta 95.000 membri in tutto il mondo, alcuni dei quali altamente influenti. Negli Stati Uniti, il Catholic Information Centre, uno spazio per eventi gestito da sacerdoti dell’Opus Dei, afferma che la sua cappella è il “tabernacolo più vicino alla Casa Bianca”. I suoi sostenitori sono stati fondamentali per la presa di controllo conservatrice della magistratura statunitense. Altri membri di spicco dell’Opus Dei includono il defunto Luis Valls, ex presidente del Banco Popular, Patrick Njoroge, ex governatore della Banca Centrale del Kenya, e Guillermo Lasso, presidente dell’Ecuador fino all’anno scorso.

All’interno della Chiesa, i membri dell’Opus Dei sono stati a capo dell’ufficio stampa del Vaticano e per la sua banca. Tradotto dal latino, Opus Dei significa “opera di Dio”, il giovane fondatore, il sacerdote spagnolo Josemaría Escrivá, disse che l’idea della Prelatura gli venne in una visione. Non era necessario che le persone entrassero in un convento o monastero per dedicarsi alla fede – disse Escrivá – potevano essere avvocati, insegnanti o funzionari pubblici e comunque vivere la loro vita con un significato trascendente. L’Opus Dei avrebbe mostrato loro come fare.

La testimonianza delle vittime – È anche per l’influenza del Movimento e, soprattutto dei suoi membri, che le donne che hanno consegnato la propria storia al Financial Times sono le prime a parlare pubblicamente dopo più di 40 anni. Lo fanno in un momento in cui lo status dell’organizzazione all’interno della Chiesa è in cambiamento e si è trovata a dover mettere in discussione alcuni dei suoi principi fondamentali, incluso il ruolo delle sue lavoratrici domestiche. “Il giorno in cui sono venuta qui, la mia vita è cambiata per sempre” dice Anne Marie Allen, una delle 16 vittime ascoltate. “È stato devastante quello che è successo a me e ad altri qui. Ero una bambina, sai”.

Aveva 15 anni Anne Marie quando, 46 anni fa a Ballyglunin Park, in Irlanda – dove si era trasferita per seguire un corso di catering – si accovacciò su un piccolo inginocchiatoio di fronte ad una grata. Fu lì che un prete le suggerì per la prima volta di unirsi all’Opus Dei. Nel giro di pochi mesi, si sarebbe impegnata per anni di servizio domestico non retribuito per una delle organizzazioni più potenti della Chiesa Cattolica. Delle donne eleganti – raccontano le vittime – mostravano alle ragazze, in fila di fronte a loro, la foto di uomo dal volto severo, era Monsignor Josemaría Escrivá. “Per loro – continuano – era nostro Padre“.

Il comunicato dell’Opus Dei – Il Movimento ha risposto al quotidiano britannico con un lungo comunicato pubblicato nella giornata di ieri. “In risposta a queste testimonianze, desideriamo dire che siamo sempre rattristati nell’ascoltare le preoccupazioni espresse dagli ex membri e continuiamo a ascoltare e apprendere dalle esperienze di queste persone”, si legge. E più avanti: “Respingiamo completamente l’affermazione che ci sia un reclutamento manipolativo di minori. Questo è dimostrato dal fatto che la maggior parte dei giovani che decidono che questa non è la loro vocazione rimangono comunque in contatto con l’Opera e con le nostre attività formative successivamente”.

Il comunicato spiega le regole di reclutamento – specificando che questo è consentito solo al raggiungimento dei 18 anni – e parla della formazione dei giovani e delle possibilità di cammino, all’interno o al fianco della Prelatura. “Queste linee guida sono state sviluppate nel corso degli anni seguendo i cambiamenti nella società in ogni paese e i cambiamenti nella Chiesa”, viene specificato. “Quindi ribadiamo, siamo rattristati nel leggere delle esperienze negative di queste persone e invitiamo chiunque abbia preoccupazioni su presunti comportamenti scorretti del passato a contattare il nostro ufficio di salvaguardia. Qualsiasi accusa viene presa sul serio e seguita in tutto il mondo per garantire che il comportamento personale sia conforme alla cultura e agli standard attesi dall’Opus Dei, sia in questo momento che in futuro”, conclude il comunicato.