“Vorrei che questa storia servisse a qualcosa. A svegliare la politica che lascia tutto questo potere alla magistratura. Tutti dovrebbero capire il mio messaggio: anche quelli che sugli spalti, seminascosti, hanno applaudito la mia gogna. Non capiscono che un giorno i riflettori potrebbero accendersi proprio su di loro“. In un’intervista congiunta rilasciata a quattro quotidiani – Corriere, Libero, Il Foglio e Il Giornale dopo la revoca degli arresti domiciliari, Giovanni Toti sviluppa il concetto già espresso nel primo post sui social da uomo libero: una “chiamata alle armi” alla classe politica per cambiare la legge allo scopo di evitare nuove vicende giudiziarie come la sua. “Il mio arresto e le mie dimissioni forzate sono la conseguenza della resa della politica di fronte alla magistratura”, sostiene l’ormai ex governatore della Liguria. “La politica, sentendosi screditata, ha ceduto al giustizialismo e al moralismo, abolendo ogni immunità e rinunciando al finanziamento pubblico. È l’arrendevolezza della politica ad aver armato la magistratura. Confido in un futuro istinto di autoconservazione“, è il messaggio lanciato ai colleghi.

I magistrati liguri che lo accusano di corruzione, dice, “leggono in modo maligno quel che maligno non è. Ma la corda con cui mi hanno impiccato gliel’ha data la politica, o meglio le leggi scritte dalla politica, che permettono questa interpretazione negativa. La politica balbetta, la magistratura la bacchetta”, accusa. Ed ecco quindi l’appello per uno scudo normativo: “Vorrei che le forze politiche prendessero spunto da questa vicenda per un ripensamento del sistema politico, delle responsabilità dei politici, degli strumenti di controllo e del finanziamento della politica per tornare a darle almeno la dignità degli altri poteri dello Stato. Manca il coraggio di scrivere leggi più chiare, nessuno vuole spiegare che le campagne elettorali costano. E che le finanzi in due modi: o con le tasse oppure regolarizzando i portatori di interessi”. Infine un affondo sulle intercettazioni, tema su cui la maggioranza è molto sensibile: “Trovo strano che un organo costituzionale come un presidente di Regione sia intercettato per quattro anni senza essere informato di nulla. Sfido chiunque in un periodo così lungo a non incappare in dichiarazioni sconvenienti”.

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