Negli ultimi anni, non sono quasi mai andata al mare né ci ho portato i miei figli, per motivi e timori vari. L’ho fatto però di recente, pochi giorni, perché i pediatri te lo consigliano sempre se ci sono patologie, perché è un luogo di svago e gioco in libertà. Le alte temperature di luglio non rendono il soggiorno al mare particolarmente piacevole. Però ci si può abituare, anche perché al mare ci sono tanti fattori di mitigazione, diciamo. Il vento che corre lungo la spiaggia, le pinete che, almeno sull’Adriatico, sono alle spalle della spiaggia. Poi ovviamente ormai quasi tutti gli appartamenti hanno l’aria condizionata, cosa che decenni fa era impensabile, e si va in spiaggia la mattina presto e il pomeriggio tardi. Così, insomma, si convive con l’afa.

Ma a colpirmi più di tutto, e farmi fare considerazioni amare e sinceramente angosciate, è la temperatura del mare. Di fatto, a meno che non si vada in acqua la mattina molto presto, per il resto del giorno e soprattutto il pomeriggio l’acqua del mare è veramente calda. Calda da rendere per nulla piacevole il bagno, calda soprattutto da far riflettere. I bambini non ci fanno caso, giocano con quello che c’è e si divertono lo stesso, ma per chi è adulto e ha qualche cognizione di clima alle spalle (ma anche senza) l’acqua calda desta veramente molte preoccupazioni.

Anzitutto, appunto, abbiamo distrutto un fattore che faceva del mare un luogo piacevole e anche terapeutico: l’acqua fresca, fredda, appunto (mi riferisco ovviamente ad alcune zone, non tutta Italia). E’ un bene che, almeno per i mesi caldi, abbiamo perso per sempre, qualcosa per il quale occorrerebbe veramente provare un senso di lutto. Abbiamo sottratto ai bambini qualcosa che era un loro piacere e anche un diritto, un bene accessibile a tutti, l’acqua fresca per tuffarsi e giocare. Lo trovo, ripeto, angosciante.

Ma non è questo l’aspetto peggiore. Come spiegano gli esperti, il mare finora ci ha letteralmente “coperto le spalle”, assorbendo quantità enormi di CO2 negli ultimi decenni. In pratica, ha funzionato come mitigatore del clima, come pompiere, come elemento che ha evitato che le temperature crescessero ancora di più. Ma un mare sempre più caldo significa due cose: che questa funzione si sta esaurendo; e che il mare, appunto, ha immagazzinato così tanta energia da rappresentare un possibile pericolo, in quanto possibile causa di eventi estremi causati, appunto, da questa immensa quantità di energia “catturata” dagli oceani.

Insomma immergersi nell’acqua calda non è solo brutto, è anche sintomo di un clima che non funziona, un clima rotto e quindi pericoloso. E questo rende qualsiasi vacanza al mare triste, se solo ci si ferma a riflettere su questo dato. Anche perché, su questo fronte, appare veramente difficile andare indietro. La soluzione è sempre la stessa e l’unica: la riduzione delle emissioni climalteranti di CO2. Cosa che non sta avvenendo, perché le emissioni nonostante tutto continuano a crescere.

Forse, almeno, il dato dell’acqua calda del mare potrebbe rappresentare un buon argomento contro i negazionisti climatici. In effetti, mentre ci si può ricordare di estati caldissime anche negli anni Settanta e Ottanta (ma la percezione è alterata anche dal fatto che non c’erano condizionatori e comunque accadeva una volta ogni tanto, non tutte le estati di fila come ora), davvero sfido chiunque a ricordare un’estate di quei decenni dove – immergendosi in mare – si aveva la sensazione di stare dentro un’acqua riscaldata artificialmente. Ma no, credo che chi non accetta la natura antropica del cambiamento climatico proverà comunque a smontare anche questo argomento. Allora lo tengo per me. Insieme all’amarezza infinita di vedere bambini correre tra onde bollenti.

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