Il nuovo leader scelto per guidare Hamas dopo l’uccisione di Ismail Haniyeh è Yahya Sinwar. Un colpo di scena dopo che, le prime indiscrezioni, parlavano piuttosto di Muhammad Ismail Darwish. “Un forte messaggio di resistenza” inviato a Israele a dieci mesi dall’inizio della guerra a Gaza. “Un messaggio forte all’occupante che Hamas sta continuando sulla via della resistenza”, ha detto un funzionario della fazione palestinese.
Una decisione che spariglia le carte e dimostra che chi comanda dentro Hamas è lui, “il terrorista fino al midollo, l’ideatore del massacro del 7 ottobre”, Yahya Sinwar. Che ora, secondo gli analisti, dopo la morte di Haniyeh ha “le mani libere” per decidere da solo come continuare a combattere contro Israele, gestire i colloqui – sospesi al momento – per la tregua e il rilascio degli ostaggi. Nascosto dentro i tunnel di Gaza da dieci mesi, Sinwar ha mostrato questa sera al mondo tutto il suo potere. Spazzando via con una nota ufficiale il leader politico in pectore, evidentemente acclamato solo da Doha e Teheran, Muhammad Ismail Darwish, capo del Consiglio della Shura e vero “boss dell’impero economico e finanziario di Hamas”. La figura ombra che da anni dirige i trasferimenti di denaro dall’Iran alla milizia islamica e negli investimenti in tutto il mondo, è stata liquidata nel giro di qualche ora. La comunicazione tra lui e Darwish – hanno sottolineato in mattinata analisti israeliani – “non è così fluida e corrente”. Certamente la nomina del tesoriere di Hamas a capo politico, annunciata ampiamente dai media arabi in giornata e data come assodata, non è piaciuta sotto i tunnel della Striscia. E Sinwar ora si è preso interamente Hamas.
Come ricordato dall’agenzia Ansa, la previsione era arrivata pochi giorni fa dall’esperto di Medio Oriente Michael Milshtein: “Con la morte di Haniyeh, Sinwar è l’uomo che veramente comanda nella Striscia”, aveva detto. “Lui disprezzava Haniyeh perchè era tra quelli in giacca e cravatta, senza esperienza militare, che non hanno sofferto in prigione come lui e non capiscono che la visione è la jihad, non i progetti politici”, aveva commentato. Per l’analista, alla morte di Haniyeh, Sinwar “non ha brindato, ma sicuramente la sua uccisione ha creato uno spazio operativo più confortevole”. Effettivamente ora sulla strada di Sinwar non c’è più nessuno. Nessun capo politico da Doha, che viaggia tra le capitali arabe e tesse trame politiche che possono disturbare il sonno di Gaza. Sinwar è rimasto solo. Anche personalmente, poiché gli uomini a lui più vicini sono stati eliminati da Israele. Prima fra tutti l’amico di sempre, il fidatissimo Muhammad Deif, ucciso in un edificio nel sud della Striscia il 13 luglio.
Betty Lahat, ex direttrice del carcere dove era detenuto, in Israele, lo descrive come un uomo volubile, ma anche fragile come quando gli venne comunicato che aveva un cancro alla testa, curato poi con successo dai medici israeliani. E l’analista israeliano Ehud Yaari, che lo intervistò durante la prigionia, lo definisce “uno psicopatico astuto e sofisticato”. Mentre Michael Koubi, ufficiale dello Shin Beth che lo interrogò per ore durante la sua prigionia, lo ricorda come un essere “duro e privo di emozioni , con gli occhi di un assassino”.
Sinwar tornò in libertà nello scambio tra mille detenuti palestinesi e il soldato Gilad Shalit tenuto per 5 anni e mezzo nei tunnel, con una decisione presa dal premier Benyamin Netanyahu. Per l’Idf “c’è solo un posto per Sinwar. Ed è accanto a Deif”.
Intanto la tensione nell’area rimane alle stelle. Mentre nelle ultime ore i jet israeliani hanno sorvolato Beirut a bassa quota infrangendo il muro del suono, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ribadito che il gruppo sciita insieme all’Iran e ai ribelli yemeniti Houthi “risponderà” agli ultimi assassinii mirati di Israele che ha “paura” di quanto potrà accadere. Nasrallah non ha fatto accenno ai tempi in quanto “l’attesa israeliana fa parte della punizione, della risposta e della battaglia che è anche psicologica”. Una risposta che, ha proseguito ancora, potrà essere “sola” da parte di Hezbollah, per vendicare la morte del comandante militare Fuad Shukr, o “collettiva da parte di tutto il fronte”. Intanto sono proseguite le schermaglie al confine con il Libano dove l’ultimo attacco effettuato da Hezbollah tramite droni ha causato sette feriti di cui uno in condizioni critiche. L’Idf ha precisato che a causare il danno è stato in realtà un razzo intercettore lanciato dall’esercito che ha mancato il bersaglio in aria e ha colpito il suolo. L’Iran tace ma, secondo quanto riportano i media americani, Teheran starebbe andando avanti con i preparativi e avrebbe spostato alcuni lanciamissili ed effettuato esercitazioni militari.
Quanto all’assassinio di Ismail Haniyeh, l’Iran ha detto di non aver effettuato nessun arresto mentre spunta una nuova ricostruzione dell’accaduto secondo cui il capo politico di Hamas sarebbe stato ucciso da una bomba posizionata sotto il suo letto poche ore prima del suo assassinio da parte di due agenti del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica reclutati dal Mossad. Secondo il rapporto, i due iraniani, membri dell’unità di protezione Ansar al-Mahdi dei pasdaran, sarebbero entrati e usciti dalla stanza di Haniyeh nel giro di pochi minuti e sono stati lasciati uscire dal complesso senza destare alcun sospetto. Un’ora dopo il Mossad li avrebbe fatti uscire clandestinamente dal Paese.