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Si finge morto per promuovere la sua nuova canzone: “È quello che dio voleva, sono troppo intelligente”. La storia surreale del rapper Ch1tkey

Il cantante 20enne, sostenuto dagli amici, ha inventato questa fake news ai soli fini di marketing, per poi giustificarsi: "Ho fatto quello che voleva Dio"

Morto a soli 20 anni durante una sfida per i social. Era questa la drammatica notizia, confermata anche dalla fidanzata e dagli amici più stretti di Ch1tkey, rapper sudcoreano. Niente di vero. O meglio, lo stesso cantante se lo era inventato totalmente per “pubblicità”. I fatti. Lo scorso 30 luglio siti come l’Economic Times riportavano la notizia della morte di un giovane rapper sudcoreano, morto tragicamente cadendo da un tetto.

Tutto per una challenge lanciata ai propri follower, un gesto goliardico (per utilizzare un eufemismo) che gli era costato la vita: “È scivolato ed è caduto. Lo abbiamo portato in ospedale e lì è stato dichiarato morto”, le parole di alcuni amici alla stampa locale. Mentre la famiglia non aveva confermato la notizia, la fidanzata lo aveva fatto, dicendo: “Confido che sarai felice nel mondo che hai sempre sognato. Il mio tesoro Joon Hyuk… Ricordo che hai sempre detto che avresti raggiunto un posto più in alto. Avevi tanta ambizione, sogni e curiosità. Hai superato così tante cose. Ora, incontriamoci ogni notte nei nostri sogni. Sono così grata di essere stata il tuo primo amore e sono stata così fortunata che tu fossi il mio. Oggi sono 297 giorni in cui stiamo insieme, quasi 300 giorni. Grazie per avermi adorato e amato ogni giorno. Cucciolo mio, mi ricorderò sempre di te.. ti amo, ti amo e mi dispiace”, queste le parole della ragazza. Non è noto se lei sia stata complice…

Era tutta una messinscena. Jeong Joon-Hyeok – questo è il vero nome del rapper – ha quindi inscenato la propria morte per promuovere il suo nuovo singolo e, una volta scoperto, ha persino continuato cercando di giustificare la sua azione promozionale.

Secondo il sito News18, il rapper avrebbe così commentato la vicenda: “Non stavo solo cercando l’attenzione. Ho cercato di fare un ritorno con il mio album, ma ho finito per essere così intelligente che ho ingannato anche la mia famiglia – ha detto il cantante -. Sì, la polizia e i giornalisti sono venuti a casa mia e sono uscite le notizie. Quando la polizia è arrivata, il mio amico mi ha nascosto”.

Alla fine, logicamente, è stato trovato. Quindi ha detto: “Quello che sto facendo è ‘quello che Dio voleva’”. È legittimo sollevare interrogativi sul ruolo del marketing nell’industria musicale. Ci si chiede, infatti, se l’aspetto economico e finanziario abbia ormai preso il sopravvento su quello culturale. E che peso abbiano, in tutto questo, i social media e soprattutto l’uso che qualcuno ne fa.