Le alte temperature e la mal conservazione del cibo causano infatti la proliferazione di particolari batteri che portano nel giro di 16-24 ore dall’assunzione all’intossicazione
Sono un fulmine a ciel sereno, talmente devastanti che possono mettere KO per giorni interi. Le intossicazioni alimentari, il cui rischio troppo spesso viene sottovalutato, sono i principali nemici delle vacanze. In estate sono molto comuni: le segnalazioni possono arrivare addirittura a triplicarsi secondo il Codacons. Perché da un lato le alte temperature aumentano la proliferazione dei batteri, dall’altro aumentano le occasioni di contaminazione, tra picnic all’aria aperta, street food e quant’altro. “E’ assai frequente nelle località di villeggiatura anche italiane vedere cibi e bevande in vendita al pubblico lasciati ore e ore sotto al sole cocente”; spiega Francesco Tanasi, giurista e segretario nazionale del Codacons. “Ma se nella preparazione o conservazione degli alimenti si trascurano le norme igieniche e le corrette procedure per il mantenimento degli alimenti e delle bevande, il rischio di intossicazioni per i consumatori – continua – aumenta in modo esponenziale. Un pericolo che costituisce anche un vero e proprio reato, in quanto chi mette in vendita cibi contaminati incappa nell’art. 444 del codice penale”. Per questo il Codacons chiede alle forze dell’ordine di svolgere controlli a tappeto presso gli esercizi commerciali, volti a garantire il corretto mantenimento di cibi e bevande e ridurre i rischi per i consumatori.
Ma i pericoli sono sia in casa che fuori. I cibi a più alto rischio di intossicazione se mal conservati in estate sono carne, salumi, insalata e verdura già porzionata, latticini, frutta, uova e maionese, oltre ai frutti di mare. Le alte temperature e la mal conservazione del cibo causano infatti la proliferazione di particolari batteri che portano nel giro di 16-24 ore dall’assunzione all’intossicazione. Tra i batteri più diffusi c’è l’Escherichia coli che può dare infezioni che si manifestano con diarrea, vomito e crampi allo stomaco. In rari casi può portare alla sepsi e essere addirittura fatale. Le fonti più comuni di questa infezione sono la carne cruda o poco cotta, frutta e verdura, o il contatto con materiale fecale di animali o persone attraverso cibo o acqua contaminati. La Salmonella è invece causata dal consumo di pollo e carne poco cotti o a uova, verdure e frutta infette. Anche lo stafilococco, molto comune in questo periodo, può diventare un problema: si trasmette anche quando il cibo è cucinato da una persona infetta ed è molto più frequente con pollame, carne e latticini anche se in casi rari può essere preso anche con panini, prodotti da forno e insalate. Da non sottovalutare anche listeria, motivo per il quale le donne incinte non dovrebbero mangiare formaggi a pasta molle e salumi, oltre che meloni e frutti di mare. Infine non bisogna dimenticare il Clostridium botulinum, batterio che causa il botulismo.
“I sintomi dell’intossicazione alimentare variano a seconda della sostanza ingerita e del quantitativo”, si legge sul sito dell’Humanitas. “Possono manifestarsi disturbi di tipo gastrointestinale (come vomito, dissenteria, dolori addominali), ma anche secchezza a livello della bocca, difficoltà a comunicare, visione doppia, difficoltà a deglutire, tachicardia o problemi cutanei (rossore, orticaria). Spesso sono presenti anche cefalea improvvisa e sudorazione”, aggiunge. Per tutelarsi dai rischi alimentari il Codacons elenca una serie di consigli utili. “A pranzo, specie nei ristoranti che non conoscete, diffidate dei carrelli con cibi freddi, conservati a lungo a temperatura ambiente, specie se con gelatine, creme, maionese, mascarpone, salse e uova”, raccomanda. Poi occhio all’aspetto! “Controllate che non ci sia brina all’esterno delle confezioni surgelate, è indice di un cattivo mantenimento”. sottolinea l’associazione. Si raccomanda, inoltre, di buttare i cibi le cui confezioni presentano un rigonfiamento. “Prestate attenzione, in particolare, ai prodotti freschi come latte, mascarpone, creme…”, sottolinea il Codacons. Un’altra regola è quella di non acquistare bottiglie d’acqua o bibite lasciate sotto i raggi del sole. “Ricordate, infine, che anche le bibite – continua – hanno una scadenza: controllatela! Molti chioschi estivi, per smaltire le rimanenze dello scorso anno, vendono bibite già scadute”. Massima attenzione ai frutti di mare. “Non acquistate pesce e frutti di mare di dubbia provenienza e prendete cozze e vongole solo se contenute in confezioni sigillate e avvolte da una retina di plastica e con un’etichetta che indica peso e scadenza dei frutti di mare”, raccomanda il Codacons.
“Ricordate che i frutti di mare possono essere conservati al massimo per 4 giorni, alla temperatura di 6°C, quindi, in frigorifero. Per il pesce ricordatevi di analizzare sempre anche il colore, l’odore e l’aspetto generale”, aggiunge. Nei bar e nei negozi si consiglia di non acquistare prodotti se il congelatore è stracolmo di roba. “Per una corretta conservazione, infatti, i prodotti non devono mai superare un certo carico. Meglio, poi, i freezer con gli sportelli chiusi (solitamente verticali)”, evidenzia il Codacons. Per quanto riguarda i gelati in spiaggia, a differenza dei cibi congelati, quelli surgelati hanno dei cristalli di ghiaccio più piccoli, microscopici. “Se, quindi, notate che l’alimento ha dei cristalli di ghiaccio più grandi, della brina, questo può essere un sintomo dell’interruzione della catena del freddo”, suggerisce l’associazione. “Insomma, se il gelato perde la sua compattezza e cremosità e diventa come la brina: buttatelo!”, aggiunge. In genere, non bisogna consentire al negoziante di toccare il prosciutto con le mani: esistono le apposite palette. Stesso discorso per un panino al bar o se servono una bibita prendendo il bicchiere dall’alto. “Se poi il negoziante serve i clienti ma sta anche alla cassa, chiamate i vigili!”, dice il Codacons, secondo il quale non bisognerebbe mai acquistare “nessun prodotto deteriorabile da carrettini ambulanti privi di celle frigorifere adeguate alla conservazione degli alimenti”. Un ultimo consiglio? “Denunciate tutte le situazioni anomale alle Forze dell’ordine della zona”, dice l’associazione. “Se nel villaggio turistico o nell’albergo in cui siete contraete una intossicazione alimentare, rivolgetevi al Codacons per chiedere i danni”, conclude.