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“L’ex presidente Fernàndez picchiava la ex compagna”: l’Argentina scossa dalle accuse di violenza di genere ai vertici dello Stato

Alberto Fernández, ex presidente dell’Argentina, diretto predecessore di Javier Milei, è stato accusato di violenza dalla sua ex compagna Fabiola Yañez. Nella sua denuncia l’ex del capo dello Stato parla di “terrorismo psicologico” ma da quel che si apprende dalle pagine del Clarìn ci sarebbe molto di più. L’avvocato di Yañez, Juan Pablo Fioribello, riferisce che Fernàndez “l’ha picchiata in molte occasioni” e ha aggiunto di aver in suo possesso “molte prove”. Il giudice ha disposto che Fernàndez non può lasciare il Paese e che non si può avvicinare alla ex compagna né comunicare con lei in nessun modo. L’ex presidente si è difeso dicendo che è “tutto falso” ed è pronto a provarlo in tribunale. Secondo i giornali argentini la magistratura avrebbe dalla sua una serie di foto, audio e testi che dimostrerebbero le aggressioni fisiche.

L’accusa contro l’ex presidente – che ha guidato il Paese dal 2019 al 2023 – nasce nell’ambito di un’indagine che lo vede sospettato sospettato di favoreggiamento del marito di María Cantero, sua segretaria personale. Durante l’inchiesta è stato controllato il cellulare della collaboratrice e qui sono stati trovati vecchi messaggi inviati da Yáñez – allora primera dama – che denunciavano episodi di maltrattamento. Fernández e Yáñez – giornalista per tv e agenzie di stampa e anche con un passato di attrice teatrale – si erano conosciuti nel 2013 durante un’intervista. I due hanno poi iniziato a frequentarsi nel 2014. Poco più di due anni fa è nato il loro unico figlio Francisco. Le violenze sarebbero avvenute, secondo Clarìn, anche durante la gravidanza.

Fabiola Yañez ora vive in Spagna e da li ha parlato con il giudice via web. A lei sono arrivati attestati di solidarietà da tutto l’ambiente femminista argentino, e da gran parte del mondo politico, anche di destra. La gravissima vicenda si inserisce dentro un quadro, quello da anni denunciato dai movimenti femministi, di strutturale violenza di genere, di machismo e patriarcato. Durante la presidenza di Alberto Fernández è stata votata e approvata la legge per l’aborto libero gratuito e sicuro, conquistata con grande fatica dai movimenti trans-femministi e ora sotto l’attacco delle destre guidate da Milei, presidente che sta sfruttando il caso per rilanciare lo scontro contro i movimenti femministi da lui definiti “nemici”. Forse proprio per questo Myriam Bregman, deputata trozkista, ha voluto commentare così la notizia: “La denuncia di Yañez contro Fernández dovrebbe essere presa in considerazione senza alcuna pietà. D’altra parte, gli ipocriti della destra che ora parlano di violenza di genere quando ogni giorno rafforzano il patriarcato con le loro azioni ed espressioni dovrebbero tacere”.

La vicenda è esplosa in tutta la sua forza sui media, ed è diventata immediatamente politica, anche perché il contenuto della chat che prova le violenze di Fernández è arrivato prima al Clarìn – giornale apertamente schierato contro l’ex presidente – che agli inquirenti e così è subito diventato mediatizzato. Javier Milei ha preso la palla al balzo, e parlando di “ipocrisia progressista“, ha negato la strutturalità del fenomeno e la sua matrice culturale: “Come sosteniamo da anni – ha scritto su X – la soluzione alla violenza contro le donne da parte di psicopatici non è creare un ministero per le Donne, non è assumere migliaia di funzionari inutili, non è fare corsi di genere e non è assolutamente dare a tutti gli uomini una responsabilità solo perché sono uomini. Decenni di studi scientifici lo dimostrano. L’unica soluzione per ridurre la criminalità è quella di essere duri con i colpevoli. L’aumento della burocrazia statale è una truffa morale, fiscale e politica. È approfittare di un problema serio per fare affari”. Dall’altra parte il movimento Ni Una Menos ribatte: “Sosteniamo chi denuncia la violenza di genere: che si tratti della moglie di un ex presidente o di un vicino di casa del nostro quartiere popolare. Tuttavia, la differenza di potere non si cancella: alcune denunce vengono ascoltate e rese spettacolari, altre rimangono inascoltate. Siamo allarmate dal fatto che chi non ha i privilegi del potere e della comunicazione continui a essere vittima della violenza di genere, che nel nostro Paese è aumentata a causa dell’assoluto smantellamento delle politiche di genere, della fame e dell’estrema povertà di oggi”. Per l’associazione femminista il caso di Fernàndez “non è isolato: i partiti e tutti i tipi di istituzioni sostengono e avallano pratiche sessiste e patriarcali che sono direttamente collegate al modo di fare politica che ci ha portato a questo punto”.