A Messina è cominciata l’erogazione dell’acqua a giorni alterni, ma tutta una zona resta completamente a secco. Solo uno dei tanti disagi sperimentati negli ultimi giorni in Sicilia, dove i lavori di sistemazione della tubazione dell’Ancipa, la diga dei Nebrodi che rifornisce la provincia di Enna e quella di Caltanissetta, lasceranno a secco i comuni a valle. A salvare la situazione le autobotti, unica soluzione immediata per la sempre più grave crisi idrica. Mentre si lavora sul lago di Lentini: alcune pompe stanno prelevando acqua da immettere nel sistema irriguo del consorzio di bonifica così da dare sollievo alle campagne della Piana di Catania. I tecnici della Protezione civile siciliana sono all’opera per cercare di mitigare i disagi. Ma andiamo con ordine.

La situazione è sempre più tesa a Messina. Da lunedì l’amministrazione ha cambiato piano di erogazione, passando dal razionamento alla distribuzione a giorni alterni in alcune zone del centro. La situazione nella città sullo Stretto, che già nel 2015 aveva affrontato una gravissima emergenza restando senz’acqua per più di venti giorni, è adesso di nuovo critica: prima il razionamento di poche ore al giorno, adesso l’erogazione a giorni alterni. Quest’ultima soluzione si è resa necessaria perché l’erogazione giornaliera ma limitata a poche ore (in alcune zone solo per due al giorno) non garantiva la pressione necessaria per raggiungere i serbatoi dei piani più alti in molti condomini del centro città. Così l’amministrazione ha scelto di erogare un giorno sì e uno no, dividendo alcune aree del centro in zona A e zona B. Ma ai primissimi giorni di questo esperimento ecco subito i primi disagi. In via Quod Quaeris l’acqua non è arrivata né il primo, né il secondo giorno, lasciando completamente a secco i rubinetti. Sembrerebbe, infatti, che la conformazione della rete in quell’area della città non consenta l’erogazione. O almeno questo è quello che spiegano dall’amministrazione.

Ad aggravare la situazione a Messina sono gli incendi divampati qualche giorno fa, con le autobotti dirottate per spegnere i roghi. “Tutti i mezzi sono impegnati per l’incendio”, è stato risposto a un utente presentatosi al Centro operativo di crisi per chiedere un intervento dopo tre giorni senz’acqua. Ma dall’amministrazione comunale smentiscono: “È stata inviata una unica autobotte a supporto alle ore 23:20 insieme a tutti i moduli antincendio della Protezione civile quindi nessuna attività ordinaria è stata distolta per un evento straordinario come quello degli incendi dolosi”, sostiene il sindaco Federico Basile. Di certo c’è che gli abitanti stanno vivendo una situazione di totale incertezza, con una pianificazione che cambia di giorno in giorno, in base all’insorgenza dei disagi.

“Non è solo colpa della siccità”, sostiene Antonio Barbera, coordinatore cittadino di Forza Italia, che attacca l’amministrazione comunale: “Le autobotti sono poche e assistiamo a una comunicazione poco trasparente, in cui prima si minimizza la portata del problema per poi decidere soluzioni estemporanee, mutevoli da un giorno all’altro: è ammissibile predisporre un piano il 5 agosto? Le autobotti a disposizione poi sono poche”. “Le stiamo implementando del 50 per cento”, replica l’assessore Massimo Minutoli. Ma Barbera insiste: “Chi amministra ormai dal 2018 deve seriamente assumersi le proprie responsabilità. È finito il tempo delle ‘colpe di chi c’era prima’ e di certo non è neppure colpa ‘del destino’, visto che l’amministrazione Basile è la prosecuzione della giunta De Luca e sei anni sono un tempo sufficiente perché la questione fosse risolta o quanto meno affrontata con un imprinting diverso”. Dopo il Pd, che ha chiesto un’ispezione, anche Forza Italia punta il dito su Taormina: “C’è da chiarire immediatamente lo ‘scambio’ di acqua con il Comune di Taormina, dopo i lavori di sostituzione dei tubi di adduzione idrica a Calatabiano. A Taormina l’acqua c’è mentre a Messina arriva con il contagocce e nel comune ionico è stato realizzato un innesto che preleva acqua dalla condotta del Fiumefreddo destinata a Messina. Se è vero che, come dicono, l’acqua è restituita in eguale quantità da un altro acquedotto, qui i conti non tornano e nemmeno l’acqua”.

Da più parti, dunque, si attacca lo scambio tra Messina, guidata da Basile, uomo di Cateno De Luca, e Taormina, una delle pochissime realtà in Sicilia a non soffrire la crisi idrica, dove il sindaco è proprio De Luca. L’Amam, la partecipata del comune della città sullo Stretto che gestisce l’erogazione idrica, ha sottoscritto una convezione con il centro turistico affacciato sullo Ionio: l’accordo prevede che una tubazione sia offerta in prestito per consentire il servizio. La stessa quantità d’acqua, però, verrebbe poi erogata da Siciliacque in un altro punto delle condutture dell’Amam. Si tratta dunque di un vettoriamento, in sostanza, che agevola Taormina, ma che – secondo quanto spiegato dall’amministrazione messinese – non danneggia la città dello Stretto. I dubbi dell’opposizione, però, hanno provocato la violenta reazione di Cateno De Luca, che ha dato degli “sciacalli” ai critici. Il leader di Sud Chiama Nord, che in passato è stato sindaco anche di Messina, ha dato appuntamento per giovedì prossimo, alle 10 per “vedere quanta acqua si fotte Taormina – ha detto De Luca – vi aspetto tutti, uno ad uno, per un bel confronto, carte alla mano”.

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