Davvero senza pace, questi Giochi di Parigi: sono ormai diventati l’obiettivo preferito dell’intolleranza destrorsa e degli ambienti più conservatori per la loro organizzazione “liberal”, per i suoi reiterati messaggi di “libertà, eguaglianza e fratellanza” ma soprattutto perché offrono visibilità planetaria al mondo Lgbt, in gran parte del pianeta perseguito e represso. Non si sono ancora placate le polemiche (pretestuose e soprattutto italiote) sul caso della pugile algerina Imane Khelif, accusata di essere iperandrogina (ma da sei anni compete regolarmente a livello internazionale), che scoppia clamorosamente quello di Thomas Jolly, il direttore artistico della geniale cerimonia olimpica d’apertura, pure lui sotto il fuoco di pesanti critiche da parte degli ambienti tradizionalisti cattolici e da quelli delle destre per aver incluso nell’evento drag queens.

Jolly ha infatti si è presentato martedì 30 luglio alla Brigata di repressione della delinquenza contro la persona (BRDP), specificando di essere divenuto ormai il “bersaglio sui social network di messaggi di minacce e di insulti che criticano il proprio orientamento sessuale e le sue presunte origini israeliane”, e questo, “erroneamente”. Tecnicamente, ha deposto una denuncia al tribunale di Parigi per “cyberharcélement”, ossia per accanite molestie informatiche. La Procura di Parigi ha così aperto il giorno dopo, mercoledì 31 luglio, un’inchiesta. L’indagine, diretta dal Polo nazionale per la lotta contro l’odio online (PNLH) della procura, è stata affidata all’Ufficio centrale per la lotta contro i crimini contro l’umanità e i crimini d’odio (OCLCH). Testualmente, le accuse specificate nella sua denuncia sono “minacce di morte a causa della sua origine, minaccia di morte a causa del suo orientamento sessuale, insulti pubblici a causa della sua origine, insulti pubblici a causa del suo orientamento sessuale e diffamazione”.

Gran parte di questi messaggi razzisti e antisemiti grondanti odio – l’alimento preferito dei trolls – sono stati scritti “in inglese”. La polizia sta verificando l’origine geografica dei post, e per ora si è limitata a confermare che “ci sono senza dubbio autori all’estero”, ma il lavoro d’indagine è appena cominciato, inoltre l’intelligence francese sta seguendo pure una pistarussa”. L’ipotesi di manovre destabilizzatrici sono credibili, secondo una fonte vicina ai servizi, s’intrecciano coi sabotaggi alle linee Tgv e alle reti ottiche. Il 21 luglio scorso, per esempio, un russo membro dell’Fsb era stato fermato dopo essersi vantato di poter “rovinare” la cerimonia d’apertura dei Giochi. C’erano state indiscrezioni nei giorni scorsi su potenziali attacchi nel web contro il comitato organizzatore parigino che ha condannato “fermamente le minacce e le molestie” di cui sono “vittime” gli autori e gli artisti della cerimonia di apertura, a cominciare da Thomas Jolly: “Paris 2024 sostiene Thomas Jolly così come gli autori e gli artisti della cerimonia di fronte agli attacchi diretti contro di loro”, hanno spiegato appena si è diffusa la notizia della denuncia.

Il clima “politico” è piuttosto teso, gli attacchi furibondi condotti contro la cerimonia inaugurale hanno avvelenato queste giornate di competizioni in cui, secondo una recente inchiesta, ci sono 191 atleti dichiaratamente Lgbt+, e dove non sono mancate plateali manifestazioni d’affetto, come quello della judoka italiana Alice Bellandi, che ha dato un bacio “d’oro” alla compagna che aveva assistito alla finale contro l’israeliana Inbar Lanir, salendo sugli spalti dopo la vittoria (e c’era Giorgia Meloni…). Jolly è diventato una sorta di capro espiatorio, benché la creatività e genialità della sua cerimonia sia stata molto apprezzata (in Cina l’hanno ritrasmessa integralmente), per uno dei “quadri” in cui politici di estrema destra, ma anche dell’episcopato francese, o il candidato alla Casa Bianca Donald Trump, hanno travisato uno sketch dionisiaco in una blasfema parodia dell’Ultima Cena perché dietro, sedute una a fianco dell’altra c’erano delle note drag queens. Ipocrisia ai massimi livelli. E comunque, tanto per non negarci niente, un’altra indagine è stata aperta questa settimana a Parigi per cyberbullismo aggravato e minacce di morte nei confronti di Barbara Butch, nota DJ francese, nonché attivista femminista e lesbica, per la sua presenza accanto alle drag queens. Dovevano essere i Giochi dell’amore, oltre che dello sport. Stanno diventando i Giochi dell’odio.

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