L'intervista dell'atleta algerina al centro delle polemiche alle Olimpiadi di Parigi: "Non è stata una cosa facile da affrontare affatto. È qualcosa che fa male alla dignità umana".
“Invio un messaggio a tutte le persone del mondo di sostenere i principi olimpici e la Carta Olimpica, di astenersi dal bullismo contro tutti gli atleti, perché questo ha effetti enormi. Può distruggere le persone, può uccidere i pensieri, lo spirito e la mente delle persone. Può dividere le persone”. Imane Khelif – atleta algerina intersessuale e iperandrogina finita al centro della polemica politica per la sua partecipazione ai Giochi Olimpici – lancia il suo personale appello. Vincitrice nei quarti di finale contro la pugile ungherese Luca Anna Hamori, l’algerina è già sicura di conquistare almeno la medaglia di bronzo (non essendo prevista nel programma olimpico la finale per il terzo e quarto posto). Intervistata ai microfoni di SNTV – partner video sportivo di The Associated Press – Khelif ha raccontato la sua attuale esperienza che sta vivendo alle Olimpiadi di Parigi. “Non riuscivo a controllare i miei nervi. Perché dopo il clamore mediatico e dopo la vittoria, c’era un misto di gioia e allo stesso tempo, ero molto colpita, perché onestamente, non è stata una cosa facile da affrontare affatto. È qualcosa che fa male alla dignità umana“.
“Non mi interessa l’opinione di nessuno”
Al centro delle polemiche da diverse settimane. Imane Khelif e Lin Yu Ting sono le atlete più discusse di questi Giochi Olimpici. Erano state escluse dai campionati mondiali femminili del 2023 per non aver soddisfatto i requisiti di idoneità di genere, ma quei test effettuati dall’Iba sono stati fortemente contestati dal Cio, perché basati su parametri che sono cambiati in corsa. Nessuna prova, dunque, che le due pugile abbiano i cromosomi XY propri degli uomini. Semmai, sono due atlete intersex, ovvero iperandrogine: una condizione che nella donna indica una eccessiva produzione di ormoni maschili (androgeni), in particolare di testosterone. Il presidente del Cio Thomas Bach aveva affermato che “non c’è mai stato alcun dubbio” che le due pugili siano donne, dato che sono state cresciute come donne, sono donne nei loro passaporti e hanno gareggiato a lungo come donne. “So che il Comitato Olimpico mi ha fatto giustizia, e sono felice di questa soluzione perché mostra la verità,” ha dichiarato l’atleta algerina. Il caso Angela Carini – atleta azzurra che ha abbandonato il ring contro Khelif dopo una manciata di secondi – non è passato inosservato: prima i social si dividono, e poi la politica entra in gioco (compreso il Cremlino).
L’algerina è sulla bocca di tutti ma come dichiarato, Khelif ha solo un obiettivo in testa: “Non mi interessa l’opinione di nessuno. Sono venuta qui per una medaglia e per competere per una medaglia. Certamente, gareggerò per migliorare e diventare migliore, e se Dio vuole, migliorerò, come ogni altro atleta. Onestamente, non seguo i social media. C’è un team di salute mentale che non ci lascia seguire i social media”. E sulle accuse ricevute: “Questa questione coinvolge la dignità e l’onore di ogni donna e femmina. La popolazione araba mi conosce da anni e mi ha visto boxare nell’IBA che mi ha trattato ingiustamente, ma ho Dio dalla mia parte. Sono in contatto con la mia famiglia due giorni alla settimana. Spero che non siano stati profondamente colpiti. Sono preoccupati per me. Se Dio vuole, questa crisi culminerà in una medaglia d’oro, e quella sarebbe la migliore risposta“.
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