Gli imprenditori, l’ho ripetuto più volte su queste colonne, spesso si trovano circondati da collaboratori che evitano di presentare una visione sincera della realtà. Questi ultimi rinunciano deliberatamente a proporre nuove idee e opinioni a causa delle dinamiche createsi dalle decisioni passate. Con il tempo, i punti di vista più critici tendono a scomparire, mentre il dialogo si orienta sempre più verso ciò che il “capo” vuole sentirsi dire, piuttosto che su ciò che dovrebbe effettivamente sapere.
Basta guardarli durante una riunione. L’attenzione che dedicano alle espressioni facciali e agli stati d’animo del capo può sembrare quasi uno studio antropologico.
Questa situazione può essere definita come “il castello di carta del Ceo”, le cui mura si ispessiscono nel tempo. Senza un intervento proattivo, gli imprenditori rischiano di allontanarsi dalla realtà di una situazione critica fino a quando questa non si radica poi profondamente e diventa virale. Potrebbe trattarsi delle normali difficoltà aziendali, di un mercato in evoluzione, di nuovi concorrenti o di kpi in calo. Potrebbe anche riguardare disfunzioni interne come perdita di agilità, conflitti organizzativi o fuga di talenti.
Non esiste un trucco magico per abbattere questo vero e proprio miraggio, ma ci sono azioni concrete che un leader può intraprendere per ridurre questi rischi e rendere le mura del castello più permeabili.
Il punto fondamentale è avere intorno a sé il team giusto e stabilire il tono giusto. Includere persone che osino contraddirvi è importante, anche se si prende una decisione in conflitto con il loro punto di vista. È essenziale farlo dopo un dibattito approfondito e apprezzare le opinioni diverse. Quando qualcuno esprime un’opinione differente, bisogna assicurarsi di apprezzarlo, sia in privato che in pubblico. Se hanno ragione e voi avete torto, è utile trovare un modo per sottolinearlo.
Ammettere le proprie vulnerabilità è un altro aspetto chiave. Non si può essere sempre al meglio e, quando non si è stati all’altezza, ad esempio, se si è stati più bruschi del dovuto, è importante farlo presente al proprio team. Ammettere le proprie vulnerabilità e dimostrare apprezzamento per le reazioni altrui aiuta le persone a sentirsi oneste con voi. Oltre al team diretto, è cruciale cercare fonti di informazione non filtrate. Impegnarsi con i dipendenti in prima linea, interagendo con coloro che non sono stati filtrati dal personale di medio livello, e dialogare direttamente con i clienti, non solo con i Ceo dei clienti, ma anche con le persone che utilizzano il vostro prodotto o servizio, sono strategie efficaci. Partecipare a comunità di pari, con forum di discussione schietti con altri Ceo, ex leader o consulenti, può fornire un punto di vista imparziale.
Ma forse è il caso di soffermarci anche sul comportamento di compiacenza dei collaboratori che, senza mancare di rispetto a Bukowski o Villaggio (Fantozzi), oggi hanno assunto maggiore consapevolezza della loro ragione critica. E’ vero, lo stipendio è sacro, ma le ultime ricerche sul tema evidenziano tra le principali cause di turnover proprio la mancanza di un ambiente di confronto.
Ma cosa possono fare i collaboratori per combattere l’esuberanza irrazionale dell’imprenditore, questa illusione di invincibilità che produce tanti danni?
Parlare quando gli altri tacciono può sembrare rischioso. La strategia migliore consiste nel comunicare in modo autentico e schietto, in uno stile che permetta all’imprenditore di ascoltare senza mettersi sulla difensiva. Scegliere il contesto giusto può aiutare: una cena rilassata, una partita a padel o a calcetto. Ho conosciuto collaboratori che utilizzano l’umorismo in modo efficace, qualsiasi cosa che possa aprire gli occhi del leader su una realtà scomoda.
E se nulla di questo funziona? Ci sono momenti in cui il silenzio equivale alla complicità e dire la verità al potere richiede di assumersi qualche rischio personale. È difficile far scoppiare questa bolla dell’imprenditore da soli, ma unire le forze con altri può fare una grande differenza in questi momenti di verità. Infine, va sottolineato che il “castello di carte” non riguarda solo gli imprenditori. Tutti i leader devono coltivare team capaci di affrontare la realtà così com’è, non come vorremmo che fosse. Si tratta di sfide che fanno bene al leader e a tutti coloro che ne sono guidati.