In pochissimi se ne sono accorti, vista l’ora scelta dagli operatori balneari, ma in molte spiagge questa mattina gli ombrelloni sono stati aperti alle 9.30, due ore dopo l’orario di apertura di molti stabilimenti, per protestare contro il governo Meloni, ritenuto colpevole di non aver mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale circa “proroghe delle concessioni che evidentemente aveva gli elementi per sapere di non poter fare”. A indire questa via di mezzo tra uno sciopero (perché per due ore il servizio in concessione è stato erogato parzialmente) e la serrata (perché di fatto non si tratta di vertenze di lavoratori ma una protesta tra gestori delle spiagge e il governo) è la Federazione Imprese Balneari insieme al Sindacato italiano balneari di Confcommercio.
Tra le Regioni più interessate dalla messa a bando delle concessioni c’è la Liguria, che potrebbe così riordinare un settore che vede le spiagge libere largamente sotto la percentuale prevista in proporzione a quelle degli stabilimenti. “Le questioni sono diverse – spiega l’associazione balneari di Albissola Marina, dove quasi tutti gli stabilimenti hanno aderito alla protesta – come prima cosa chiediamo alla Meloni di fissare regole precise ed evitare che la non gestione del problema significhi penalizzare il settore, poi chiediamo indennizzi in caso di perdita della concessione per coprire le spese affrontate quando ci avevano millantato la proroga fino al 2033”.
Intanto anche CNA Balneari (pur non aderendo alla protesta di oggi) ha richiesto a livello nazionale un incontro urgente a Giorgia Meloni in vista della cessione definitiva della validità delle concessioni in atto, in parte già scadute nel dicembre 2023, in parte in scadenza al termine di quest’anno “in assenza di una norma nazionale e senza linee guida omogenee per l’intero sistema balneare italiano”.