Disordini e violenze in aumento nel Regno Unito dopo la strage di bambine avvenuta lunedì scorso a Southport, vicino a Liverpool, attribuita al raptus di un 17enne. Nuovi scontri con la polizia sono esplosi a Sunderland, città industriale del nord-est, per opera di circa 200 rivoltosi, prevalentemente uomini bianchi, alcuni con teste rasate, riporta l’Ansa. Dimostrazioni violente anche a Hull, Liverpool, Bristol, Manchester, Stoke-on-Trent, Blackpool e Belfast. I disordini rappresentano anche la prima sfida al governo laburista di Keir Starmer, nato dalle elezioni del 4 luglio, e alla destra tradizionale Tory, in crisi e in cerca di un nuovo leader. Oltre 147 persone sono state arrestate in tutto il Paese dopo che le dimostrazioni organizzate da gruppi di estrema destra e sfociate in scontri e saccheggi, ha annunciato Ben-Julian Harrington del Consiglio nazionale dei capi della polizia, in un comunicato in cui ha anche lanciato un avvertimento: “Le squadre di intelligence, i detective e gli agenti di quartiere stanno lavorando 24 ore su 24 per identificare e arrestare le persone coinvolte. E sia chiaro: se non hanno ancora bussato alla vostra porta, arriverà il vostro momento”. Lo stesso Starmer ha garantito che i rivoltosi di estrema destra “si pentiranno” di aver partecipato ai violenti disordini.

Secondo le autorità, dietro agli scontri ci sarebbe una strumentalizzazione dei recenti fatti di sangue, organizzata da gruppi dell’ultradestra islamofoba e anti-immigrazione come l’English Defence League (EDL), che hanno diffuso fake news online sull’identità dell’accoltellatore di Southport, falsamente indicato come un migrante o un musulmano. Non a caso, i manifestanti a Sunderland hanno preso di mira una moschea locale come primo bersaglio immotivato. Gli agenti della Northumbria Police, chiamati a presidiare la moschea, sono stati colpiti da pietre, mattoni e lattine di birra. I tafferugli sono poi degenerati con saccheggi di negozi, veicoli distrutti o incendiati, un commissariato attaccato e un edificio incendiato. A Liverpool circa mille manifestanti anti-immigrazione, alcuni dei quali urlavano insulti islamofobi, sono stati affrontati da contro-manifestanti antifascisti radunati vicino alla stazione di Lime Street all’ora di pranzo. La polizia in tenuta antisommossa ha lottato per tenere separate le due parti e sono stati chiamati rinforzi per cercare di mantenere l’ordine. Gli scontri sono proseguiti fino all’alba di oggi, 4 agosto. “Coloro che hanno adottato questo comportamento non portano altro che vergogna a se stessi e a questa città”, ha detto il vice capo della polizia locale Jenny Simms.

Il bilancio provvisorio è di diversi poliziotti feriti, tre dei quali ricoverati in ospedale, e una decina di arresti. L’allarme resta elevato, temendo un’estate di tumulti fuori controllo, mentre vari dipartimenti di polizia sono mobilitati per ulteriori eventi previsti nel weekend in diverse città, inclusa Londra, dove gli estremisti di destra intendono tornare in strada sotto la bandiera della “protesta contro l’immigrazione”, minacciando scontri con i partecipanti a una parallela marcia filo-palestinese per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. La comunità musulmana, forte di milioni di cittadini nel Regno Unito, manifesta preoccupazione e chiede protezione. Il governo laburista, sotto la guida moderata di Starmer, minimizza la matrice delle violenze post-Southport come “teppismo“, promettendo una linea dura simile a quella usata dall’amministrazione Tory di Margaret Thatcher per sradicare i fenomeni di brutalità degli hooligans negli stadi di calcio.

Il primo ministro, ex procuratore della Corona, ha parlato della creazione di un coordinamento di polizia ad hoc e ha promesso “tolleranza zero” anche di fronte alla “tempesta di disinformazione che sta istigando i crimini” dei violenti, avvertendo i social media che non ci sarà una zona franca online per chi “non rispetta la legge”. Questo avvertimento è rivolto a influencer e figure del nazionalismo più radicale, come Tommy Robinson, che hanno diffuso teorie della cospirazione sulle bambine uccise, nonostante l’identificazione dell’aggressore 17enne come Axel Rudakubana, cittadino britannico nato a Cardiff da genitori ruandesi, non musulmano e senza legami noti con ambienti islamici. Inoltre, è un riferimento polemico ai “populisti in giacca e cravatta” come Nigel Farage, accusato di aver seminato dubbi sull’esclusione del movente terroristico sia a Southport che in altri accoltellamenti.

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