Immaginiamo l’acquisto più costoso nella storia di un club che non sappia nemmeno quali siano i colori sociali del suddetto, né dove si trovi, tanto meno in quale campionato giochi. Perché lui in quel club non vi ha mai messo piede. E’ la storia di Sávio Moreira de Oliveira “Savinho”, colpo di mercato estivo del Manchester City, che lo ha prelevato per 25 milioni di euro (che possono salire fino a 40 con i bonus) dal Girona, squadra con la quale la passata stagione ha fatto fuoco e fiamme nella Liga. Qualche dato? Primo per dribbling riusciti (104) davanti a Nico Williams, Isco e Yamine Lamal; terzo per assist (10); primo tra gli attaccanti per palloni recuperati (98) e primo per passaggi ricevuti attaccando la profondità (372), anche in questo caso davanti a Yamal, ai fratelli Williams e alla coppia del Real Rodrygo-Vinicius Jr.
Numeri che raccontano di un giocatore non solo dotato di grandi qualità tecniche, ma anche disciplinato e maturo in ogni fase di gioco. Si tratta quindi di un trasferimento assolutamente logico, con l’unica anomalia rappresentata dal prezzo, piuttosto basso sia per gli standard di spesa del Manchester City che per i parametri di un giocatore tra i migliori in assoluto dell’ultima Liga. Del resto, però, Manchester City e Girona condividono lo stesso proprietario, la holding City Football Group (CFG), quindi non sarebbe nemmeno il caso di scomodare il termine trattativa per definire i colloqui che hanno portato il brasiliano al cambio di casacca.
Il “contenitore vuoto” del City Football Group: acquistare, sviluppare e vendere
Savinho è arrivato in Europa nel luglio 2022 dall’Atletico Mineiro, ed è stato pagato 6.5 milioni dai francesi del Troyes. All’epoca ancora militante in Ligue 1, nel club della città capoluogo del dipartimento dell’Aube Savinho non ha mai messo piede, finendo prima in prestito al Psv Eindhoven, giocando pochissimo a causa di una serie di problemi fisici, quindi al già citato Girona. Anche il Troyes appartiene alla galassia del CFG, e quindi ecco la spiegazione all’anomalia del giocatore più costoso della storia del club mai sceso in campo con la squadra. Perché di fatto il Troyes è un contenitore vuoto, utile solo a smistare i giocatori secondo le esigenze dei proprietari: prima in Olanda, perché è noto a tutti come la Eredivisie sia una delle migliori palestre d’Europa, specialmente per i giocatori provenienti da altri continenti; quindi nella Liga, dove è possibile testarsi in una competizione di alto livello, in una squadra con ambizioni, e ottenere le prime indicazioni sulle proprie reali potenzialità. Club come il Troyes sono solo un parcheggio, visto che non hanno obiettivi né (volutamente) spessore tecnico, e infatti nei due anni di ascesa di Savinho dall’Olanda alla Premier League la squadra francese è retrocessa due volte, evitando quest’anno di iniziare dalla terza divisione solo grazie al fallimento del Bordeaux.
Savinho è il simbolo di un ecosistema deviato, ma pienamente legale, creato dal City Football Group, attraverso il quale da un lato vengono aggirate regole sgradite (ad esempio quelle imposte dalla Brexit), ottenendo dall’altro grandi vantaggi sul mercato rispetto alla concorrenza. Come possono le società meno facoltose contrastare una simile rete globale, con squadre di proprietà presenti a ogni livello nelle quali smistare una miriade di talenti in erba tra cui ci si augura di trovare il nuovo Messi o il nuovo Haaland? Una rete che porta vantaggi economici, fiscali e sportivi. Un sistema nel quale i meno tutelati tra tutti risultano essere proprio i calciatori, che una volta entrati nella rete perdono di fatto la possibilità di decidere e controllare la propria carriera. Nel caso di Savinho, ovviamente, la storia è a lieto fine. Lui rappresenta il prodotto finale del sistema CFG, il grande talento coltivato in casa e formato con la giusta esperienza per poter ambire a una maglia nella squadra di punta della flotta, il Manchester City.
Per decine di altri colleghi non andrà così. Quest’anno lo Sparta Rotterdam ha accolto in prestito il centrocampista brasiliano Metinho, secondo acquisto più costoso nella storia del Troyes, con il quale almeno qualche partita l’ha disputata, e reduce da un primo prestito nella B belga, al Lommel, altra società del gruppo City per un’altra storia di mercato quasi kafkiana. Lo schema insomma è chiaro. Si tratta di situazioni più o meno riconducibili a unico concetto: ricche proprietà pronte e capaci di piegare le regole a proprio favore. Con il risultato che molti giovani calciatori rimangono intrappolati nella piramide delle multiproprietà e hanno poco o nessun controllo sulla propria carriera. Sono trattati come prodotti da acquistare, sviluppare e vendere a scopo di lucro, indipendentemente dalle proprie aspettative e dai propri desideri. Basta la promessa che un giorno, se saranno abbastanza bravi, giocheranno in una delle squadre più forti del mondo. Una promessa che sarà stata sicuramente fatta a Cavan Sullivan, il ragazzo che ha tolto a Freddy Adu il primato del più giovane debuttante di sempre (14 anni e 293 giorni) nella storia delle Major League Soccer americana. Un paio di mesi questo teenager ha firmato il suo primo contratto con il Philadelphia Union. Contiene una clausola che prevede il suo passaggio al Manchester City una volta compiuti 18 anni.