“La nostra scelta di andare all’estero non è stata contro il nostro Paese ma un test per uscire dalla nostra zona di comfort”. La storia di Lorenzo e Pio parte dalla Puglia, passa da Lisbona e arriva a Milano. Per il momento. I due gemelli Fiorito, 28 anni, originari di un comune di novemila abitanti nel basso Salento, dopo una laurea alla Cattolica in economia e marketing, nel 2017 si sono trasferiti a Lisbona per accettare un posto in Meta. Per poi tornare in Italia. “Siamo andati via il giorno in cui abbiamo saputo di non aver superato le selezioni per la laurea magistrale nell’università dove ci siamo laureati”, ricordano al ilfattoquotidiano.it. Senza rivalsa. “Il desiderio era quello di arricchire il nostro percorso con un’esperienza in un Paese diverso e con degli standard lavorativi più in linea con le nostre esigenze”.

Con un application online i due gemelli iniziano a lavorare nel settore marketing e social media di Meta a Lisbona, trovando un ambiente completamente nuovo rispetto all’Italia. Età media molto bassa e clima aziendale disegnato sulle esigenze del lavoratore. In Portogallo il lavoro “non è il protagonista assoluto della vita di una persona: abbiamo sempre respirato la rilassatezza e il cosiddetto work-life-balance”. Se il primo giorno per Lorenzo c’erano dubbi sulla scelta di accettare la nuova posizione, con il passare del tempo si è convinto grazie alle opportunità di crescita che gli si prospettavano davanti. “È un ambiente così internazionale che non ti senti mai straniero. Capisci che può solo essere un’esperienza che ti arricchirà profondamente”.

Il lavoro in Portogallo, insomma, è molto rilassato: avverti meno stress e ansia da prestazione, aggiunge Pio. “Se il mio turno finiva alle 19, alle 19.01 dovevo essere fuori dall’ufficio, magari con un birra a guardare un bellissimo tramonto da un miradouro portoghese in compagnia di persone che dieci minuti prima nemmeno conoscevi”. Un clima fantastico per un ragazzo di 23 anni. A Milano invece si respira business, continua, “in metro, al ristorante, nei weekend, il primo argomento è sempre il lavoro”. Un malus? Non necessariamente: “Esistono fasi della vita e fasi della vita lavorativa e se hai un tuo progetto Milano ti può dare tante possibilità di crescere”.

Cosa ha spinto nel 2019 i due fratelli a tornare e perché hanno scelto proprio il capoluogo lombardo? Qui arriva una risposta secca: i contatti. “Milano è una città frizzante, in cui se sei in procinto di creare qualcosa troverai sicuramente decine di persone interessate a conoscerti. Iniziare un business in una cultura che conosci, nella tua lingua e in un ambiente così dinamico ti dà sicuramente una spinta molto grande. Abbiamo riscoperto Milano come città del fare e ci ha conquistato”. Una situazione opposta rispetto a quanto avvenuto durante il periodo universitario quando, appena arrivati dal Salento, “ho toccato con mano il gap che esiste tra i ragazzi del Nord e quelli del Sud in termini di opportunità avute”, ricorda Pio.

Oggi la loro società conta 20 dipendenti, fornisce consulenza specializzata a startup e servizi di data management e data strategy. In più è stata recentemente lanciata una nuova piattaforma in grado di ottimizzare al massimo l’analisi dei dati per disegnare, spostare e arricchire i dati grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. Nel 2023 il fatturato di Dataz è stato di un milione e 620 mila euro, nel 2024, dicono, supererà i tre milioni. “Il nostro lavoro si differenzia molto – spiega Pio –. Mio fratello (Lorenzo) gestisce tutte le fasi interne ed è a stretto contatto con il team operativo; io mi occupo di relazioni e crescita del business”. Il tema dell’ufficio inteso come ambiente lavorativo è centrale nella concezione dei due founder pugliesi: “In Dataz abbiamo sempre avuto smart working libero, ferie libere e orari di inizio e fine lavoro flessibili. Crediamo – aggiungono – che l’azienda debba creare innanzitutto un ambiente positivo per le persone che ci lavorano e abbiamo la fortuna di avere l’ufficio in un coworking molto stimolante in cui siamo a stretto contatto con le migliori realtà digitali Italiane”.

Nel 2023 Pio e Lorenzo sono stati entrambi inclusi nella lista dei migliori 100 under 30 in Italia secondo Forbes, per la categoria marketing & advertising. “Eppure siamo europeisti convinti – continuano –. Crediamo che il futuro delle aziende sia quello di guardare agli altri Paesi, riuscire a scalare internazionalmente e confrontarsi in diversi mercati”. Insomma, l’Italia è stata un’ottima base di partenza. Ma non finisce qui. Il nostro Paese, anzi, dovrebbe investire molto di più in ricerca e istruzione, aggiungono, in un contesto in cui, fuori dai nostri confini “si va già a velocità doppia rispetto a noi”. “Stiamo entrando in un’era quantica, in cui le tecnologie e le innovazioni crescono a ritmo esponenziale. Per i giovani, oggi, le opportunità sono più alte dei rischi. Un Paese come il nostro può posizionarsi come hub digitale, tecnologico e di ricerca a livello europeo, ma occorre una politica che sia lungimirante”. Dopo Ruffano, in provincia di Lecce, Lisbona e Milano, i due fratelli Fiorito dove si immaginano tra dieci anni? “Sicuramente all’estero – rispondono –, facendo cose molto diverse rispetto a quelle che stiamo facendo ora. Non è ancora il momento di fermarsi alle prime buone idee avute, bisogna costruire su queste basi e andare avanti”.

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