Anche in alta quota è necessario fare i conti con precipitazioni di pioggia e neve sempre più scarse durante la stagione invernale. E temperature in rialzo, soprattutto in estate. Anche per questo il Lago di Pilato, un lago montano di altura degli appennini umbro-marchigiani, nel comune ascolano di Montemonaco, è in secca. Mettendo a repentaglio la sopravvivenza del chirocefalo del Marchesoni, un rarissimo crostaceo che vive solo in questo specchio d’acqua. Tuttavia rischio non è dato tanto dalla mancanza di acqua, alla quale il crostaceo ha dato comunque prova di resistere, quanto dagli escursionisti che salgono al lago, e che spesso entrano al suo interno, senza rendersi conto di poter calpestare le uova, deposte tra le rocce sul fondale del lago.

Per ovviare a questo pericolo il 26 luglio alcuni tecnici del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ricercatori dell’Università di Perugia, alcune guide, il nucleo dei carabinieri forestali di Montemonaco, e dei volontari del Cai Marche e Umbria hanno provveduto a realizzare una recinzione a protezione del bacino. Dopo aver portato il necessario con l’aiuto di due muli. Con una camminata di oltre due ore e mezza. “La delimitazione è stata allestita a mano, per una lunghezza di circa 800 m, con paletti bianchi alti 90 cm, e un solo filo molto resistente”, spiega in una recente nota il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, “si tratta di un intervento “leggero”, facilmente rimovibile e che non altera in alcun modo lo straordinario contesto paesaggistico circostante, in quanto visibile solo dalle sue immediate vicinanze”.

Nonostante lo specchio d’acqua di origine glaciale di tipo alpino, immediatamente sotto la cima del Monte Vettore, in una valle circondata dalle più alte vette dei Monti Sibillini, si trovi ad oltre 1940 metri di altitudine, è del tutto prosciugato. Gli indizi di una accentuata sofferenza del bacino risalgono al marzo scorso, quando una serie di immagini scattate dall’alpinista Luca Stortoni, messe a confronto con altre scattate nello stesso mese ma in anni precedenti, hanno evidenziato la scarsa presenza di acqua. Che è evaporata del tutto nei giorni scorsi. Un fenomeno che conferma il “crescente carattere di temporaneità” rilevato da ricercatori dell’Università di Perugia soprattutto successivamente agli eventi sismici del 2016-2017, come ipotizzato dal Rapporto Ispra del 2020. Un fenomeno che non costituisce un pericolo per il crostaceo che vive nel lago.

“Nel corso dei millenni il chirocefalo del Marchesoni ha evoluto una strategia riproduttiva che gli consente di sopravvivere in condizioni ambientali estreme e instabili”, spiega nella recente nota il Parco, “il suo ciclo biologico è molto rapido e le uova, possono resistere per oltre un anno in uno stato di quiescenza tra la ghiaia anche in assenza di acqua; tuttavia, il ripetersi per più anni consecutivi di condizioni di siccità precoce, potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza della specie”.

Ma, “le sue uova risultano particolarmente vulnerabili a danni meccanici come quelli causati dal calpestio sulla ghiaia in cui sono deposte. Per questo motivo, le misure di conservazione del Parco non consentono l’avvicinamento al lago oltre la linea di massimo livello”. Ed ora che è completamente prosciugato, tanto più. “Ora confidiamo nella sensibilità e responsabilità degli escursionisti che si recano al lago di Pilato, luogo simbolo dei Sibillini – dichiara in una nota del Parco dei Monti Sibillini il direttore Maria Laura Talamè – affinché contribuiscano alla sopravvivenza del chirocefalo del Marchesoni mediante il rigoroso rispetto delle misure di conservazione”. E il presidente Andrea Spaterna, sottolinea che “l’intervento, realizzato in urgenza e con costi molto bassi, riveste una rilevante importanza per la salvaguardia di uno dei più preziosi gioielli biologici dell’area protetta”. A questo punto i volontari di quest’”impresa” altro non possono fare, davvero. Se non sperare nella sensibilità e responsabilità degli escursionisti.

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