Piccola risalita per il tasso di disoccupazione italiano che, in giugno, si riporta al 7% (+ 0,1% rispetto a maggio). Per i più giovani (15-24 anni) la disoccupazione si attesta al 20,5%, anche in questo caso con un incremento dello 0,1%. Il tasso indica le persone che non hanno un’occupazione ma che la stanno cercando (se non lo fanno ricadono nella categoria “inattivi”). Il live incremento può quindi dipendere anche dall’incremento delle persone in cerca di un impiego, rilevato dall’Istat. Si tratta di 23mila individui in più.

Il tasso di occupazione (persone con un lavoro sul totale della popolazione in età lavorativa) è salito al 62,2%, un incremento dello 0,1% che in valori assoluti significa 25mila persone in più con un lavoro rispetto a maggio. Il dato è frutto da un incremento di 39mila posti a tempo interminato e di 44mila nuovi autonomi a fronte del calo di 58mila posti a tempo determinato.

Lo scorso giugno avevano un lavoro 337mila persone in più rispetto allo stesso mese del 2023 con un incremento che ha coinvolto uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione in un anno sale di 0,7 punti percentuali. Rispetto a giugno 2023, cala il numero di persone in cerca di lavoro (-6,4%, pari a -122mila unità) e quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,8%, pari a -103mila). Nel complesso i dati segnalano un lieve miglioramento in un mercato del lavoro sostanzialmente stabile.

“L’Italia ha ripreso a correre. I dati Istat confermano che l’economia continua a crescere, e lo fa più del previsto. L’aumento degli occupati di oltre 300mila cittadini in un anno è la prova che gli spettri agitati dall’opposizione erano solo fake news. C’è ancora spazio per arrivare alla media europea di occupazione, ma la strada intrapresa è assolutamente quella giusta”, commenta in una nota il sottosegretario al Lavoro e politiche sociali, Claudio Durigon.

Un rapporto realizzato daLegacoop e Prometeia segnala come l’emergenza demografica in atto in Italia aggraverà nei prossimi anni il divario tra domanda e offerta di lavoro. Da qui al 2030, si legge, ci saranno 150mila lavoratori in meno all’anno, per il 70% maschi, come saldo tra flussi in entrata pari ad oltre 450mila unità e flussi in uscita crescenti, in media superiori alle 600mila unità.

Legacoop e Prometeia sottolineano però altresì che in realtà in Italia “esiste un’ampia disponibilità di forza lavoro potenziale alla quale si potrebbe attingere”, considerando che il tasso di partecipazione degli uomini è del 78,5% (un dato non molto lontano dalla media Ue del 79,6%), mentre per le donne si è fermato al 59,5% (contro la media Ue del 70,5%). Oltre ai disoccupati (circa 1,8 milioni), un numero ancora maggiore di individui è underemployed, oppure inattivi. Possibile che un incremento delle retribuzioni, tra le più basse in Europa, induca più persone d immettersi nel mercato del lavoro.

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