C’è il parere favorevole del governo all’ordine del giorno al decreto Carceri, presentato dal deputato di Azione Enrico Costa, che punta a impedire di sottoporre a custodia cautelare gli incensurati, come l’ex governatore ligure Giovanni Toti arrestato per corruzione a maggio. L’atto di indirizzo, anticipato dal Fatto, “impegna il governo a valutare un intervento normativo finalizzato a una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare”, prevedendo, in particolare, che gli arresti per rischio di reiterazione del reato (l’esigenza cautelare più frequente) possano essere disposti nei confronti di incensurati “solo per reati di grave allarme sociale e per reati che mettono a rischio la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone“. Quindi non per i delitti dei colletti bianchi (corruzione, concussione, traffico d’influenze…), che non appartengono a nessuna delle due categorie. Se una norma del genere fosse approvata, misure cautelari come quelle eseguite nell’inchiesta di Genova (Toti e l’imprenditore Aldo Spinelli ai domiciliari, l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini in carcere) non potrebbero essere ordinate, a meno di non ritenere sussistente il pericolo di fuga o quello di inquinamento delle prove, cioè le altre due esigenze cautelari previste dalla legge. Chi è accusato di reati da strada, invece, potrebbe continuare a essere arrestato pure se incensurato.

L’odg di Costa (noto per le sue innumerevoli iniziative iper-garantiste, spesso recepite dal governo) è la prima risposta della politica alla richiesta, arrivata da Toti dopo la liberazione, di uno “scudo” normativo contro nuove iniziative giudiziarie come quella che lo ha colpito. Nelle premesse dell’atto, il deputato di Azione scrive che in relazione agli arresti degli incensurati “occorre un puntuale bilanciamento tra presunzione di innocenza e garanzie di sicurezza“: “Qualcuno la cui responsabilità non è ancora stata accertata, che sia dunque sospetto ma goda della presunzione di non colpevolezza e non abbia mai subito condanne, subisce una misura cautelare sulla previsione che possa reiterare un reato non ancora accertato. Un sospetto basato su un sospetto: sospetto di reiterazione del reato nei confronti di chi è solo sospettato di aver commesso quel reato, ma non è ancora stato dichiarato colpevole – anzi è presunto innocente – né lo è stato in passato”.

Il parere favorevole del governo è arrivato con la richiesta di una micro-riformulazione dell’impegno a introdurre la nuova norma, che dovrà inserirsi “nel solco delle iniziative già adottate con il ddl Nordio” in merito alla custodia cautelare. La legge del ministro della Giustizia, approvata in via definitiva in Parlamento e in attesa della firma del capo dello Stato, prevede già infatti l’obbligo di interrogatorio preventivo per poter arrestare gli indagati per il rischio di reiterazione di reati non violenti: politici e colletti bianchi dovranno essere avvisati con almeno cinque giorni di anticipo dell’intenzione di metterli in carcere o ai domiciliari, e convocati dal gip per spiegare le proprie ragioni, con tutti i rischi che ne conseguono.

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