L’anno scorso fu Marcello De Angelis, allora portavoce del governatore del Lazio, a sostenere incredibilmente l’innocenza dei terroristi neri condannati per la strage di Bologna, oggi in una intervista a La Stampa Federico Mollicone, deputato di FdI e presidente della Commissione cultura alla Camera, come fece De Angelis poi costretto alle dimissioni, attacca i giudici sostenendo che le sentenze sono frutto di “un teorema politico per colpire la destra”. Sostiene l’esponente del partito della premier Giorgia Meloni di “aver letto le carte”, ma nell’intervista non entra mai nel merito né dei verdetti passati in giudicato, per gli ex Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, né per le sentenze di appello, entrambe con pena all’ergastolo, per il quarto Nar – Gilberto Cavallini – e per Paolo Bellini, ex killer di ‘ndrangheta e terrorista di Avanguardia Nazionale.

“Era chiaro dall’inizio del processo a Bellini, criminale conclamato e collaboratore dei servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l’obiettivo di parte della magistratura fosse – sostiene Mollicone – quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana”- Ma il deputato si spinge anche oltre: “Si cerca di creare un teorema come è accaduto a Berlusconi per decenni facendolo diventare addirittura il referente della mafia”.

Così dicono davvero le sentenze e gli atti – In realtà se avesse letto davvero e a fondo gli atti saprebbe che di fatto Fioravanti “confessò” la strage e che i verdetti sono granitici nonostante gli imputati abbiano sempre respinto la responsabilità: 85 morti e 200 feriti sotto le macerie e la polvere della sala di seconda classe della stazione. Un “delitto inconfessabile” come disse il sostituto procuratore generale di Bologna, Nicola Proto, nel chiedere la conferma del fine mai per Bellini. Mollicone racconta che la moglie di Bellini cambiò versione: prima disse che il marito era a Rimini alle 9 del mattino poi ha dichiarato che arrivò all’ora di pranzo: vero. Ma vale la pena ricordare che i due all’epoca erano spostati e la nuova testimonianza, ritenuta attendibile, non è la prova regina, ma una dichiarazione che si sposa con i fotogrammi di un filmato in cui un uomo dagli identici tratti di Bellini compare alla stazione di Bologna. La donna, vedendo l’immagine, ha soltanto confermato quelle che si vedeva.

L’intercettazione – Ma c’è non solo questo: è proprio Bellini, arrestato l’anno scorso per le minacce all’ex moglie e al giudice che ha firmato la prima sentenza, che fa comprendere che le dichiarazioni precedenti erano una copertura, una bugia. Agli del processo c’è infatti l’intercettazione ambientale del 26 giugno 2023 nella quale il killer, riferendosi all’ex moglie Maurizia Bonini, dice “d’accordo per 40 anni poi adesso non mi copre più, perché io non la copro più“. Frase captata tre giorni prima dell’arresto, in estate, dell’ex terrorista dalla Procura di Firenze che indaga sulle stragi del 1993.

L’altra intercettazione – Su Bellini c’è poi un’altra intercettazione importante agli atti: quella del 18 gennaio 1996, in cui l’ex leader veneto di Ordine nuovo, Carlo Maria Maggi, parla di un “aviere” coinvolto nell’attentato del 2 agosto 1980. L’ex capo di Ordine Nuovo, condannato per la strage di Brescia e deceduto, parlando con il figlio disse di essere a conoscenza della riconducibilità dell’attentato alla banda Fioravanti (Valerio, ndr che insieme a Francesca Mambro e Luigi Ciavardini sono stati condannati in via definitiva) e che all’evento partecipò un “aviere“, che portò la bomba. Nome con cui nell’ambiente della destra eversiva era appunto conosciuto Bellini.

Le reazioni – Le affermazioni di Mollicone sono “assurdità” – dice all’Ansa Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime – Non so se Mollicone parla per tutto il partito ma se sono queste le loro teorie siamo alla negazione della verità. Allora si capisce perché la Meloni si scaldi così e non mantenga un assetto normale” sul 2 agosto, rincara Bolognesi dopo la reazione della premier al suo intervento per la commemorazione dei 44 anni dalla strage.

