Un cittadino italo-argentino è stato fermato ieri pomeriggio dalla polizia russa a Mosca mentre faceva volare un drone vicino al Cremlino e alla Piazza Rossa. Lo hanno reso noto le forze dell’ordine, citate dall’agenzia Tass. Non si conosce l’identità dell’uomo, che secondo la polizia sarebbe un “assistente di volo di una compagnia aerea”. Ma le stesse forze di polizia rendono noto che l’uomo è stato rilasciato poche ore dopo e ha già lasciato il paese.

L’agenzia Tass aveva dato notizia del fermo, avvenuto nel pomeriggio di lunedì, dicendo che si trattava di un italiano che lavora come “assistente di volo di una compagnia aerea italiana”. Successivamente è stato appunto chiarito che l’uomo, di cui si conoscono solo le iniziali, F.F.V., è un italo-argentino residente nel Paese sudamericano e dipendente della Emirates. L’episodio è avvenuto nel parco Zaryadye, sulle rive della Moscova, nei pressi della Piazza Rossa e del Cremlino. “Un drone è stato visto volare sul parco, e l’operatore è stato prontamente individuato e fermato”, ha detto una fonte della polizia all’agenzia russa. L’uomo ha detto agli agenti che la sua intenzione era solo di scattare alcune foto panoramiche del centro moscovita e che non aveva alcuna idea del divieto di sorvolo sulla zona. Un divieto imposto dal sindaco Serghei Sobyanin fin dal maggio del 2023, dopo che due droni erano esplosi proprio sul Cremlino. Il velivolo è stato sequestrato per essere esaminato dagli esperti, dopo di che il fermato è stato rimesso in libertà.

Nonostante le tensioni legate al conflitto in Ucraina e al fatto che l’Italia sia designata dalla Russia come Paese ostile (o meglio ‘non amico’, secondo la definizione ufficiale), i cittadini italiani residenti a Mosca o di passaggio non hanno subito ritorsioni da parte delle autorità locali. L’unico problema con la giustizia russa di un cittadino italiano prima dell’episodio di ieri risale al giugno del 2023 quando, nei giorni caotici seguiti all’ammutinamento del comandante della Wagner, Yevgeny Prigozhin, un manager italiano, Giovanni Di Massa, fu fermato per detenzione di stupefacenti. Nell’auto su cui viaggiava era stata trovata una modesta quantità di mefedrone, uno stimolante dagli effetti assimilabili alla cocaina. Di Massa, un dirigente della compagnia energetica Iss International che si trovava a Mosca in vacanza, fu rilasciato in libertà vigilata e lasciò subito senza problemi la Russia per rientrare ad Abu Dhabi, dove risiedeva.

Di tutt’altro genere la disavventura capitata a giugno scorso a un altro manager italiano, Stefano Guidotti, capo dell’ufficio di rappresentanza in Russia del gruppo Sad, produttore di gas tecnici industriali. Guidotti è stato rapito nel centro di Mosca e portato nella regione di Bryansk, circa 400 chilometri a sud-ovest, dove 36 ore dopo è stato liberato in un’operazione della polizia. Secondo i media locali, gli esecutori materiali del rapimento, tutti arrestati, sono tre russi e un uzbeko, ma i mandanti sarebbero concorrenti commerciali dell’azienda italiana.

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