Ci risiamo. Questa volta è il World Wealth Report 2024 che sancisce l’ovvietà sotto gli occhi di tutti: i ricchi aumentano i propri averi e i poveri diventano sempre più poveri. Un percorso ineluttabile accettato supinamente dall’umanità che – tuttavia – potrebbe, se volesse e fosse organizzata, evitare questa escalation del privilegio.
Il problema si chiama capitalismo, come aveva già avevano capito in molti nel XIX secolo; ma nel XXI sta assumendo caratteristiche paradossali, assurde.
Secondo la ricerca citata, in 71 paesi del mondo (quindi meno della metà di quelli esistenti), la ricchezza dei milionari ha raggiunto la cifra monstre di 800 miliardi di dollari, in crescita del 4,7 rispetto allo scorso anno (meglio anche dei tassi pagati dalla Bce alle banche). Sono ormai 22 milioni e ottocentomila le persone che possiedono una ricchezza di almeno un milione di dollari, una cifra che in termini percentuali sulla popolazione terrestre vale lo 0,28%. Belle sorti progressive dello sviluppo umano!
Questo stesso minimo numero di super ricchi deve essere poi diviso in sezioni a seconda della effettiva disponibilità individuale. Ecco che si scopre allora che coloro che possono contare fino a cinque milioni di dollari sono il 90%, quelli tra i 5 e i 30 milioni il 9%, quelli sopra i 30 milioni sono appena l’1% di quello 0,28 di cui sopra. I loro soldi però costituiscono invece ben il 34% di quegli 800 miliardi ai quali accenna la ricerca, cioè la fantastiliardica cifra di 272 miliardi di dollari, un terzo delle ricchezze del globo. In mano a 280 mila personaggi che vantano così una cassaforte di quasi un miliardo a testa (naturalmente, questa è solo una cifra statistica, alcuni sono ben più ricchi di altri).
Alla luce dei numeri, fa dunque sorridere (amaramente) il comunicato di Morris Pearl, il miliardario a capo della associazione dei Patriotic Millionaires che chiede un incremento di tassazione a carico di chi da solo ha l’equivalente del pil di una piccola nazione. Le diseguaglianze esasperate possono provocare la fine della democrazia secondo il riccastro, come se nel mondo (o negli stessi Usa) la democrazia fosse realmente compiuta, come se le decisioni politiche non fossero ostaggio delle lobby delle armi, della farmaceutica, delle sigarette, dei fondi di investimento tentacolari. Lo stesso Pearl faceva parte del board di Black Rock e la sua uscita appare più che altro un atto di pelosa propaganda atta a mettere le mani avanti in vista di possibili future sanguinose rivolte sociali. Del resto, come fa sapere Oxfam, è anche un problema di sussistenza ecologica: l’1% dei ricchi inquina quanto il 66% del resto della popolazione mondiale.
La proposta dei Patrioti miliardari (anzi del 75% di loro, neanche tutti) è di introdurre una patrimoniale di appena il 2% sui loro sterminati patrimoni. Una inezia, ma fa fare tanto bella figura. E poi c’è sempre la carta delle donazioni, 600 milioni di dollari ai partiti che lavano più bianco e per di più si deducono dalle tasse. Nessuno che invece pensi concretamente – ma neanche abbia il coraggio di ipotizzarlo – ad un limite ‘politico’ all’accumulo di ricchezza, una soluzione per rendere la vita più sopportabile all’intero genere umano, grazie alla quale tutto il surplus di una ricchezza esagerata possa essere utilizzato per istruzione, welfare, pensioni, creazione di lavoro, manutenzione dell’esistente, persino la cancellazione parziale o totale, in alcuni casi, delle tasse per tutta una comunità.
Sarebbe troppo bello, sarebbe un mondo da Imagine di John Lennon, con le persone che, in pace, condividono insieme il mondo e le sue ricchezze. “Tu puoi dire che io sia un sognatore, ma non sono l’unico e spero che un giorno anche tu ti unirai a noi e il mondo intero vivrà come se fosse una sola cosa”.