Quest’anno il 1° agosto è il giorno che segnala che in 7 mesi il modello economico ispirato dall’occidente, ma ormai copiato da tutto il mondo, ha consumato le risorse che il Pianeta impiega un intero anno per consentirne i prelievi. Da quando stupidamente questo modello ha identificato il progresso nella applicazione del “modello lineare” (preleva, consuma, butta) la forbice tra prelievi di risorse naturali e tempi necessari per rigenerare i beni prelevati si è sempre più allargata. E ovviamente, come i numeri che vanno sempre decifrati ci insegnano, questa data rappresenta una media per l’intera Terra.

Infatti, se andiamo a “disaggregare” questi dati, vediamo che per esempio mentre in Qatar si è entrati in regime di “debito ambientale” già dall’11 febbraio, in Italia la stessa linea è stata attraversata il 19 maggio scorso. E tutto sommato, in questa classifica impietosa e tutta al negativo, il nostro Paese non è nemmeno tra i peggiori in Europa e nel mondo. Infatti mentre il Canada e gli Usa siano in “debito” già 15 e 16 marzo, a livello internazionale colpisce che i “verdi” Paesi nordici e scandinavi come Danimarca, Belgio e Olanda sono in debito rispettivamente dal 16 marzo, dal 23 marzo e dal 1° aprile. La Svezia fa appena “meno peggio” registrando la data del 21 aprile. Germania e Francia superano la soglia il 2 e il 7 maggio facendo un po’ peggio dell’Italia.

Se allarghiamo di nuovo lo sguardo al contesto globale la Cina ha varcato la linea rossa il 1° giugno, mentre l’Australia lo ha fatto già dal 5 aprile. Sotto la “media” Paesi come il Brasile (4 agosto), Vietnam il 14 agosto, mentre l’Indonesia è tra i grandi Paesi l’ultimo in assoluto a varcare la “linea rossa” che avverrà il 24 novembre. Iraq e Giamaica lo faranno il 15 e il 12 novembre.

Questi calcoli ormai purtroppo accreditati dalla letteratura scientifica “varata” dalla storica Conferenza di Rio del 1992 e ogni anno aggiornati dal Global Footprint Network (GFN), in altre parole, ci confermano che se tutti consumassimo come gli Usa avremmo bisogno di 4 pianeti (stessa cosa per Canada e Australia), l’Europa nel suo complesso di circa 2 pianeti e mezzo mentre India, Cina, Indonesia, Brasile ormai stanno copiando il “modello occidentale” su una “scalarità” che coinvolge miliardi di esseri umani.

Chi dice che non abbiamo un problema mente sapendo di mentire. Ma forse il “problema” sono proprio questi bugiardi che fanno “spallucce” minimizzando e criminalizzando addirittura coloro che segnalano tra l’altro in linea con le Nazioni Unite l’inusitata gravità della situazione. Attenzione: i bugiardi non sono i negazionisti, da trattare in modo patetico alla stregua dei terrapiattisti, ma gli estremisti del modello lineare che, nonostante i numeri siano lì (né buoni né cattivi, semplicemente numeri!) a “mostrare” la necessità di una svolta ecologica ed economica radicale, continuano ad affermare – tra l’altro in modo aggressivo ed arrogante – che per esempio si “deve uscire dal green Deal” e che la transizione ecologica sarebbe “transizione ideologica imposta dall’alto”.

Queste posizioni non solo sono diffuse dalla destra estrema alla Salvini & Vannacci, che senza pudore e in modo sempre più irresponsabile fanno strame delle “evidenze scientifiche”; ma anche dalla stessa Meloni che fino all’ultimo ha spinto in Ue affinché la nuova maggioranza avvenisse all’insegna della messa al rogo delle “politiche verdi”. Sì, queste posizioni che rischiano di saldarsi con il “trumpismo”, se questi vincerà negli Usa, sono da combattere prima di tutto sull’aspetto culturale e della coscienza civica: infatti la politica non può “fare strame” di dati, evidenze empiriche e della scienza. Altrimenti essa si riduce a mera “arroganza” poiché si fa annegare nella propaganda faziosa l’intera realtà che non è né di destra né di sinistra, ma semplicemente, come direbbe Wittgenstein, “si mostra”.

E paradossalmente l’esercizio di questa irresponsabile “bugia” avviene proprio mentre nel nostro martoriato Paese si alternano eventi estremi come quello recentissimo delle esondazioni in Valle d’Aosta, con una siccità che sta distruggendo i raccolti in Sicilia, Calabria e Puglia. Addirittura, in questo quadro drammatico di mancanza di acqua in Sicilia, la Regione vorrebbe prelevare i pesci dalle acque di ciò che rimane dei corsi d’acqua per usarle in agricoltura, applicando nel segno del “rimedio peggiore del male” una evidente incultura di una corretta ed ecologica gestione delle risorse dei territori. E mentre in Sicilia e in Calabria manca l’acqua, Salvini continua a magnificare lo sperpero di miliardi pubblici per realizzare una infrastruttura faraonica e inutile come il “mitico” Ponte sullo stretto!

Anche coloro che sostengono il Progetto Rifiuti Zero e l’economia circolare non credono e non vogliono che la transizione debba avvenire solo dall’alto ed essere imposta… anzi, proprio perché la svolta radicale imposta dai numeri di cui sopra non deve essere calata ma partecipata, occorre che le istituzioni pubbliche facilitino sempre più la consapevolezza civica e sostengano anche con i dovuti investimenti le necessarie riconversioni, che non sono certo semplici da realizzare, ma che non hanno alternative.

Ma queste sfide si possono vincere se si coinvolgono davvero le comunità locali, “scommettendo” sulla inevitabilità di un cambiamento di passo nei confronti dei cicli naturali anche in nome delle nuove generazioni, evitando propagandismi e approcci sterilmente aggressivi.

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