Il decreto Carceri è legge ma la situazione nei penitenziari è tutt’altro che risolta. E il ministro della Giustizia Carlo Nordio ne approfitta per proporre modifiche alla custodia cautelare, cioè esattamente quello che viene chiesto dall’ordine del giorno presentato dal deputato di Azione Enrico Costa. “Auspico che l’opposizione, invece di polemizzare su posizioni sedimentate nei decenni, possa collaborare fattivamente per rendere più veloce questo percorso che riguarda, sia a livello normativo che organizzativo, la modifica della custodia cautelare necessaria per evitare la carcerazione ingiustificata, ma soprattutto per affermare la detenzione differenziata dei tossicodipendenti presso le comunità di recupero”, dice il guardasigilli alla fine di un vertice con la premier Giorgia Meloni, i ministri Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti, il viceministro Francesco Paolo Sisto, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Andrea Delmastro Delle Vedove.
“Voglio vedere Mattarella” – Nel giorno in cui la Camera approva in via definitiva il provvedimento varato sul fronte carcerario, infatti, a Palazzo Chigi si tiene una riunione con la presidente del consiglio. Alla fine del vertice, Nordio annuncia di voler incontrare Sergio Mattarella. “Ho prospettato al presidente Meloni soluzioni a breve e medio termine per il sovraffollamento carcerario. Su questo tema chiederò un incontro al Presidente della Repubblica, che ha sempre manifestato grande attenzione al riguardo. Del pari proporrò al Consiglio Superiore della Magistratura di considerare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza, garantendo da parte del ministero agili e veloci procedure per il completamento della pianta organica degli amministrativi presso i Tribunali di sorveglianza”, dice il ministro della Giustizia. Che poi si rivolge all’opposizione chiedendo di collaborare alla modifica della custodia cautelare.
L’odg di Costa – Il decreto Carceri, infatti, è stato approvato con un odg di Costa che impegna il governoil governo a valutare un intervento normativo finalizzato a una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare: prevede che gli arresti per rischio di reiterazione del reato (l’esigenza cautelare più frequente) possano essere disposti nei confronti di incensurati “solo per reati di grave allarme sociale e per reati che mettono a rischio la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone“. Quindi non per i delitti tipici dei colletti bianchi (corruzione, concussione, traffico d’influenze…), che non appartengono a nessuna delle due categorie. Solo per fare un esempio: se una norma del genere fosse approvata, misure cautelari come quelle eseguite nell’inchiesta di Genova (Giovanni Toti e l’imprenditore Aldo Spinelli ai domiciliari, l’ex presidente del porto Paolo Emilio Signorini in carcere) non potrebbero essere ordinate, a meno di non ritenere sussistente il pericolo di fuga o quello di inquinamento delle prove, cioè le altre due esigenze cautelari previste dalla legge. Chi è accusato di reati da strada, invece, sarebbe arrestato pure se incensurato.
Ok al decreto Carceri – Sembra di capire, dunque, che l’esecutivo intende intervenire su questo fronte, sfruttando la particolare situazione carceraria. Le parole di Nordio, infatti, arrivano poco dopo l’approvazione da parte della Camera del decreto Carceri:153 i voti favorevoli, 89 contrari e un astenuto. Il provvedimento era stato licenziato dal Senato giovedì scorso sempre con un voto di fiducia. Il testo prevede, tra l’altro, l’assunzione di mille agenti di Polizia penitenziaria nei prossimi 2 anni, misure a favore dei detenuti come la possibilità di fare più telefonate, una maggiore possibilità per i tossicodipendenti detenuti di scontare la pena in comunità e l’introduzione del reato di peculato per distrazione. Quest’ultima norma copre parzialmente il vuoto normativo lasciato dall’abolizione dell’abuso d’ufficio.
La protesta delle opposizioni – È però la riunione di Palazzo Chigi a scatenare le opposizioni. “Mentre qui discutiamo di carceri e sovraffolamento dobbiamo subire l’onta di un ministro, che non è qui ma ha spiegato al presidente del Consiglio come risolvere il problema del sovrafollamento”, accusa la capogruppo del Pd Chiara Braga, chiedendo l’informativa urgente alla premier e al guardasigilli. Richiesta a cui si associano M5s, Alleanza verdi sinistra, Italia viva, Azione. “Questa è l’ennesima dimostrazione che considerate il Parlamento un passacarte. Avete appena approvato un deceto carceri e fuori da questa c”amera Nordio ha l’ardire di consigliare a Meloni delle misure contro il sovraffollamento. Attestazione del totale fallimento della maggioranza”, è la posizione dei 5 stelle. “Mentre le carceri esplodono, il ministro della Giustizia investe il suo tempo a progettare un nuovo scudo per i colletti bianchi”, dice Devis Dori, capogruppo di AVS nella commissione Giustizia.
La telefonata a Fontana: “Parlamento centrale”- Ma la protesta non si è fermata qui. A nome delle opposizioni, il vicepresidente dei deputati di Avs, Marco Grimaldi, ha telefonato al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per chiedere “l’immediata convocazione di una conferenza dei capigruppo” e definire “un’azione riparatoria” da parte del Guardasigilli, Nordio, per quanto avvenuto nel pomeriggio sulla questione carceri. Per il centrosinistra, “è uno schiaffo al Parlamento” il fatto che mentre alla Camera si stava votando il decreto carceri in via definitiva, a Palazzo Chigi la premier Meloni incontrava Nordio, i suoi sottosegretari e i presidenti delle commissioni Giustizia delle Camere per “fare il punto sull’emergenza carceri e il sovraffollamento”. Fontana ha assicurato che avrebbe informato della richiesta il ministro. Poi ha diffuso una nota per fare sapere che “ribadisce la centralità del Parlamento, le cui prerogative devono essere garantite attraverso il confronto delle idee e l’assunzione delle responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati”. La questione è stata al centro anche di una discussione animata in Transatlantico, che ha contrapposto lo stesso Grimaldi, Debora Serracchiani del Pd al capogruppo di Fdi Tommaso Foti e il vice presidente vicario di Forza Italia Raffaele Nevi. Il ministero della Giustizia ha poi diffuso una nota spiegando che la riunione a Chigi è avvenuta “nell’ambito della consueta interlocuzione fra la presidenza del consiglio dei ministri e il ministero della Giustizia” e ha avuto “come oggetto una programmazione futura che ovviamente non intende in alcun modo interferire né sovrapporsi con i lavori in corso presso il parlamento sovrano”.
La legge Giachetti rinviata in commissione – Sempre sul fronte carcerario va poi segnalato il rinvio in commissione della proposta di legge depositata dal renziano Roberto Giachetti. La norma amplia la liberazione anticipata: da 45 a 60 giorni ogni sei mesi, e in alcuni casi fino a 75 giorni nei primi due anni dall’eventuale entrata in vigore della legge. Per questo motivo la proposta è stata aspramente criticata dai magistrati antimafia e definita da più parti come un indulto a tutti gli effetti. Ora il provvedimento è stato rispedito in Commissione Giustizia su richiesta della capogruppo di Fdi Carolina Varchi. La sua proposta è passata con 55 voti di differenza, provocando l’ira del renziano. “Almeno abbiate il coraggio di metterci la faccia bocciandola – è la reazione di Giachetti – invece di continuare a rimandarla in Commissione”.