Lorenzo Musetti ce l’ha fatta: 100 anni dopo Uberto de Morpurgo, l’Italia torna a vincere una medaglia nel tennis alle Olimpiadi. Nella finale per il bronzo, l’azzurro ha battuto al terzo set il canadese Felix Auger-Aliassime. Un match complicato, che a un certo punto sembrava essere sfuggito di mano al talento 22enne di Carrara. Musetti però, sul centrale del Roland Garros, ha messo in mostra tutto il meglio del suo tennis per vincere l’incontro. La tecnica, certo. La sua mano e il suo tocco, ovviamente. Ma anche quella grinta e quella cattiveria agonistica che hanno fatto svoltare la sua carriera solo qualche settimana fa sui campi verdi di Wimbledon. Assente a Jannik Sinner, ai Giochi di Parigi trova la sua consacrazione l’altro grande talento del tennis italiano. Il suo nome ora è per sempre scolpito nella storia della racchetta azzurra: è stato il primo a sfatare un tabù che durava da un secolo. In attesa di Sara Errani e Jasmine Paolini, che domenica nella finale del doppio femminile vanno a caccia del metallo più prezioso.

Il punteggio finale recita 6-4, 1-6, 6-3. E racconta bene l’andamento del match. Nel primo set Musetti è stato bravissimo a capitalizzare un inizio zoppicante di Auger-Aliassime, prendendosi subito un break che poi risulterà decisivo. Tra pallonetti in tweener e passanti di rovescio a mano, l’azzurro ha chiuso il parziale regalando spettacolo come di consueto. Nel secondo set però ha dovuto soccombere di fronte alla potenza dei colpi del canadese, che sembrava aver trovato la chiave per aggirare il tennis raffinato ma a volte fragile di Musetti. Cominciato il set decisivo, però, il 22enne carrarino ha ritrovato anche la concretezza e la convinzione, senza farsi sopraffare dalle pressioni e dal nervosismo. Nemmeno quando ha dovuto rincorrere, nemmeno quando ha fallito le chance di break. Sul 4-3, a crollare è stato Auger-Aliassime. Musetti gli ha finalmente rubato il servizio e poi nell’ultimo game non ha tremato: la medaglia è sua.

Un bronzo che vale tantissimo, perché in finale per l’oro ci sono due come Novak Djokovic e Carlos Alcaraz. E perché Musetti è arrivato alla “finalina” dopo aver buttato fuori una serie di altri contendenti al podio. Già all’esordio, meno di 24 ore dopo la finale persa a Umago, ha dovuto battere il padrone di casa Gael Monfils. L’unico match sulla carta semplice con l’argentino Navone, poi in serie lo statunitense Taylor Fritz e il tedesco Alexander Zverev, campione olimpico a Tokyo e numero 4 al mondo. Se qualcuno poteva avere dei dubbi sulla reale solidità di Musetti dopo l’exploit di Wimbledon, la risposta è servita. All’azzurro oggi sembra mancare solamente l’ultimo step, quello che lo avvicinerebbe ai campioni: come sull’erba, anche alle Olimpiadi di Parigi è stato battuto senza storia da Djokovic in semifinale.

Musetti avrà tempo per lavorare su quest’ultimo aspetto, che da un punto di vista tecnico si traduce principalmente in un miglioramento del servizio. Intanto però si è preso la sua rivincita. In troppi lo hanno snobbato in questi anni, paragonando ingiustamente il suo cammino a quello di Sinner. Anche quando il numero 1 al mondo ha annunciato il suo forfait ai Giochi, in pochissimi hanno ricordato che c’era comunque Musetti a poter portare l’Italia a medaglia. Anzi, qualcuno si è rammaricato per l’assenza di Matteo Berrettini che avrebbe potuto “sostituire” l’altoatesino al meglio. Invece il carrarino ha ricordato a tutti di essere un talento straordinario. A 22 anni ha ancora margini di crescita, intanto è numero 16 al mondo e in bacheca ha già due titoli Atp e una Coppa Davis. Anzi, da oggi anche una medaglia di bronzo alle Olimpiadi. La 19esima totale per l’Italia a Parigi.

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