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120 chili di conchiglie, sabbia e ciottoli sequestrati ai turisti in partenza dalla Sardegna: ecco perché non bisogna portare via dei “ricordini” dalle spiagge

Alzi la mano chi non è mai tornato a casa con qualche conchiglia! Ma attenzione, la pratica non è innocua come si crede

Testo di Giuliana Lomazzi
120 chili di conchiglie, sabbia e ciottoli sequestrati ai turisti in partenza dalla Sardegna: ecco perché non bisogna portare via dei “ricordini” dalle spiagge

Alzi la mano chi non è mai tornato a casa con qualche conchiglia! Ma attenzione, la pratica non è innocua come si crede, e come dimostra l’ennesimo episodio di “prelevamento” illegale dalle spiagge sarde: ben 120chili tra conchiglie, sabbia e ciottoli sequestrati a più di 30 turisti tra giugno e luglio al porto di Olbia. Eppure Gepi Cucciari aveva avvisato gli incauti con un video da non perdere. “Volete un ricordo della Sardegna? Portatevi a casa un vermentino, un pecorino, un bagnino di Olbia. Io l’ho fatto, mi sono trovata benissimo”, dichiara nel video l’attrice sarda, ripresa davanti al meraviglioso mare della sua isola. Sponsorizzato dall’aeroporto di Olbia, il video fa parte del progetto “Riportami al mare”, varato dallo scalo sardo.

È in corso anche una campagna di sensibilizzazione su aerei e navi per avvisare il turista del rispetto dovuto all’ambiente in cui trascorrerà le vacanze. Sono previste sanzioni fino a 10.000 € per chi abbandona rifiuti, in spiaggia o altrove; fino a 1000 € per chi entra sull’arenile con auto, moto o bici; fino a 3000 € per chi saccheggia elementi della spiaggia come sabbia, conchiglie e ciottoli. Per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno “souvenir”, all’aeroporto olbiese si sequestra ogni anno circa una tonnellata di sabbia ai turisti in partenza. Tutto il materiale sequestrato viene poi restituito ai fondali: “Quest’anno, l’ingente quantitativo di materiale naturale confiscato e reimmesso in natura si aggiunge alle oltre 10 tonnellate di materiale ‘restituito’ durante la prima edizione del progetto nel 2019. Il riposizionamento nelle spiagge è stato effettuato dopo un dettagliato lavoro di classificazione svolto dai biologi dell’Area Marina Protetta di Tavolara”, dichiarano fonti aeroportuali.

Rispettare spiaggia…
Quello che ci sembra un bel terreno di gioco o svago – la spiaggia – è in realtà “un ecosistema vivo, la ‘casa’ di tanti animali e piante, e come tale va rispettato”, spiega Raffaella Giugni, segretario generale di Marevivo. La formazione di un arenile può richiedere millenni, la distruzione ben poco. Si parte dalle dune, fragili ecosistemi che vengono spianati per fare spazio a grandi eventi come gare motociclistiche o concerti, contro cui Marevivo conduce battaglie. “Siamo riusciti a convincere Jovanotti a non rifare concerti in spiaggia. Una volta distrutte, le dune non si ricostituiscono più. Anche la sabbia rischia di esaurirsi. Viene prelevata ampiamente, per esempio per la costruzione delle case. Dai fiumi ne arriva sempre meno al mare; il resto lo fa l’erosione”. Per ricostituire le spiagge vengono fatti regolari ripascimenti, ma di sabbia per farli ce n’è sempre meno. Se poi ci mettiamo anche noi a portarla a casa, ecco che aumenta il rischio di veder scomparire gli arenili, soprattutto quelli con sabbie rosa, bianche o nere. Infatti la famosa spiaggia rosa di Budelli, in Sardegna, è da anni off limits e visibile solo dal mare, anche se di recente una guida turistica brasiliana non si è fatta scrupolo di calpestarne i delicati granelli (meritandosi una sanzione di 1800 €).

Bionda o bianca, la sabbia va sempre lasciata dov’è, al pari delle conchiglie, vive o morte che siano: “Come le foglie morte, i gusci delle conchiglie rientrano nel ciclo della vita e non vanno asportati”. Al massimo fotografati! “Si portano via soltanto i rifiuti, auspicabilmente anche quelli che si trovano abbandonati. Le spiagge ci possono sembrare tanto pulite, ma smuovendo un po’ la sabbia si trovano tantissimi frammenti di plastica. Quando facciamo la pulizia degli arenili, la gente si stupisce vedendo quanta spazzatura viene fuori”, osserva Raffaella Giugni.

… e mare
Benché percepito più facilmente come un ecosistema in cui vivono animali e piante (in primis la preziosa posidonia), il mare non viene rispettato. In acqua vanno a finire i frammenti della plastica che portiamo in spiaggia, insieme ai resti delle creme solari contenenti sostanze nocive per la vita marina e ai residui chimici dei mozziconi di sigaretta abbandonati in spiaggia o gettati tra le onde. Secondo l’onlus Plastic free, le cicche “contengono oltre 4.000 sostanze chimiche, molte delle quali sono tossiche e cancerogene, compresi arsenico, formaldeide, ammoniaca, acido cianidrico e nicotina. Queste tossine danneggiano gravemente gli ecosistemi marini”. Non va bene neanche portarsi via per ricordo un po’ di mare in bottiglia – vuol dire strappare dal loro ambiente minuscole creature e decretarne la morte – e nemmeno giocare con granchi, stelle marine o pesciolini: anche se reimmessi nell’ambiente di origine, per loro è una vera tortura.

Il bon ton al mare
Tutte le spiagge, di acqua dolce o salata, meritano rispetto: già invaderle con ombrelloni e reti da pallavolo ha un impatto. Ecco i suggerimenti dell’agenzia regionale toscana per la protezione ambientale (ARPAT).

  • Recarsi al mare in bici o a piedi.
  • Portare con sé meno plastica possibile; preferire borse di tela e stoviglie riutilizzabili.
  • Portare via dalla spiaggia solo i propri rifiuti (plastica di stoviglie o secchielli dei bimbi, feci del cane, mozziconi…), meglio se già differenziati per un corretto smaltimento.
  • Usare creme solari ecocompatibili e abiti di fibre naturali.
  • Fare docce veloci e senza sapone.
  • No ai falò.
  • Rispettare i divieti di balneazione e accesso alle spiagge: oltre a danneggiare l’ambiente, si può mettere a rischio la propria persona, come dimostrano certi casi di annegamento.
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