Giustizia & Impunità

“Mattarella ha messo il segreto di Stato sulla strage di Ustica”: la procura di Roma indaga sulle fake news diffuse sui social

Una fake news, nata sui social, diffusa in maniera esponenziale. E che ora è al centro di un’inchiesta della procura di Roma. Piazzale Clodio indaga sulla falsa notizia relativa alla presunta apposizione del segreto di Stato sulla strage di Ustica da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nel fascicolo, coordinato dal procuratore capo Francesco Lo Voi, si ipotizzano le accuse di offesa all’onore e al prestigio del capo dello Stato e di diffusione di notizie false. Un’informativa è già stata depositata a piazzale Clodio dagli investigatori che indagano sul caso e, a quanto si apprende, il messaggio fake sarebbe partito dall’Italia.

La notizia non è solo falsa, ma assolutamente improbabile, dato che come è noto il segreto di Stato è competenza del presidente del consiglio. Lo scorso 30 giugno sul caso era intervenuto anche l’ufficio stampa del Quirinale sottolineando proprio questo aspetto: “Il Presidente della Repubblica non ha alcuna competenza sul segreto di Stato. Il Presidente Mattarella non ha mai pronunciato le parole che gli vengono attribuite” e che “è ignobile e vergognoso far circolare sul web tali menzogne”. Le parole attribuite al capo dello Stato rappresentano una sorta di giustificazione alla decisione di apporre il segreto di Stato su quei documenti: “La verità su Ustica farebbe male“.

Facendo una rapida ricerca su X si scopre che all’origine di questa fake news ci sono gli screen di alcuni titoli di giornale del 21 agosto 2020, che però sono completamente decontestualizzati nei post che li rilanciano. Quei pezzi, infatti, riportano la notizia della segretazione fino al 2029 di alcuni documenti relativi ai rapporti tra la nostra intelligence e quella palestinese nei primi anni Ottanta. Si tratta delle carte conosciute come le note del colonnello Stefano Giovannone, capocentro del Sismi in Libano fino al 1982. Quei documenti, però, erano già “a disposizione di tutti presso la documentazione che riguarda la Strage di Brescia”, come raccontava in quei giorni Eugenio Baresi, già segretario della Commissione Stragi, al quotidiano La Stampa.