La crisi del gas non è più acuta ma non è passata. Ce lo ricorda il recente aumento delle quotazioni del gas venduto in Europa che hanno raggiunto il valore più elevato da inizio 2024 a 38,4 euro al megawattora. Il prezzo sta salendo quasi ininterrottamente dallo scorso 25 luglio, partito da 32 euro, è cresciuto del 20% in due settimane. Oggi le quotazioni sono state spinte dalla notizia secondo cui le truppe ucraine avrebbero sequestrato un importante punto di transito del gas vicino al confine con la Russia. Si tratterebbe della stazione di smistamento di vicino alla città di Sudzha. Tuttavia né Gazprom, né il ministero della Difesa ucraino e lo Stato maggiore delle forze armate hanno confermato la notizia.

Sudzha, ricorda l’agenzia Bloomberg, fa parte dell’ultimo circuito di gasdotti che continua a portare gas russo in Europa attraverso l’Ucraina. Forniture che non sono sottoposte a sanzioni e da cui cui sono ancora fortemente dipendenti diversi paesi dell’Est europeo, oltre all’Austria. “Il flusso di gas è stabile, senza cambiamenti”, ha affermato Sergiy Makogon , ex amministratore delegato di Gas TSO of Ukraine, che gestisce la rete. “Se l’Ucraina volesse fermare il flusso, potrebbe farlo senza catturare Sudzha”. Tuttavia la reazione sul mercato c’è stata. Siamo lontani dai livelli stratosferici raggiunti alla fine dell’estate 2022 (sopra i 300 euro) ma le quotazioni del gas restano su livelli storicamente alti e continuano ad erodere la competitività delle aziende europee e a pesare sui bilanci delle famiglie.

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