Inizierà il 5 novembre il processo per corruzione e finanziamento illecito a carico di Giovanni Toti, ex governatore della Liguria arrestato lo scorso 7 maggio e liberato dopo quasi tre mesi in custodia cautelare ai domiciliari. La giudice per le indagini preliminari di Genova, Paola Faggioni, lo ha rinviato a giudizio accogliendo la richiesta della Procura di procedere con il rito immediato, cioè il passaggio diretto al dibattimento, saltando l’udienza preliminare. Imputati davanti alla Prima sezione penale del Tribunale saranno anche il presunto principale corruttore del politico, il magnate dello shipping Aldo Spinelli, e l’altro presunto pubblico ufficiale corrotto, l’ex presidente dell’Autorità portuale genovese Paolo Emilio Signorini. Il collegio, stabilito mediante tabelle automatiche, sarà composto dai giudici Roberto Cascini, Valentina Vinelli e Riccardo Crucioli: quest’ultimo, pur avendo fama di giudice di destra, è fratello di Mattia Crucioli, ex senatore del Movimento 5 stelle (poi passato ad “Alternativa”) e attualmente consigliere comunale di opposizione a Genova.

Il processo riguarderà la presunta corruzione di Signorini e Toti da parte di Spinelli per sbloccare pratiche amministrative in proprio favore, in particolare relative alle concessioni portuali, nonché un altro presunto accordo corruttivo, quello tra Toti e il gruppo Esselunga: secondo l’accusa, infatti, la catena di supermercati ha finanziato la lista del governatore tramite il pagamento sottotraccia di spot elettorali, in cambio di un intervento per velocizzare l’apertura di alcuni punti vendita. In relazione a questo capo d’accusa, il governatore è stato sottoposto di recente a un’altra misura cautelare, poi revocata insieme alla prima dopo le dimissioni dalla carica. Resta fuori dal processo e sarà stralciato, invece, il filone d’inchiesta aperto nei confronti di Toti e del suo ex capo di gabinetto, Matteo Cozzani, sulla presunta corruzione elettorale legata alla promessa di posti di lavoro in cambio di voti alla comunità originaria di Riesi (Caltanissetta) presente nel quartiere genovese di Certosa: per quelle accuse, infatti, non sono state disposte misure cautelari, uno dei presupposti per poter chiedere il giudizio immediato.

In base alla decisione della gip, la prima udienza si dovrebbe tenere dopo il voto delle Regionali anticipate in Liguria, convocate dopo le dimissioni di Toti e attualmente fissate per il 27 e 28 ottobre (a meno che il governo non decida con decreto di accorparle alle elezioni in Emilia-Romagna e in Umbria, previste per il 17 e 18 novembre). Il dato è significativo perché tra le parti offese individuate dalla gip c’è proprio la Regione Liguria, che quindi, all’apertura del dibattimento, dovrà scegliere se costituirsi parte civile: a decidere però sarà quasi sicuramente ancora la giunta attuale, eletta insieme a Toti e guidata dal vicepresidente facente funzioni, il leghista Alessandro Piana. Entro 15 giorni dalla notifica del decreto di giudizio immediato, inoltre, le difese dovranno decidere se chiedere il giudizio abbreviato o il patteggiamento: gli avvocati di Toti e di Spinelli hanno già detto di voler optare per il rito ordinario, mentre Signorini (l’imputato dalla posizione più difficile, tanto che per lui era stata disposta la custodia cautelare in carcere) potrebbe scegliere l’abbreviato, assicurandosi lo sconto di un terzo di pena previsto per legge. Lunedì intanto anche Spinelli, arrestato insieme a Toti, è potuto uscire dai domiciliari: la misura cautelare è stata convertita nell’interdizione a esercitare attività imprenditoriali per la durata di un anno. Decisiva per la decisione la cessione delle quote di maggioranza della holding di famiglia, la Spininvest, al figlio Roberto (anche lui indagato e sottoposto a interdittiva).

Nel frattempo, in un’intervista alla Verità, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini apre all’ipotesi di uno “scudo” normativo per salvare Toti e altri governatori che in futuro dovessero affrontare le stesse accuse: “Credo sia giusto pensarci”, dice. “A Genova l’invasione di campo di una magistratura politicizzata è stata clamorosa e preoccupante, inaccettabile. È stato liberato solo quando ha scelto di dimettersi. Qualcuno lo ha definito ostaggio della magistratura, direi che è qualcosa di inquietante e mai visto prima, un precedente pericoloso”. A chiedere un intervento contro l’inchiesta era stato lo stesso Toti il giorno stesso della liberazione: in un post sui social aveva definito il suo caso un “processo alla politica” sottolineando che, se anche “i magistrati interpretano le leggi, la politica quelle leggi le fa“. E il giorno dopo ai giornali aveva lanciato una specie di chiamata alle armi con contestuale avvertimento: “Vorrei che questa storia servisse a qualcosa. A svegliare la politica che lascia tutto questo potere alla magistratura. Tutti dovrebbero capire il mio messaggio: anche quelli che sugli spalti, seminascosti, hanno applaudito la mia gogna. Non capiscono che un giorno i riflettori potrebbero accendersi proprio su di loro“.

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