Diritti

Licenziata perché chiede un congedo di maternità: condannato il Comune di Monte Argentario. “È discriminazione di genere”

Il Comune di Monte Argentario l’aveva licenziata perché, appena assunta, aveva chiesto un congedo di maternità. Dopo poco più di un anno, la sentenza del giudice del lavoro del tribunale di Grosseto ha stabilito che si è trattato di un comportamento discriminatorio di genere e ha condannato il Comune a risarcire l’architetta 34enne, originaria del Molise, per danni patrimoniali (18mila euro) e morali (8mila euro) subiti. La sentenza è stata accolta positivamente dalla consigliera regionale del Partito Democratico Donatella Spadi: “Un ennesimo grave episodio di discriminazione nei confronti delle donne che si trovano ogni giorno a combattere per affermare i propri diritti. Come donna e come cittadina della Maremma mi sono sentita profondamente offesa dal comportamento del Comune di Monte Argentario”.

Lo ha scritto anche il magistrato nella sentenza: la professionista non avrebbe subito lo stesso trattamento se fosse stata uomo, o comunque se non fosse appena uscita da una condizione di maternità. Si era presenta in municipio dopo aver vinto un concorso che prevedeva l’assunzione. Nel colloquio con un dirigente l’architetta fa presente la sua situazione. Ha un figlio di tre mesi e suo marito non ha la possibilità di occuparsene per motivi familiari e quindi ha necessità del congedo. Richiesta che ha portato all’annullamento del contratto.

“Ho appreso con sgomento la storia dell’architetta alla quale è stato annullato il contratto con il Comune di Monte Argentario – scrive la consigliera Spadi in una nota -. La giovane aveva vinto un concorso nel 2023 come istruttore direttore tecnico, dopo aveva chiesto un congedo parentale di 20 giorni per seguire il figlio di tre mesi mentre il marito stava assistendo il padre in fin di vita a Bologna. Una richiesta normale e nel pieno dei propri diritti che però non solo è stata negata ma che ha motivano l’annullamento del contratto da parte del Comune”. E conclude: “Ha fatto bene il tribunale di Grosseto a condannare l’amministrazione comunale di Monte Argentario dando ragione alla donna e stabilendo un risarcimento per danni patrimoniali e morali, definendo quanto successo come un comportamento discriminatorio di genere”.