Mohammad Yunus, nominato Primo Ministro ad interim per tentare di portare il proprio Paese, il Bangladesh, a elezioni democratiche ha come al solito davanti a sé un compito immane – forse più complicato di quello che lo portò a fondare la Grameen Bank, che gli valse il Premio Nobel per la Pace e l’epiteto di banchiere dei poveri, ma che in realtà avrebbe dovuto essere chiamato banchiere della Fiducia. Infatti il suo concetto di microcredito si basa sull’idea di finanziare progetti senza chiedere ipoteche.

Nei suoi libri Yunus racconta che predilige finanziare con il microcredito progetti di gruppi di donne. Semplificando il suo pensiero si potrebbe dire: le donne sono laboriose, se presti loro del denaro lo usano per acquistare una macchina per cucire, dei buoi per lavorare la terra o per dare vita a semplici ma efficienti attività economiche, mentre gli uomini spenderebbero il denaro acquistando una moto, in alcol, al gioco o in un bordello. Crudo ma purtroppo vero. Le sue piccole e diffuse filiali praticano un interesse di mercato, e in alcuni casi addirittura superiore, ma la vera leva del loro successo è data dal fatto che non chiedono nulla in pegno, del resto le persone che lo ottengono non avrebbero nulla di valore da impegnare. La fiducia viene ripagata con una restituzione del denaro, anche con rateazioni davvero esigue, che normalmente supera il 95%, con una percentuale di solvibilità nettamente superiore a quella di tutte le banche del mondo.

Le vicende di Mohammad Yunus ricordano la figura di Lucio Quinzio Cincinnato, richiamato nel 458 a.C. dalla Repubblica romana a governare dopo che era stato già una volta spodestato con accuse non molto diverse da quelle che avevano portato Yunus sulle soglie del carcere. Il suo futuro è avvolto nel mistero, dato che alle sue spalle incombono ancora una volta i militari e i vecchi poteri politici e finanziari. A dire il vero la sua idea di banca non è del tutto nuova e in qualche modo si richiama alle banche rurali islamiche, un tentativo fallito di fare credito a condizioni umane ai contadini, che come concetto si contrapponeva alla pratica di banchieri del passato di altre fedi, per lo più considerati degli strozzini.

Il Bangladesh è un Paese poverissimo, che ricordiamo per le carestie, per le inondazioni che quasi annualmente uccidono migliaia di persone e anche per lo sfruttamento della manodopera che 11 anni fa portò a una vera e propria strage di lavoratori, per il crollo di un palazzo sovraccaricato di macchinari, nella cui produzione tessile erano coinvolti alcuni dei maggiori marchi mondiali, tra cui i nostri Benetton.

Non sarà facile per questo vecchio professore portare al successo il mandato assegnatogli, i suoi potenti avversari non cederanno con facilità le armi. Dalla sua, Yunus ha l’appoggio degli studenti universitari e delle migliaia di famiglie che nel passato sono state aiutate dalle sue banche di prossimità. Nel fargli gli auguri per il cammino infido che dovrà percorrere, mi chiedo ancora come mai gli sia stato conferito il Nobel per la Pace e non quello per l’Economia, visto che Yunus è stato uno dei pochi che è riuscito ad avere successo mettendo in pratica un’idea rivoluzionaria, ma forse la fiducia e la riconoscenza oggi non sono considerate moneta pregiata, per continuare a parlare di banche.

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