Settembre 2022, Oludeniz, Turchia: un angolo di paradiso terrestre, dove le acque cristalline del Mar Egeo lambiscono spiagge dorate. Qui, Phillip Maile, 65 anni, originario di Worthing, nel Sussex, trascorreva una vacanza da sogno con la moglie Vanessa. Durante un’escursione nell’entroterra, tra cascate e vegetazione lussureggiante, un banale incidente segna l’inizio della tragedia. Una tavola di legno marcia cede sotto il peso di Phillip, provocandogli un piccolo taglio alla gamba. Una ferita apparentemente innocua, curata con una semplice garza sterile da un farmacista locale, che rassicura l’uomo sulla possibilità di continuare a nuotare.
Ma il mare, quell’elemento vitale che Phillip tanto amava, nasconde un nemico invisibile e letale: il Vibrio vulnificus, il batterio mangia-carne che prospera nelle acque calde e che, attraverso quella piccola ferita, trova la via d’accesso al corpo dell’uomo. Nei giorni successivi, la gamba di Phillip inizia a mostrare segni inquietanti: il colore della pelle vira al blu, poi al nero, mentre il dolore si fa sempre più lancinante. Solo allora, quando la situazione precipita, viene trasportato d’urgenza all’ospedale Antalya Lara Anadolu. La diagnosi è agghiacciante: fascite necrotizzante, un’infezione rara e aggressiva che divora i tessuti. I medici tentano il tutto per tutto, amputandogli la gamba sopra il ginocchio, ma il batterio mangia-carne è inarrestabile. La sepsi, una gravissima reazione del sistema immunitario, si scatena, portando Phillip alla morte il 13 ottobre.
Oggi, a quasi due anni dalla tragedia, Charlotte Maile, 32 anni, figlia di Phillip, ha ricordato sulle pagine del Daily Mail l’angosciante calvario di suo padre: “Ha avuto questo piccolo graffio che era minuscolo. Sembrava un’abrasione. È il modo migliore per descriverlo. Non voglio che la gente sia terrorizzata dall’andare in mare perché è estremamente raro. Mio padre amava nuotare e se fosse sopravvissuto a tutto questo, non c’è dubbio che sarebbe tornato in acqua.” Charlotte ha anche avvertito degli altri rischi di nuotare in acque con ferite aperte: “Nel momento in cui hai un piccolo taglio o una ferita aperta che ti provoca più dolore del dovuto, salta tutto e vai in ospedale. Le probabilità sono che si fermerà la diffusione e può letteralmente diffondersi davanti ai tuoi occhi”.
Phillip, che soffriva di diabete di tipo 2, ha visitato una farmacia locale dove la sua ferita è stata medicata con una benda impermeabile. La ragazza ha spiegato che il farmacista aveva detto a suo padre che poteva continuare a nuotare in mare poiché la ferita era piccola e l’acqua salata sarebbe stata benefica. Tuttavia, durante la settimana successiva, l’uomo ha iniziato a lamentarsi di forti dolori alla ferita: “Nonostante la medicazione impermeabile, ovviamente l’acqua di mare è entrata e con essa il batterio mangia-carne, ma non lo sapevamo in quel momento,” ha detto Charlotte.
“Ogni persona che abbiamo parlato in ospedale ha detto che l’infezione proveniva dal mare. La sua gamba ha cominciato a diventare blu e poi nera e si poteva quasi vedere quanto velocemente si stava diffondendo lungo la gamba“. Solo allora è stato portato d’urgenza all’ospedale Antalya Lara Anadolu, dove i medici hanno scoperto che la sua ferita era stata infettata da un raro tipo di batterio, il Vibrio vulnificus, che può scatenare la fascite necrotizzante. Nel tentativo di fermare la diffusione dell’infezione, i medici hanno cercato di pulire e rimuovere la pelle morta o infetta, una procedura nota come debridement. Sfortunatamente, la procedura non è riuscita e il 14 settembre Phillip è stato trasferito in terapia intensiva dopo aver sviluppato sepsi. “È stato in quel giorno che siamo stati chiamati in una stanza per prendere una decisione – ha ricordato -. Hanno detto che l’unico modo per tentare di fermare la diffusione è amputare“. Ma dopo l’operazione ha avuto uno shock settico ed è stato sottoposto a dialisi per pulire il suo sangue: quando però, un mese dopo, i medici hanno rimosso le bende, hanno trovato ulteriori segni di necrosi. Un ulteriore intervento chirurgico non è riuscito a fermare la diffusione dei batteri e l’uomo è deceduto tre settimane dopo.