Non solo il boom di firme (digitali e ai banchetti) e non solo le quattro Regioni di centrosinistra che hanno fatto richiesta di referendum abrogativo, ora la Regione Puglia ha deciso di impugnare la legge contro l’autonomia differenziata. Così, alle già oltre 600mila firme che arriveranno dai comitati, si aggiunge l’iniziativa del presidente dem Michele Emiliano che, per primo, ha deciso di ricorrere alla Consulta contro la legge del ministro leghista Roberto Calderoli. Una mossa che arriva dopo l’impasse del consiglio regionale pugliese che non ha potuto approvare la delibera referendaria per un errore contenuto nell’atto, lasciando dunque a quota quattro i consigli regionali che hanno chiesto il referendum (Campania, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna), uno in meno di quanto è necessario per proporre l’abrogazione della legge.

La mossa pugliese – Emiliano ha annunciato così di aver deciso di impugnare la legge sull’autonomia dinanzi alla Corte Costituzionale, “per lesione della sfera di competenza delle Regioni”, e di aver affidato l’incarico a un noto costituzionalista, il professor Massimo Luciani. La Costituzione – spiega la Regione Puglia – “prevede la possibilità che siano attribuite ‘ulteriori forme e condizioni particolari di autonomià alle Regioni a statuto ordinario, e non certo la possibilità, invece prevista dalla legge Calderoli, del trasferimento di tutte le funzioni concernenti tutte le ventitré materie contemplate dall’art. 117 della Costituzione, così perpetrando una palese violazione dei princìpi fondamentali di unità e indivisibilità della Repubblica”. Secondo la Regione “tale violazione si riverbera inesorabilmente sull’ordinamento regionale e sui princìpi supremi di eguaglianza tra i cittadini nell’esercizio dei diritti e nell’assolvimento dei doveri fondamentali”. Inoltre, “la concessione di maggiori spazi di autonomia, per come realizzata, determinerebbe l’erosione delle risorse che lo Stato impiega per finanziare il fondo perequativo per le Regioni con minori capacità di spesa, impedendo così di finanziare specifici interventi di sviluppo economico e coesione sociale per contrastare gli svantaggi tra territori”. Un’iniziativa quella di Emiliano promossa, dunque, per “tutelare i cittadini italiani e l’unità stessa del nostro Paese nel rispetto dei principi sanciti dai nostri padri costituenti” perchè, viene fatto notare, l’autonomia differenziata assegna maggiori competenze alle Regioni che però devono provvedere con le risorse prodotte nel loro territorio ai propri bisogni e questo, secondo i detrattori, metterebbe a rischio le aree del Paese storicamente meno ricche, ovvero quelle del Sud.

Zaia difende la legge – Il leader leghista Matteo Salvini ha evitato di entrare nel merito e ha tagliato corto: “Ogni referendum è il benvenuto: ci vediamo a settembre”, ha detto. Chi invece ha difeso la legge è il presidente del Veneto Luca Zaia, capofila delle Regioni che invece scommettono e hanno già chiesto l’autonomia su alcune materie: il vero ‘spacca Italia’ per lui, è proprio il referendum. “Se dici alla gente che la loro vita cambierà in peggio, che è un progetto studiato a tavolino per far fuori il Sud, è normale che la gente sia diffidente”, ha dichiarato al Corriere della sera. “Il centrodestra ha approvato la legge Calderoli e imposto di definire i Lep invocati da anni. Ma la narrazione che fa rabbia è quella degli avversari, che è francamente inaccettabile e una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini. Dalla stessa bocca io sento dire, in sequenza, che ‘l’autonomia è una scatola vuota’ e che ‘l’autonomia è uno spacca Italia’”. Nelle critiche, aggiunge,”non c’è un merito”, prosegue, “la narrazione è orientata a diffondere inquietudine e paura”.

Le firme – Intanto le cifre sulle firme che arrivano dai banchetti sono sempre più alte: il numero minimo necessario per chiedere il referendum (500mila) è stato superato nel giro di pochi giorni. E ora, il numero di sottoscrizioni finale servirà soprattutto a fare pressione politica sul governo. Tra le prime Regioni per numero di adesioni, ci sono Campania e Calabria. Ad annunciarlo è il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita in una nota: “Le 22.550 firme sottoscritte dai calabresi sulla piattaforma governativa rappresentano l’1,2% della popolazione e solo la Campania con il suo 1,5% fa di meglio. La fonte è del Corriere della Sera. Ovviamente, a queste firme vanno aggiunte quelle cartacee raccolte ai banchetti e che da quel ci risulta sono diverse migliaia”. E ha aggiunto: “Un risultato straordinario che diventa ogni giorno che passa più significativo. L’obiettivo che mi ero permesso di indicare delle 50.000 firme, tra on line e cartacee, sarà sicuramente superato nelle prossime settimane, a testimonianza di una mobilitazione popolare oltre ogni rosea aspettativa. A livello nazionale, dove già registriamo da molti giorni il superamento del quorum delle 500.000 firme, l’obiettivo del milione di firme appare ormai a portata di mano”. E ha chiuso rivolgendosi al presidente di Forza Italia Roberto Occhiuto: “Dispiace molto che il Consiglio regionale della Calabria, davanti a tanta mobilitazione dell’opinione pubblica, non abbia inteso prendere posizione su una questione destinata ad incidere profondamente sul futuro del Mezzogiorno e della nostra Calabria, rinunciando al suo ruolo fondamentale di indirizzo politico”.

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