Comincia con questa affermazione il preambolo dell’ultima Costituzione del Niger prima che essa fosse sospesa dal colpo di stato militare del 26 luglio dell’anno scorso. Si trattava della carta fondamentale della settima repubblica, adottata il 25 novembre del 2011. Documento nato dopo un anno di transizione seguito ad un precedente colpo di stato militare. Il primo articolo, riguardante lo Stato e la sovranità, ricorda che lo Stato del Niger è una Repubblica indipendente e sovrana.

Alla veglia della celebrazione dell’anno 64 dell’indipendenza, il prossimo 3 agosto, può essere interessante tentare di mettere in relazione le due proprietà citate. La sovranità nell’indipendenza e l’indipendenza nella sovranità.

Entrambe le caratteristiche citate, da interpretare in chiave dinamica e creativa, si fondano su (e realizzano) ciò che potremmo chiamare la ‘dignità’. In nome della dignità della persona e del popolo, si parlerà di indipendenza come condizione non eludibile alla pratica della sovranità. La dignità è inerente a ogni persona umana. Alla Repubblica incombe il dovere di riconoscerla, proteggerla e promuoverla. Essa precede lo Stato che dovrà creare le condizioni per renderla effettiva e operativa. Ciò accade di solito tramite il diritto che, attraverso le leggi, ha lo scopo di rimuovere quanto potrebbe impedirne l’esercizio. Solo che, lo sappiamo, le leggi funzionano solo se il popolo veglia a non farsi rubare la dignità.

I ladri di dignità esistono davvero e molto spesso si spacciano per benefattori del popolo. Il colonialismo e il neo colonialismo ne sono un esempio eclatante. Il fascismo, il militarismo, la trasformazione del mondo in merci, i mezzi di comunicazione vassalli del denaro, le élite religiose vendute al potere e altri simili amenità scippano la dignità del popolo.

Ecco perché il primo compito di ogni persona e comunità dovrebbe consistere nel far crescere la consapevolezza dell’inalienabile dignità di ogni essere umano. Ciò implica dunque il dovere di creare spazi e ambiti nei quali la dignità sia promossa e, quando necessario, difesa. Rivendicare la dignità perduta e ritrovata passa attraverso la cittadinanza attiva del popolo.

L’articolo 4 della soppressa Costituzione ricorda che la sovranità nazionale appartiene al popolo e che nessuna frazione dello stesso, nessuna organizzazione o individuo può attribuirsene l’esercizio, neppure i militari. Il popolo, ricorda l’articolo 6 della Costituzione, esercita la sua sovranità per mezzo dei rappresentanti eletti e per referendum. Il collante tra l’indipendenza del Paese e la sua Sovranità passa per la dignità.

Ciò naturalmente implica che le condizioni di vita dei cittadini siano degne. Cibo, casa, lavoro, salute, educazione e partecipazione politica sono ambiti non negoziabili se si assume come compito il riconoscimento della dignità. Dimenticare questo significa mistificare sia l’indipendenza che la sovranità. Rimarrebbe solo il vuoto di parole buttate nel vento che la polvere seppellirà nel cimitero delle promesse tradite.

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