L’Unione europea ha preso posizione sull’incursione delle truppe ucraine nella regione russa di Kursk. Kiev “sta combattendo una legittima guerra di difesa contro l’aggressione illegale” della Russia “e, nel quadro di questo legittimo diritto a difendersi, ha il diritto di colpire il nemico ovunque ritenga necessario sul suo territorio ma anche nel territorio nemico“, ha detto un portavoce della Commissione questa mattina rispondendo alle domande dei giornalisti. Già il 31 maggio Peter Stano, portavoce del Servizio di Azione Esterna Ue, aveva espresso un concetto simile: “L’Ucraina – aveva detto – ha il legittimo diritto all’autodifesa e questo, secondo il diritto internazionale, include attacchi a installazioni militari fuori confine“. Ma ora la posizione della Commissione assume un maggior rilievo politico alla luce dell’operazione in corso nell’oblast di Kursk.

Nelle stesse ore le autorità russe hanno reso noto che primi caccia F-16 forniti da Paesi occidentali all’Ucraina hanno sorvolato il distretto di Kakhovka, nella regione meridionale di Kherson, occupata dai russi, secondo quanto annunciato dal capo del distretto, Pavel Filipchuk. Il funzionario, citato dall’agenzia Tass, ha affermato che i sorvoli, in corso da ieri, hanno solo lo scopo di “seminare il panico”, e ha quindi invitato la popolazione a mantenere la calma. Gli F-16 “verranno tutti abbattuti e distrutti“, ha concluso.

Sul terreno i combattimenti, in corso con con truppe di terra, artiglieria e aviazione, sono concentrati nei distretti di Sudzhensky e Korenevskij. Il vice governatore ad interim della regione di Kursk, Andrey Belostotsky, sostiene che 4 persone siano morte in seguito ad “attacchi” delle forze armate ucraine e 3mila civili sono stati evacuati. Il ministero della Difesa russo ha fatto sapere le truppe russe stanno respingendo l’offensiva e i raid aerei sono diretti anche contro le riserve ucraine in avanzamento nella regione ucraina di Sumy. Secondo Mosca, dall’inizio dell’incursione all’alba di martedì, gli ucraini hanno perso 660 militari e 82 veicoli corazzati, inclusi otto carri armati. Mentre la diocesi ortodossa di Kursk ha fatto sapere che i bombardamenti “hanno danneggiato l’antico monastero di San Nicola Belogorsky nel villaggio di Gornal, non lontano dalla città di Sudzha” e una persona è morta durante l’evacuazione.

Secondo l’Istitute for the study of war (Isw), le truppe di Kiev sono avanzate ieri fino a 10 chilometri nella regione. Filmati geolocalizzati pubblicati il 6 e 7 agosto mostrano che veicoli corazzati ucraini si sono posizionati lungo il percorso 38K-030 a circa 10 chilometri dal confine del Paese, scrivono gli analisti del centro studi statunitense, secondo i quali i soldati ucraini hanno sfondato almeno due linee di difesa russe e sono entrati in una roccaforte della regione. “La risposta del Cremlino all’offensiva ucraina nella regione di Kursk è stata finora controversa – commenta l’istituto -, poiché i funzionari russi stanno cercando di bilanciare la presentazione di questi sviluppi come una notevole escalation ucraina, evitando di esagerare le sue potenziali implicazioni e di rischiare il malcontento interno“.

Per la prima volta dal suo inizio Kiev ha commentato l’operazione. “La causa principale di ogni escalation, di ogni bombardamento, di ogni azione militare anche nelle regioni (russe) di Kursk e Belgorod è esclusivamente l’inequivocabile aggressione della Russia” e la sua invasione dell’Ucraina, che dura da più di due anni, ha dichiarato Mykhail Podoliak, consigliere dell’amministrazione presidenziale ucraina, su X.

Mosca, da parte sua, rilancia. “È necessario trarre una seria lezione da ciò che è accaduto e adempiere a ciò che il Capo di Stato Maggiore Gerasimov ha promesso al Comandante Supremo in Capo: sconfiggere e distruggere senza pietà il nemico, ha detto Dmitrij Medvedev. Ora, l’operazione militare speciale deve “acquisire un carattere apertamente extraterritoriale“, ha avvertito Medvedev: “Non si tratta più solo di un’operazione per riprendere i nostri territori ufficiali e punire i nazisti. È possibile e necessario – ha scritto il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo – andare nei territori dell’Ucraina ancora esistenti: A Odessa, a Kharkov, a Dnepropetrovsk, a Nikolaev. A Kiev e oltre. Ci fermeremo solo quando lo riterremo accettabile e vantaggioso per noi”.

Prima che Bruxelles rilasciasse il proprio commento, sul tema si era espresso Antonio Tajani: l’attacco è stata “una reazione dell’Ucraina nei confronti dell’invasione russa – ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier -. Noi ovviamente non siamo in guerra con la Russia, abbiamo sempre detto che le nostre armi non devono essere utilizzate in territorio russo”. Ora però la posizione della Commissione Ue potrebbe in qualche modo cambiare gli orientamenti delle diplomazie del continente.

Quello di Tajani è “più un auspicio e un messaggio a Kiev che una certezza e una garanzia data agli italiani – dichiarano i capigruppo del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, il vicepresidente M5S Riccardo Ricciardi, il deputato Marco Pellegrini e il senatore Bruno Marton -. Garanzia impossibile da dare visto che l’uso che i militari ucraini fanno delle armi loro fornite non è monitorabile. Tajani e Crosetto sono in possesso di elementi certi per escludere che ad esempio che i cingolati M113, i missili antiaerei Stinger e altri pezzi di artiglieria impiegati in questa offensiva non siano quelli forniti dall’Italia? Pretendiamo una risposta chiara su questo, perché agli italiani è stato sempre detto che le armi a Kiev servivano per respingere un’invasione, non per invadere la Russia”.

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