Dopo due giorni di feroci flessioni, la borsa di Tokyo ha invertito la rotta (o provano a farlo). Protagonista martedì di uno spettacolare – 12%, ha chiuso l’ultima seduta con un guadagno del 10%. Molto più recalcitranti le altre piazza azionarie, a cominciare da quelle europee, i cui scossoni non erano però stati della stessa magnitudo di quella asiatica. Londra è salita dello 0,2%, Francoforte ha chiuso sulla parità, Parigi ha perso lo 0,2%, Milano ha perso lo 0,6% ravvivata dal “caso” Mps. La banca chiude a + 8,7% dopo una buona semestrale (utile + 86%). A Wall Street, il Nasdaq sale del 2% così come l‘S&P500. Dollaro il lieve recupero sull’euro. Parziale risalita (+ 5,5%) per il bitcoin.

Periodi di violente oscillazioni non sono rari in periodo agostano, quando sui mercati gli scambi si riducono, i piccoli risparmiatori sono al mare e le sale operative lavorano a mezzo servizio. Muovere tanto gli indici è più facile. Oscillazioni forti, importa poco se verso l’alto o il basso, consentono agli operatori più agguerriti e speculativi di incassare tanti soldi, se ben posizionati.

Da inizio anno le borse avevano corso molto, l’indice S&P500, il più importante al mondo, da gennaio ad oggi resta in positivo di oltre il 9%. Si sono palesati una serie di fattori, nessuno di per sé determinante, che, nell’insieme hanno indotto qualcuno a portare a casa i guadagni incamerati sinora, qualcun’ altro, più ardito, forse a testare la solidità delle risoluzioni della Federal Reserve. Negli Stati Uniti, dati economici deludenti, hanno prospettato la possibilità che il paese possa entrare in recessione. Tutto ancora da vedere ma è suonato un campanello d’allarme. Ieri sono circolate le prime voci di un intervento di emergenza da parte della Fed con un taglio al costo del denaro prima di quello atteso del prossimo settembre.

In Giappone la banca centrale ha aumentato i tassi e potrebbe farlo di nuovo. La prima stretta monetaria in 17 anni. Questo ha messo in difficoltà tutte le parti attive in operazioni di carry trade. Ossia, si prendono a prestito soldi dove costa meno farlo (cioè dove i tassi sono più bassi, come in Giappone) e si investono in asset in altre valute che garantiscono rendimenti superiori. Ma se i tassi giapponesi salgono il meccanismo si inceppa e le posizioni vanno smontate in fretta. Fa male ma dura abbastanza poco.

Arindam Sandilya, co-responsabile della strategia Fx globale di Jp Morgan Chase ha però detto che lo smobilizzo dei carry trade è stato fatto solo per metà. Ci sono quindi ancora spazi per smontare tali posizioni con conseguenti nuove possibili ondate di vendite sui mercati come quelli avvenute martedì. “Non abbiamo affatto finito”, ha dichiarato a Bloomberg Tv. Più o meno la stessa stima è stata fatta dagli analisti di Ubs. Le posizioni di carry trade hanno raggiunto almeno i 500 miliardi di dollari e non hanno ancora terminato di ridursi. “Immagino che il carry trade sia stato smobilitato solo per il 50%”, ha scritto la banca svizzera in una nota ai clienti.

L’elemento più strutturale è forse la disillusione che si è diffusa sulle vere o presunte meraviglie dell’Intelligenza artificiale. Le ultime trimestrali dei colossi tecnologici non sono andate bene come sperato. Gli investimenti in IA sono stati imponenti ma i ritorni non sono così rapidi come qualcuno supponeva o sperava. Il consiglio degli esperti in queste situazioni? Non farsi sopraffare dell’emotività e aspettare, non è questo il momento di vendere. Un po’ come dire che bisogna stare all’ombra e bere tanto quando fa caldo ma tant’è.

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