Nella giornata di ieri, primo agosto, il campione d’Italia dei mediomassimi Adriano Sperandio, con un passato anche in Nazionale azzurra da dilettante e in attesa di un’occasione europea dopo aver lasciato vacante il titolo, si è sintonizzato davanti alla tv per seguire il match delle polemiche tra Angela Carini e Imane Khelif. Ha visto come tutti l’incontro iniziare normalmente. Ma nel giro di pochi istanti la scena è cambiata. Angela Carini prende un pugno dall’algerina e dopo una manciata di secondi va all’angolo, il maestro Renzini sembra semplicemente sistemarle il caschetto, l’italiana torna a combattere, prende ancora un pugno e dopo aver detto “fa malissimo” all’allenatore, si ritira. Non saluta l’avversaria, si inginocchia e piange. All’angolo sembrano sbigottiti come i telecronisti in diretta Rai, tra cui l’ex campione Francesco Damiani, che lavora in Federazione come allenatore della categoria Elité.

Cosa ha pensato, Sperandio, in quei momenti?
Mi è dispiaciuto molto, speravo nel successo della nostra atleta perché se hai fatto tanti sacrifici sportivi nella tua vita è davvero difficile mandare giù quello che è successo, veder buttar via un match olimpico in quel modo… E sono dispiaciuto anche per l’atleta algerina, perché è finita nell’occhio del ciclone senza alcuna colpa.

L’atleta italiana e gli allenatori dovevano comportarsi diversamente, secondo lei?
Con le informazioni che abbiamo noi persone esterne al team italiano direi che forse l’atteggiamento giusto per una presa di posizione sarebbe stato quello di non presentarsi sul ring per sottolineare l’eventuale disparità del match.

Questo se si voleva protestare. E se invece avessero voluto combattere, cosa dovevano fare?
Da quello che ho visto in tv mi è sembrato ci sia stata poca volontà di andare avanti. Ovviamente il pugile vive il match in prima persona e sa quello che sta vivendo meglio degli altri, ma dall’esterno io ho avuto questa impressione.

Lei non era a bordo ring, ma quel pugno preso come le è sembrato?
Un buon destro, ma non al punto da abbandonare. Anche perché la nostra atleta è molto forte. Forse si è lasciata influenzare da tutte le polemiche della vigilia e la pressione nel mondo social.

Quindi la Carini è andata più in difficoltà psicologica, dopo ore e ore di forti polemiche, che non fisica?
È possibile. Chiunque soffrirebbe una situazione del genere in un prematch, olimpico per di più.

Guardando il record della Khelif si notano alcune sconfitte.
Nove sconfitte su circa 40 match, significa che è un’atleta forte ma non inavvicinabile. C’è però da dire che in passato ha vinto contro la Mesiano, pugile attualmente a Parigi che vanta una grande esperienza, anche quello potrebbe avere un minimo influenzato.

Il gesto della Carini di non dare la mano all’avversario?
Forse è la cosa meno grave. È un momento di rabbia più che comprensibile. Lo si nota nell’intervista post match nella quale non dice nulla nei confronti della sua rivale. Un nervosismo che si può anche capire.

A 36 anni, lei è anche diventato maestro di boxe: come si sarebbe comportato con la sua atleta?
Avrei valutato moltissime cose, in primis avrei conversato a quattr’occhi con la mia pugile. Se la percezione fosse stata positiva, reputandolo un match alla pari, l’avrei fatta combattere. Stiamo parlando della competizione più importante in assoluto. L’olimpiade. In caso contrario non avrei neanche varcato la passerella per arrivare al ring.

La squadra azzurra a Parigi non sta vivendo le giornate olimpiche che alla partenza tutti si aspettavano.
Le sconfitte degli azzurri sono state alcune meritate, altre no, però ci si può sempre mettere al lavoro per puntare al prossimo appuntamento. Il caso Carini invece lascia piuttosto perplessi.

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