Una nuova variante Covid, KP.3.1.1 – figlia della KP.3 a sua volta discendente di JN.1 – sta diventando dominante anche in Italia, con più di 3 casi su 10 riconducibili solo a luglio. Uno studio italiano in fase di pubblicazione su Infectious Deseases e firmato da Francesco Branda (Università Campus Bio-Medico di Roma), Massimo Ciccozzi (Università Campus Bio-Medico di Roma) e Fabio Scarpa (Università di Sassari), ha analizzato KP.3.1.1.

“Presenta alcune nuove caratteristiche rispetto ai suoi predecessori. In particolare, rispetto al suo progenitore diretto, la variante KP.3, presenta una delezione nel sito 31, dove sia KP.3 che la variante originale di Wuhan presentano una serina. Come è stato per la variante KP.3 – si legge nello studio. La ricerca rassicura anche sul rischio causato dalla nuova variante, che non risulta essere più pericolosa delle precedenti: “I cambiamenti nella composizione del genoma che caratterizzano KP.3.1.1 non rappresentano un adattamento volto a renderla più pericolosa. Al contrario, questi cambiamenti indicano un ulteriore adattamento che porta la nuova variante a diventare sempre meno pericolosa e a endemizzarsi progressivamente“.

“L’insorgenza di nuove varianti è un fenomeno normale – continua lo studio – generato dall’accumulo casuale di nuove mutazioni o cambiamenti nella composizione nucleotidica, e l’aumento del numero dei contagi non è necessariamente legato a un aumento della pericolosità. Questo non esclude la possibilità che possano emergere nuovamente varianti pericolose, ma queste sarebbero eccezioni; la regola è che diventino meno pericolose. È importante continuare il monitoraggio, per valutare correttamente ogni nuova variante e evitare inutili allarmismi”.

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