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Regno Unito, da Farage ai gruppi eterogenei della destra: chi guadagna (e chi soffia sul fuoco) dalla rivolta anti-migranti

378 arresti in cinque giorni, forze dell’ordine dispiegate in massa dal nord al sud del paese. Con Birmingham e Plymouth in Cornovaglia che da ieri sera si sono aggiunte alla lista di città inglesi in cui da mercoledì scorso stanno esplodendo ondate di violenze, saccheggi e devastazioni. La potenza sotterranea dell’ultra-destra britannica è riemersa con tutta la sua violenza dopo l’attacco di Southport in cui hanno perso la vita tre bambine.

L’odio corre sulla rete, difficile risalire all’account preciso che ha incendiato la miccia diffondendo la falsa notizia che il giovane omicida delle tre bambine pugnalate ad una lezione di danza fosse un rifugiato musulmano. Quello che si sa però è che a beneficiare del tam-tam propagatosi sui social media è sicuramente Tommy Robinson, un nome a cui hanno inneggiato i vandali vestiti di nero mentre lanciavano mattoni contro le moschee o incendiavano centri per immigrati. Nel frattempo lui, fuggito all’arresto per aver disertato un’udienza in tribunale rifugiandosi in un hotel a cinque stelle di Cipro, dirige le sommosse da remoto postando messaggi incendiari su X dove in questi giorni ha guadagnato 200mila dei suoi 800mila follower. Facebook lo aveva sospeso da tempo perché ‘persona pericolosa’, l’ex Twitter lo aveva bloccato per incitamento all’odio razziale, ma poi Elon Musk ha riattivato il suo account di X dove ora Robinson spara parole e video contro la polizia, i musulmani e il governo laburista di Keir Starmer.

Chi è Tommy Robinson – Vero nome Stephen Christopher Yaxley-Lennon, il 41 enne britannico è un pluripregiudicato già condannato, tra le altre cose, per i reati di aggressione, truffa, incitazione alla violenza, diffamazione e per aver diffuso fake news a danni di rifugiati. Un vero poco di buono, ex membro del British National Party, il partito di estrema destra nato dalle ceneri del movimento neofascista National Front degli anni 70. Nel 2009 ha riunito gli hooligan xenofobi dello stadio della sua città, Luton, e ha fondato la ‘Lega per la Difesa dell’Inghilterra’ (EDL) contro le comunità asiatiche e di colore.

Il braccio politico dell’ormai inattivo EDL, per detta dello stesso Robinson è il partito di ultradestra Reform UK del populista Farage che, soffiando sul fuoco dell’immigrazione, ha ottenuto il 14% di preferenze alle recenti elezioni. Di fatto anche Farage si è poi dovuto dissociare da quelle cha ha chiamato ‘mele marce’, cioé i candidati aggiunti maldestramente dalla lista dei volontari che hanno condotto la campagna elettorale a suon di attacchi razzisti. Ieri un sondaggio di YouGov ha rivelato che mentre la metà degli elettori tory, Labour e Libdem è favorevole all’inasprimento delle punizioni per chi ha partecipato alle proteste violente degli ultimi giorni, il 27% di chi ha votato per Reform UK non vorrebbe pene più dure per chi ha messo a fuoco e fiamme le cittadine inglesi con il falso pretesto di salvare il paese dai rifugiati musulmani.

La nuova destra estrema britannica – A tenere a bada le fronde dell’ultradestra britannica forse era stato quel “Stop the Boats” il mantra – e promessa ripetutamente fallita di fermare i barconi di clandestini sulla Manica – che l’ex premier conservatore Rishi Sunak ha brandito fino all’ultimo secondo di una campagna elettorale incentrata ossessivamente sui temi dell’immigrazione. Dopo lo storico avvicendamento con i laburisti lo scorso 4 luglio, il nuovo inquilino di Downing Street Keir Starmer ha subito sostituito il suo motto “Smash the gang” che sa più di legalità e repressione degli scafisti. E a un mese dalla prima conferenza stampa di Starmer in cui il neo premier ha annunciato lo stralcio del piano di respingimenti in Ruanda, le destre estreme hanno colto al balzo la tragedia di Southport per rivendicare con la violenza la ‘liberazione del regno dai rifugiati accolti in hotel a spese dei contribuenti’.

“L’estrema destra sta mostrando il suo volto” ha commentato ieri il primo ministro Starmer dopo una riunione d’emergenza del comitato governativo sulla sicurezza. Ma il concetto di estrema destra in Gran Bretagna ha contorni tutt’altro che definiti. “Non c’è un’unica forza motrice dietro le proteste violente di questi giorni – dice Joe Mulhal, capo del gruppo di ricerca anti razzismo, Hope Not Hate – Questo riflette la natura dell’estrema destra contemporanea che non ha una vera struttura o leader ufficiali ma è composta da un largo numero di persone che sono attive online e sono guidate da influencer”. Il governo britannico promette dure pene a chi inciti alla violenza anche online e ha incontrato i rappresentati di TikTok, Meta, Google e X per chiarire le responsabilità che anche i giganti social devono assumersi per contribuire a fermare il dilagare di disinformazione e odio: una seria minaccia che continua a generare l’allerta di manifestazioni violente nel Regno Unito anche per i prossimi giorni.