Si è riunito al ministero delle Imprese e del made in Italy l’ennesimo tavolo sul settore dell’auto, presenti i sindacati di categoria, i rappresentanti delle imprese e della filiera e di enti locali. Un incontro particlaremente atteso dopo le indiscrezioni di martedì in merito a trattative in corso tra governo e il produttore cinese Dongfeng per l’apertura di un sito produttivo in Italia. “Ad oggi, sono stati sottoscritti Nda (accordi di riservatezza, ndr) e MoU (lettera di intenti, ndr) tra il Mimit e tre case automobilistiche cinesi. In agosto e settembre sono previsti ulteriori incontri con imprese cinesi dell’automotive”, avrebbe spiegato il ministro Adolfo Urso, durante l’incontro. Il secondo nome dovrebbe essere quello di Chery.

Urso ha aggiunto che “In questi mesi le strutture tecniche del Mimit hanno incontrato i rappresentanti di diverse case automobilistiche cinesi per avviare un dialogo relativo a ipotesi di cooperazione industriale finalizzata alla produzione di autoveicoli, veicoli commerciali e bus in Italia“. Il ministro avrebbe infine sottolineato che “le missioni tecniche e politiche sono state sempre effettuate assieme ad Anfia, in modo da poter testimoniare alle imprese industriali cinesi l’alto livello e la diversificazione della componentistica nazionale, e l’ambiente molto attrattivo del settore automotive italiano”.

L’arrivo di un altro produttore nel mercato italiano, storicamente monopolizzato dalla sola Fiat-Fca-Stellantis, è visto come fumo negli occhi dalla casa automobilistica franco – italiana. L’amministrazione delegato Carlos Tavares ha spesso minacciato “ritorsioni” per una scelta di questo genere da parte del governo. Tuttavia Stellantis sta anche tirando molto la corda. Delle tante promesse fatte su un impegno per aumentare i volumi produttivi in Italia nessuna è stata mantenuta, né vengono poste le premesse per farlo. Così il governo prova ora a giocare la carta della concorrenza, seppur con una certa timidezza. Vedremo se alle parole di Urso seguiranno fatti.

“Tavares nel suo incontro qui al Mimit nel luglio 2023 aveva avanzato due richieste: che il governo si battesse per la modifica della normativa sugli euro 7 in Europa e che proponesse un piano incentivi significativo. Abbiamo fatto entrambe le cose e nessuno se lo aspettava. Noi abbiamo rispettato gli impegni”, avrebbe affermato, secondo quanto si apprende, il ministro Urso. Nell’incontro è stato anche illustrato il nuovo piano pluriennale sugli ecobonus. .

A fronte del mancato aumento della produzione in Italia nel settore automotive “è nostra intenzione cambiare il piano incentivi per i prossimi anni e di questo vorremo discuterne con voi in questa sede e durante riunioni tecniche successive per meglio modellare il piano”, ha detto Urso alle controparti riunite al ministero. “Avevamo detto che se non avessimo raggiunto l’obiettivo di aumentare la produzione Italia con questo piano incentivi, avremmo spostato le risorse, o parte di esse, direttamente sul fronte dell’offerta perché, evidentemente, si deve agire più sul fronte dell’offerta che su quello della domanda per quanto riguarda dei livelli produttivi del nostro paese”, avrebbe affermato Urso che, in questo modo, lancia un’altra frecciata a Stellantis.

“Per quanto il mercato abbia avuto un impulso positivo dall’introduzione dell’ecobonus, non si è verificato quell’incremento atteso di produzione in Italia. Al contrario, purtroppo, Stellantis esattamente un mese fa ha annunciato lo stop delle carrozzerie a Mirafiori dal 15 luglio fino al 25 agosto, con il ricorso a nuova cassa integrazione (fino al 4 agosto), così come 5 giornate di Cassa tra agosto e settembre sono state annunciate anche a Pomigliano per carenza di ordinativi”, ha aggiunto il ministro.

Il fondo avrà una dotazione di 750 milioni nel 2025 e di un miliardo all’anno dal 2026 al 2030. La struttura degli incentivi sarà basata su bonus maggiori per le auto a più basse emissioni, incentivi a chi rottama veicoli vecchi e inquinanti e ancora bonus sempre più orientato a sostegno delle classi meno abbienti. Tra gli altri obiettivi indicati gli incentivi dovranno servire a sostenere “la componentistica locale”.

Componentistica e sindacati – “Le nostre associate, sia le piccole che le medie aziende e le multinazionali vivono una situazione sempre più insostenibile. Non devono venire discriminate a parità di competitività rispetto a offerte provenienti da Paesi ultra-low cost. Oltre a essersi internazionalizzate nel corso degli anni, moltissime aziende italiane della componentistica intendono mantenere un forte legame con il gruppo Stellantis e quindi l’impegno strategico di quest’ultimo può compromettere anche pesantemente la loro sopravvivenza”, afferma l’Anfia (l’associazione della filiera automobilistica) in una nota in cui auspica che “l’accordo con Stellantis possa concludersi in tempi brevissimi con l’impegno concreto dell’azienda ad accrescere le produzioni nazionali“.

“È ora di passare ai fatti, anche con una posizione condivisa in Europa. Chiediamo un accordo complessivo sul settore con una dotazione straordinaria di risorse economiche e normative per la giusta transizione che faccia perno sui lavoratori della ricerca, sviluppo e produzione, favorendo investimenti privati, anche di altre case automobilistiche e che consolidi la componentistica”, dicono Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Samuele Lodi, coordinatore nazionale Fiom-Cgil per il settore Mobilità. “È ora che Stellantis, pilastro dell’industria dell’auto in Italia, chiarisca i piani su marchi, modelli e stabilimenti e le previsioni di budget sui volumi”, aggiungono i due sindacalisti.

“Da questo incontro usciamo con altri dubbi e con una preoccupazione molto evidente, la preoccupazione che in questi mesi abbiamo percepito è diventata reale: quella di una spaccatura, di uno scontro tra Stellantis e il governo“, ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. “Una riunione come quella di oggi sarebbe stata utile se oggi avessimo davanti a noi la sottoscrizione di un protocollo per il settore, purtroppo dopo un anno non è così“, afferma il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano.

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