È Nicola Rossi, ex consigliere di Massimo D’Alema ed ex parlamentare Pd poi approdato a Italia Futura di Luca Montezemolo e al think tank liberista Bruno Leoni, il nuovo presidente della commissione incaricata di stimare ogni anno l’evasione fiscale e contributiva quantificando il “nero” realizzato da lavoratori dipendenti, autonomi, imprese, proprietari immobiliari. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha firmato nei giorni scorsi il decreto ministeriale di rinnovo dell’organismo in cui siedono quindici esperti di economia, statistica, fisco, materie lavoristiche e giuridiche.
L’ex presidente Alessandro Santoro, ordinario di Finanza pubblica alla Bicocca, si era dimesso in primavera per velocizzare il rinnovo, visto che l’intera commissione rinnovata nel 2021 da Daniele Franco sarebbe poi scaduta a fine luglio e la relazione sull’evasione va finalizzata entro fine settembre per essere pubblicata sul sito del Mef come allegato alla Nota di aggiornamento al Def (Nadef). Negli anni scorsi, i componenti iniziavano a riunirsi prima dell’estate per impostare il lavoro, discutere degli approfondimenti da inserire nel documento e confrontarsi sulle indicazioni e suggerimenti al governo inseriti solitamente nella parte finale. Quest’anno se ne parlerà non prima di fine agosto, in forte ritardo.
L’ultima relazione ha stimato che nel 2021 le somme sottratte al fisco siano diminuite sia in valori assoluti (a 83,6 miliardi di euro) sia in rapporto al gettito atteso, a un livello che consentirebbe all’Italia di dare per raggiunto il primo obiettivo di riduzione dell’evasione fissato dal Pnrr. Ma il target del Piano si riferisce al 2024: per dire se sarà stato centrato bisogna aspettate la Relazione del 2026, che sarà scritta da Rossi e dalla nuova commissione. Di Rossi, classe 1951, ordinario fuori ruolo di Economia politica a Tor vergata, membro del comitato scientifico della Adam Smith society che punta a “costruire e diffondere la filosofia liberista”, in campo fiscale si ricorda soprattutto l’articolata proposta di una flat tax al 25% per tutti che piacque molto a Silvio Berlusconi (era il 2017). Mentre non apprezza quella solo per gli autonomi avviata nel 2019 per volere della Lega e poi ampliata dal governo Meloni, misura che secondo la Relazione sull’evasione 2022 – diffusa in ritardo non senza polemiche – induce a nascondere ricavi al fisco per restare sotto la soglia che consente di godere dell’aliquota al 15%.
Sull’evasione si è espresso più di recente in una serie di interviste a Il Sussidiario e Formiche.net. Ha detto, tra il resto, che “le norme che sono state scritte negli ultimi 25 anni che hanno dato vita a un regime sanzionatorio insensato, frutto dell’idea secondo cui il sistema fiscale deve essere punitivo“. E ha quindi giustificato le dichiarazioni di Matteo Salvini che aveva parlato di contribuenti “ostaggio dell’Agenzia delle Entrate“, sostenendo che “l’espressione “ostaggio” ha una sua ragionevolezza, perché il contribuente è e rimarrà all’infinito in quella condizione, impossibilitato a rispettare l’obbligo fiscale”. Promosse, quindi, la riduzione delle sanzioni prevista dalla delega fiscale del governo Meloni e la rottamazione quater che, come tutte le altre, si sta rivelando un flop per l’erario. Ottimo anche il giudizio sulla riforma della riscossione: “Prevedere rateizzazioni più lunghe e tenere conto della situazione economica dei singoli è del tutto ragionevole, non è un aiuto agli evasori” – anche se le rateizzazione extra large sono previste pure per chi non può provare di essere in difficoltà – e secondo Rossi mette fine a una “concezione punitiva del fisco” nonché all’idea che “ci sia un contenuto morale nel pagare le tasse“.
Non è dato sapere, al momento, come l’ex dem giudichi l‘analisi del rischio fiscale attraverso l’uso dei dati dell’Anagrafe tributaria e il ricorso all’intelligenza artificiale, misure che la destra amava definire “Grande fratello” ma ha implementato in linea con i governi precedenti, come previsto dal Pnrr e raccomandato, per esempio, nella Relazione sull’evasione 2022, che suggeriva anche di consentire la raccolta massiva e l’elaborazione automatizzata dei dati presenti sui siti e condivisi dai contribuenti sui social (il data scraping). Il viceministro con delega al fisco Maurizio Leo aveva provato a dare via libera in uno dei decreti attuativi della delega, ma il Garante privacy ha detto no.
Passando agli altri membri della commissione, che come il presidente non ricevono alcun gettone o emolumento, come rappresentante della presidenza del Consiglio entra al posto di Daria Perrotta Renato Loiero, consigliere economico di Giorgia Meloni proveniente dal Servizio bilancio del Senato. Ma Perrotta, appena nominata Ragioniere generale dello Stato, rimane nella nuova veste di rappresentante del Mef insieme a Pietro Rizza, Andrea Spingola e al generale Luigi Vinciguerra della Gdf. Tra i nuovi membri ci sono l’ex ministro dell’Economia del governo Conte I Giovanni Tria e Riccardo Puglisi, professore di Scienza delle finanze presso l’Università degli Studi di Pavia. Puglisi, attivissimo su X, noto per le posizioni ultra liberiste, nel 2021 era stato scelto dal governo Draghi – insieme ad altri quattro esperti – per svolgere “attività di supporto” in materia economica. Dopo le polemiche e una lettera di protesta di 150 economisti che contestavano la scelta di cinque figure con “visione economica estremista” a favore del libero mercato, la nomina non si è concretizzata.