Bolognesi: “Stanno venendo allo scoperto” – “Quando ho letto l’intervista stamattina mi sono cadute le braccia – sottolinea Bolognesi – Ma non sono avvilito, stanno venendo sempre di più allo scoperto. Vuoi negare tutto? Nega tutto, ma non dire che io ho fatto affermazioni assurde, perché mi sono basato sui testi e sulle sentenze uscite dai tribunali italiani. Che fai, arresti tutti i giudici? Fai una retata? Uno resta frastornato da tutto questo. Ci sono voluti 44 anni per avere tutto quanto chiaro e ora Mollicone riporta indietro l’orologio della storia a 44 anni fa”. L’onorevole preannuncia un’interrogazione al ministro della Giustizia. “Dovrebbe farla alla Meloni – replica Bolognesi – potrebbe essere più preparata di Nordio su tutta la strage di Bologna”.

Bonaccini (Pd): “Meloni cacci Mollicone, sua presenza in Parlamento uno schiaffo” – “Le parole di Federico Mollicone, parlamentare di FdI, sono di una gravità inaudita. A fronte di sentenze passate in giudicato, che hanno inequivocabilmente individuato la matrice fascista della strage della stazione di Bologna, Mollicone ribalta la storia e sovverte i fatti, denunciando pubblicamente gli stessi atti della magistratura. Davanti a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia contro tutto e tutti, non spetta più a noi smentirlo, ma direttamente a Giorgia Meloni – dice Stefano Bonaccini, presidente del Pd ed europarlamentare, già presidente dell’Emilia-Romagna – La presenza di Mollicone nell’aula di Montecitorio è già in sé uno schiaffo alla dignità del Parlamento e la sua permanenza alla presidenza di una commissione autorevole come quella della Cultura e dell’istruzione della Camera è impossibile. Se Meloni non lo toglie da lì e non lo caccia dal suo partito significa che ne condivide le affermazioni eversive. Saremmo allora di fronte a un problema decisamente più grave”.

Le altre reazioni – Moltissime le reazioni alle parole del deputato. “Federico Mollicone abbiamo purtroppo imparato a conoscerlo come presidente della commissione Cultura della Camera, un ruolo che troppo spesso interpreta con metodi poco democratici. Noi del Movimento 5 Stelle – afferma in una nota il capogruppo del M5S in commissione Cultura alla Camera Antonio Caso- altresì, lo ricordiamo bene perché egli fu tra gli aggressori del nostro collega Leonardo Donno, mentre quest’ultimo voleva consegnare un tricolore nelle mani del ministro Calderoli. La sua intervista di oggi alla Stampa supera il limite: un mix di complottismo e revisionismo storico sulla strage di Bologna che offende la memoria delle 85 vittime che persero la vita in quell’attentato di matrice neofascista. La premier Meloni e il ministro Nordio prendano subito le distanze dai deliri di Mollicone, altrimenti dobbiamo credere che li condividano. Il che sarebbe ancor più grave”.

“Un giorno piagnucolano perché i familiari delle vittime delle stragi del terrorismo fascista e le altre forze politiche democratiche denunciano le ambiguità e l’ipocrisia della destra attualmente al governo su quella drammatica stagione eversiva che ha vissuto la democrazia del nostro Paese, e i loro troppi rapporti nostalgici con il Ventennio. Il giorno dopo ci pensa l’on. Mollicone a mettere tutto a posto” afferma Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra. “E lo fa con un’intervista – prosegue il leader di SI – che è un insulto alle vittime delle stragi, un insulto alla magistratura italiana, un insulto alla verità e alla storia del nostro Paese. Uno così non può stare in minuto di più a presiedere una commissione del nostro Parlamento, figuriamoci la commissione Cultura”.

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