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Bangladesh, la premier Sheikh Hasina si dimette dopo la rivolta. Il capo dell’esercito annuncia un governo ad interim

Il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina si è dimessa dopo che migliaia di manifestanti avevano preso d’assalto la sua residenza nella capitale Dacca. La premier aveva lasciato il palazzo in compagnia della sorella poco prima dell’ingresso dei manifestanti per raggiungere “un luogo sicuro”. A seguito delle dimissioni di Hasina il capo dell’esercito del Bangladesh, […]

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Il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina si è dimessa dopo che migliaia di manifestanti avevano preso d’assalto la sua residenza nella capitale Dacca. La premier aveva lasciato il palazzo in compagnia della sorella poco prima dell’ingresso dei manifestanti per raggiungere “un luogo sicuro”. A seguito delle dimissioni di Hasina il capo dell’esercito del Bangladesh, il generale Waker-Uz-Zaman, ha annunciato, in un discorso alla nazione diffuso dalla tv di Stato, la formazione di un governo ad interim. Nel frattempo i militari hanno deciso di revocare il coprifuoco indetto dal governo della premier deposta e di far riaprire domani le scuole e le università mentre il presidente Mohammed Shahabuddin ha deciso di liberare dal carcere l’ex primo ministro e leader dell’opposizione Khaleda Zia, nonché le persone arrestate durante le manifestazioni di questi giorni.

L’assalto alla sede governativa – Il canale 24 del Bangladesh ha trasmesso le immagini della folla che entrava nella residenza ufficiale, salutando la telecamera mentre festeggiava. Secondo fonti vicine alla leader, Hasina sarebbe partita senza avere “il tempo di prepararsi”, prima in un corteo di auto, poi trasferita in elicottero. L’assalto arriva dopo un fine settimana di violenze e proteste che ha causato decine di morti. L’esercito aveva risposto con un coprifuoco a tempo indeterminato e le autorità hanno sospeso ancora una volta la connessione internet mobile per cercare di arginare i disordini. Secondo le ricostruzioni del primo quotidiano in lingua bengalese del paese, negli scontri di domenica hanno perso la vita almeno 95 persone, tra cui almeno 14 poliziotti.

Dimissioni chieste a gran voce – Le dimostrazioni sono iniziate con l’indignazione degli studenti che cercavano di porre fine ad un sistema di assegnazione di posti pubblici e statali ritenuta discriminatoria. Secondo una legge degli anni Settanta, infatti, il 30% degli impieghi pubblici sono assegnati ai reduci della guerra di Indipendenza dal Pakistan. A pochi giorni dall’inizio delle proteste, gli scontri con la polizia e gli attivisti pro-governativi sono degenerati in violenze che hanno causato più di 300 morti. Ciò ha spinto i leader delle proteste e dell’opposizione a chiedere le dimissioni del primo ministro Sheikh Hasina.

Hasina lascia il Paese – Sheikh Hasina ha rassegnato le dimissioni dopo 15 anni al potere. La notizia è stata confermata da funzionari dell’esercito e del ministero degli Affari Esteri, che hanno chiesto l’anonimato perché non autorizzati a parlare con i media. La premier ha lasciato velocemente il Paese ed è arrivata in India. Secondo l’emittente Cnn-News 18, l’elicottero militare con a bordo l’ex premier del Bangladesh, è atterrato ad Agartala, nel nordest del Paese. Hasina, tuttavia, non sarebbe intenzionata a fermarsi e, anzi, sarebbe diretta a Londra. A riferirlo, l’agenzia di stampa indiana Press Trust of India (Pti), che ha citato fonti governative a supporto della notizia. Secondo le fonti, era previsto lo scalo in India prima di raggiungere la Gran Bretagna. I media indiani, tra cui il Times of India, hanno annunciato l’allerta massima emessa dalle autorità indiane lungo il confine con il Bangladesh e la sospensione di tutti i servizi ferroviari che collegano l’India con il Paese in rivolta.

Nel frattempo – lo riferisce Dhaka Tribune -, a Dacca i manifestanti hanno dato fuoco al Bangabandhu Memorial Museum, la ex dimora della famiglia Hasina che ora ospita il museo commemorativo di Mujibur Rahman, il primo presidente del Paese e padre della premier dimissionaria. Non solo, i rivoltosi hanno preso d’assalto anche la residenza del presidente della Corte Suprema, nonché due importanti uffici del partito al potere, la Lega Awami.