Mentre il governo decanta la forza dell’economia italiana, l’Istat ci fa sapere che l’industria annaspa e le famiglie consumano sempre di meno. Per il 17esimo mese consecutivo la produzione industriale registra una flessione su base annua, lo scorso giugno è il calo è stato del 2,6%. Consola poco il piccolo progresso rispetto allo scorso maggio (+ 0,5%). Nei primi sei mesi del 2024, rispetto al primo semestre dello scorso anno, la flessione è del 2,8%. Lo scorso giugno hanno molto sofferto il comparto tessile e abbigliamento (- 10% su base annua) e i mezzi di trasporto (- 13%) su cui incide, di nuovo, il crollo dell’auto (- 25%). La meccanica, il cuore dell’industria italiana, arretra del 2,9%, la farmaceutica del 2,1%. Segni positivi invece per la chimica (+ 3,6%), l’alimentare (+ 3,1%).

Quanto alle vendite al dettaglio, l’Istat segnala un nuovo calo, sia in valore che in volume. La flessione appare sia nel confronto con lo scorso maggio, sia rispetto all’anno prima. Nel confronto mensile si registra un – 0,2%, in quello su base annua un – 1% in valore (nonostante l’aumento dei prezzi legato all’inflazione) e un – 1,8% in volume. Le famiglie italiane hanno ridotto soprattutto gli acquisti di scarpe (- 5,1% su base annua), mobili (- 5%) ed elettrodomestici (- 3,6%). Ma la flessione è generalizzata e gli unici prodotti con un segno positivo sono, forse in vista delle vacanze, profumi e prodotti per la cura della persona (tra cui creme solari, etc) e dispositivi fotografici. Per i piccoli negozi la flessione degli incassi è stata del 2%, mentre i grandi magazzini archiviano un + 0,5%. Male l’on line, in discesa del 3,9%.

I dati Istat sulle vendite al dettaglio rappresentano “un segnale dei molteplici elementi di fragilità che caratterizzano l’attuale fase congiunturale”, commenta l’ufficio studi di Confcommercio. “Dati pessimi. Si ritorna a mangiare meno cibo. Italiani costretti questa estate a una cura dimagrante forzata“, rileva l’Unione Nazionale Consumatori. “Il potere d’acquisto è in ripresa, i consumi no” rileva Confesercenti che commentando i dati Istat sulle vendite al dettaglio sottolinea: è “un vero e proprio enigma: a fronte di un aumento del reddito disponibile del 3,5% fra il primo e secondo trimestre 2024, solo in minima parte eroso dall’inflazione (0,2 punti), la spesa delle famiglie è aumentata appena dello 0,5%”. Enigma che, a dire il vero, non sembra irrisolvibile se si considera che gli stipendi italiani sono ben lontani dal recuperare il potere d’acquisto perso negli ultimi anni e rimangono, saldamente, tra i più striminziti d’Europa.

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