“Dentro ho molta rabbia, ma davvero molta rabbia, perché penso che in questo paese molte cose si potrebbero risolvere con semplicità e si può far funzionare il sistema. Sono arrabbiato perché si sta perdendo tempo a fare riforme che nulla hanno a che fare con la tutela delle parti offese. Sono arrabbiato perché vedo che stiamo perdendo tempo, stiamo facendo delle riforme che rallentano la celebrazione dei processi e l’acquisizione delle prove nelle indagini, stiamo facendo tutto ciò che non serve“. Sono le amareggiate parole del procuratore di Napoli Nicola Gratteri durante la presentazione del suo libro “Il Grifone”, scritto a quattro mani con Antonio Nicaso, in un evento tenutosi a Galatro, in provincia di Reggio Calabria.
Il magistrato, intervistato sui temi caldi della giustizia dai giornalisti Michele Albanese e Consolato Minniti, lancia un messaggio esplicito ai politici nazionali e locali prendendo spunto dalla riforma Nordio e Cartabia: “Quando fate delle riforme, calatevi nella realtà. Da 50 anni sento dire da certa gente che bisogna andare nelle periferie, ma andate anche una sola volta sola per sbaglio nelle periferie. Poi magari usate il navigatore se non siete in grado di rientrare”.
E si rivolge al pubblico: “Noi cittadini, però, non dobbiamo perdere la pazienza. Dobbiamo essere fermi, determinati, continuare a parlare, a denunciare, a non voltarci nella parte, perché è una cosa che ci riguarda. Ormai abbiamo provato di tutto: nel governo dei migliori c’erano tutti i partiti tranne Fratelli d’Italia, adesso c’è un governo con Fratelli d’Italia, quindi nessuno può dire che non c’entrava dalla riforma Cartabia a oggi. Tuttavia, dobbiamo continuare in modo democratico a protestare, a denunciare, a non assuefarci. Qualcuno un giorno risponderà“.
Gratteri ribadisce la sua posizione critica sulla riforma Nordio, in merito all’uso delle intercettazioni e all’abolizione dell’abuso d’ufficio: “Non avete idea di quante intercettazioni non possiamo utilizzare, è una cosa incredibile tutto questo proliferare sul piano normativo. A cosa serve? Dov’è l’urgenza? Dicono che abbiano abolito l’abuso d’ufficio perché il sindaco ha paura della firma. Spiegatemi quale firma mette il sindaco. Cos’è che firma il sindaco? È il tecnico del Comune che firma gli atti – aggiunge – Sostengono anche che per il 95% degli indagati tutto viene archiviato. Non dicono che quel 95% viene assolto, il che vuol dire fare il processo. In realtà, fino alla settimana scorsa c’erano 4mila condannati per abuso d’ufficio, quindi oggi abbiamo fatto un colpo di spugna per loro”.
E sottolinea: “Ma qual era la fretta di abolire questo reato? Dice il ministro Nordio che anche i sindaci del Pd lo hanno chiesto. Ma a me che interessa? Siccome lo hanno chiesto i sindaci del Pd, dobbiamo cancellare il reato? A parte che il sindaco non compie atti amministrativi, ma ipotizziamo che debba firmare un atto e abbia un dubbio serio: ci sono 3mila soluzioni, perché può nominare come consulente un avvocato amministrativista o chiedere appuntamento al prefetto o consultare il viceprefetto. La verità è che, come sempre, il potere non vuole essere controllato e quindi si è disposti a buttare il bambino con l’acqua sporca”.
Nel finale del dibattito, il procuratore ha un botta e risposta con il giornalista Albanese che lo incalza su cosa si debba fare in Calabria. “Non voglio dare risposte politiche – risponde il magistrato – non voglio fare regali a nessuno, perché nessuno li merita. Si dice che i giovani scappano dalla Calabria ma mi spiegate a cosa servono qui 3 facoltà di giurisprudenza? Ve lo dico io a cosa serve: a far laureare ogni mese 300 giovani che poi vanno via, quindi gli stiamo dando il passaporto per lasciare questa regione. Cosa possono fare in Calabria 300 laureati in giurisprudenza? E non fai neppure una università sul turismo?“.
E conclude: “Quando si fa programmazione, bisogna anche pensare cosa serve da qui a 10 anni, devi avere una visione. Per fortuna a Reggio Calabria c’è una facoltà importante come quella di Agraria, che serve per fare agricoltura biologica intelligente e competitiva per l’esportazione. Questo vuol dire pensare al futuro della Regione, altro che la sagra della melanzana“.