Una “strage dimenticata”, senza nessun colpevole. Ma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda con un messaggio i 50 anni dell’attentato al treno Italicus, che provocò 12 morti e 48 feriti con parole forti e non equivocabili parlando di “matrice fascista” e ricordando un eroico ferroviere.

“Cinquant’anni fa la strategia terroristica che mirava a destabilizzare la Repubblica colpì il treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro, seminando morte e dolore. Era un convoglio diretto in Germania, affollato di viaggiatori, molti dei quali migranti che tornavano al lavoro. Undici passeggeri morirono nell’incendio che seguì l’esplosione. La dodicesima vittima fu un ferroviere, Silver Sirotti, medaglia d’oro al valor civile per il suo eroismo: perse la vita salvandone molte altre. La sua generosità, unita a un grande coraggio, costituisce una testimonianza imperitura di quei valori di umanità e solidarietà, che gli assassini e i loro complici volevano sradicare – si legge nella dichiarazione del capo dello Stato”.

All’1.23 della notte di domenica 4 agosto 1974 una bomba esplose sul treno Roma-Monaco con 342 persone a bordo – nel tratto di transito a San Benedetto Val di Sambro, sull’Appennino bolognese – causando 12 morti e 48 feriti. La strage fu rivendicata da Ordine Nero, ma i processi non sono riusciti ad attribuire la responsabilità. Le vittime avevano fra i 14 e 70 anni e come per il massacro della stazione c’erano anche turisti stranieri. Tra i morti il 25enne forlivese Silver Sirotti, medaglia d’oro al valore civile, controllore che non doveva nemmeno essere in servizio quella notte. Fu tra i primi a soccorrere i passeggeri nella carrozza colpita, la quinta, sventrata quasi all’uscita dalla lunga galleria dell’Appennino toscoemiliano, e morì sopraffatto dal fuoco e dal fumo.

“Nel giorno dell’anniversario – sottolinea Mattarella – rinnoviamo i sentimenti di vicinanza e condivisione della Repubblica ai familiari delle vittime e ai tanti feriti. Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell’estrema destra italiana, di cui la strage dell’Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili. La società italiana e le sue Istituzioni seppero respingere quell’attacco alla convivenza civile grazie alla forza e alla coesione dell’unità della comunità nazionale, fondata sui principi della nostra Costituzione”.

Il treno era partito dalla stazione di Roma Tiburtina alle 20.35, era transitato da Firenze Santa Maria Novella a mezzanotte e mezzo. Al momento dello scoppio – se l’ordigno fosse esploso più all’interno, il numero delle vittime sarebbe stato maggiore – avrebbe dovuto essere a Bologna. A bordo, riferì trent’anni dopo Maria Fida Moro, era salito anche il padre Aldo, all’epoca ministro degli Esteri, per raggiungere la famiglia in Trentino, ma prima che il treno partisse fu fatto scendere “per firmare carte importanti”.

Per l’anniversario è arrivato una dichiarazione del presidente del Senato, Ignazio La Russa, su Facebook. “È con profonda commozione che ricordiamo la terribile strage dell’Italicus, avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974. Un ordigno fatto esplodere mentre il treno viaggiava sulla linea ferroviaria Bologna-Firenze, nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro provocò la morte di dodici persone. A distanza di 50 anni da questo attentato di matrice neofascista – come stabilito dalla Corte di Cassazione – rinnoviamo il nostro dolore e ci stringiamo alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti per una ferita che resta ancora aperta“.

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